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Ernesto Ragazzoni
Buchi nella sabbia e pagine invisibili

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Le mie invisibilissime pagine

 

Ognuno lavora come crede. Uno dei lavori piú graditi, per me, dei piú appassionanti, il lavoro dei lavori, è... non scrivere. Ci passerei tutta la vita. Che gioia non annegare nel calamaio, non torturare nel buio e nella materia dell'inchiostro le idee, i sogni cosí felici di essere abbandonati liberi a se stessi! seguire le fantasie come vengono e dove trascinano! Si lavora d'immaginazione, e non è lavoro da tutti. Quanto a me, la mia fatica di inveterato non scrittore – non volgare fatica! – è di condurre, in pensiero, invisibili penne all'assalto di invisibili fogli di carta alla conquista ideale di volumi e volumi che non saranno mai, altro che nella mia mente, e n'ho ogni soddisfazione. Mi sono composto, cosí, dentro, un'intera biblioteca, tutta opera mia, e di cui io solo ho la chiave, e dove, modestamente, ci si può trovar di tutto. Filosofia? eccone: tre volumi: Dio esiste. L'uomo è cacciatore. La fregatura è ammessa. È la trascrizione dei dogmi di una vecchia scuola romana, già presieduta da Gandolin (che tempi!) ma in tema di filosofia nulla si è mai trovato di cosí sano e in pari tempo di cosí trascendentale, e ne ho fatto senz'altro e comodamente la mia dottrina.

Politica? servitevi: Bon appétit, messieurs! Naturalmente questi non sono che gli enunciati, i frontespizi dei miei ponderosi trattati ma le ipotetiche pagine che seguono la ipotetica copertina non si contano,... ed è una piú sensata dell'altra.

La mia teoria, aiutata anche da una ben nota indolenza la quale mi è stata fin qui di gran conforto nella vita, è che le idee son fatte per rimanere idee. Sono cose di lusso o pericolose che a portarle sul mercato ci perdono o creano guai.

Quante ideediventate fisse – hanno condotto al manicomio, quante hanno trascinato gente a massacrarsi. Il meglio è servirsene per esclusivo uso interno. Lasciatele al loro stato di puro spirito: è il solo modo per gioirne liberamente, il solo che permetta di averne la mente di continuo ventilata. Fermarsi a tradurne in atto, sia pure su semplice carta, una, vuol dire farsene tiranneggiare; vuol dire escludere tutte le altre possibili; soffocare, forse per educare una rapa, i mille e mille germi odorosi di un giardino incantato. Corteggiatele tutte, le idee, non sposatene nessuna. La tradirete o vi tradirà?

È grazie a questi sodi principii che di continuo riesco a regalarmi alla fantasia invisibili pagine meravigliose che scritte sarebbero sciupate.

E questo sia detto a certi amici i quali si sono presa e si prendonochissà perché – grandissima cura della mia salute letteraria e non sanno darsi pacepoveretti! – perché io non fabbrichi romanzi, non affacci alle vetrine dei librai volumi e volumi di novelle, non illustri il mio nome sui cartelloni teatrali, non scriva – e ci sarebbe tanto da guadagnare! – film cinematografiche, ed altrettali e molte bellissime corbellerie consimili. Sciagurati!

Non ci ho io meglio, ed incontaminato, tutto questo, in ciò che i teosofi chiamano il piano astrale, vale a dire il mondo astratto e superiore dov'è lo spirituale stampo delle forme tangibili e concrete?

Signori, favoriscano.

 

Scelgo, a caso, tra le ultime mie creazioni... rimaste al loro stato increato. È un romanzo, e s'intitola l'Insalata Russa. È un titolo profondo.

Non pare, ma lo è: vuol significare la società dove, come nell'insalata russa, c'è di tutto, dal tartufo alla patata; la patata in prevalenza. È, come già avete immaginato, un romanzo sociale, vale a dire un racconto di calamità oscure, affatto simili – le calamità – a tutte le altre non meno oscure relegate negli altri angoli e la cui somma appunto questo splendido totale: la vita dell'umanità. I personaggi li riconoscete e riconoscete anche le comparse. C'è tra loro qualche canaglia, me ne spiace, ma come escludere le canaglie? La gente per bene, riposata e riposante, fa un gran piacere averci a che fare, personalmente, ma per una storia – e diciamo pure la Storia – ci vuol altro! Senza anime birbe e senza matti provati la sua trama sarebbe insulsa.

Il mondo savio, che ha la coscienza tranquilla, si addormenterebbe volentieri e stagnerebbe, ma per fortuna ci sono i perturbatori della pubblica quiete e si va innanzi. Che volete, ogni potente elemento di progresso è brutale, ed il bene, che per sé stesso è passivo, non diventa una forza che in quanto si mette a cimento contro il male.

Siccome questa consolante conclusione è quella stessa a cui viene, tra i piú vari episodi, colti dal vero, la mia Insalata romantico-sociale, voi già di qui ne sentite l'aroma.

E tiriamo via.

Pervincaandiamo avanti – Pervinca è una semplice istoria, inquadrata in una dolorosa pittura della vita campagnuola, di una brava figliola della terra la quale, fin dalla più tenera infanzia, si sentiva la vocazione di fare la balia.

Un cuore sotto una zuppiera racconta le vicissitudini commoventi di una cuoca innamorata di un poeta futurista e spiantato che lo sfama all'insaputa dei suoi padroni, e come qualmente la disgraziata, presa ella pure, per contagio, dal delirio immaginativo, credendosi perseguitata dagli sguardi degli occhi... del brodo si avveleni col prezzemolo... che si figura cicuta.

Le sventure del professor PipaIl pomodoro azzurroL'ultimo giorno di un PalombaroL'uomo dal naso di velluto, sono, come già l'avrete capito, romanzi d'avventure. Per esempio, Il dottor Felicissimo Zero ed il suo Cimpanzé, uno di questa serie, contiene le vicende del prefato dottore, scienziato e filantropo, il quale per ritrovare i genitori e la famiglia di uno cimpanzé (di nome Bartolomeo) ereditato da un munifico benefattore intraprende un pericoloso viaggio di esplorazione intorno al Sotto Nilo verdognolo, nel centro piú buio del Continente Nero, in paesi dove il cannibalismo costituisce la sola industria nazionale e dove solo può sfuggire alla sorte di essere mangiato vivo sposando una cannibalessa che si era innamorata di lui. Non vi starò a riassumere e nemmeno ad enumerare le peripezie del fortunosissimo viaggio. Mi limiterò per darvi un saggio dello stile, a citarvi un brano...

«Tolto dal taccuino del Dottore – 31 febbraio (calendario makkarakka) – Avanziamo lentamente e con prudenza di serpenti, allo scopo precisamente di evitare questi ultimi (com'è naturale, a sonagli). Li sentiamo intorno suonare a tutte le ore, alle mezz'ore, ai quarti. Il mio cronometro ritarda 65 minuti sull'ora dei serpenti. Bartolomeo è inquieto ed ha voluto che gli facessi una puntura di morfina. L'erba è cosí alta e cosí fitta che per scrivere queste note sono costretto di tener levato il mio taccuino al di sopra della testa. Domani...» Ma questo saggio basterà.

 

Signori, favoriscano, – avanti! Ci ho altro, qualcosa nel genere giudiziario e nel terribile. Si usano tanto oggi e cosí bene si adattano a film!

Ecco qui, roba all'ultima moda e fabbricata sulle ricette piú reputate. Ci avete, cosa essenziale, il vostro bravo detective, tenuto in iscacco fino alla fine dallo scellerato regolamentare e che la farebbe sempre franca se non si dovesse venire all'ultimo capitolo; ci avete la povera ragazza, orfanella a pagina 5 e contesa, a pagina 420, da tre padri, di cui uno in galera; ci avete il documento cifrato che nessuno sa piú dove sia e da cui dipendono la vita di due duchesse, l'onore di una famiglia, la sicurezza di uno Stato e un'eredità di cento milioni; ci avete il laboratorio misterioso dove si prepara quella sostanza spaventosa capace di far saltare in aria l'intero globo terracqueo; e via discorrendo: i dodici tocchi della mezzanotte, il pugnale macchiato di sangue entro lo scrigno damaschinato, l'impronta della mano sconosciuta, il messaggio invisibile, l'incognita dal profumo... cilestrino, il compagno di viaggio scomparso, il diamante che porta sventura, il testamento involato dal tutore, la camera parata a nero, l'esumazione della bara... senza cadavere, l'uomo che è... un altro, contate, nulla ci manca. E come è giusto, secondo i canoni fondamentali di questo gradevole genere letterario, fino all'ultima riga siete tenuti nel dubbio se metà dei personaggi siano birbe o galantuomini e l'altra metà siano vivi oppure morti; e non vi parlo dell'atmosfera di mistero e di terrore in cui, come di dovere, vi rinchiudo e v'imprigiono.

I titoli, scelti con cura, bastano da soli a mettere i brividi. Volete? Eccovi: Il teschio che morde, Lo stagno dai miasmi di stricnina, Il delitto della principessa tatuata, I fabbricanti di colera, I divoratori di dinamite, Il cadavere sott'aceto, Il francobollo maledetto, Il Sherlock Holmes automatico... Ancora? Il complotto dei beccamorti gialli, La bettola dei Giuda, L'eco avvelenata, Il lucignolo che latra, La lagrima del balbuziente, Il boa vendicatore, Il ghigliottinato nel boccale di malachite... Ancora? C'è già quanto basta da far venire la pelle d'oca ai due emisferi. Io stesso sento rizzarmisi sul capo, con un sinistro scricchiolio di foglie secche, i capelli. Mi immagino cosí irte tutte le teste; si troverà tanta pomata per ricomporre e risigillare sulle tempie, educatamente, le capigliature scomposte e sollevate dal terrore?

Coi Cercatori di X, Le storielle per scombussolare Archimede, entriamo in un altro genere: il genere scientifico.

Si prendono i raggi ultra violetti, la quarta dimensione, la telepatia, l'estrinsecazione del moto e della sensibilità, si fa il calore freddo, la luce buia, il suono che non si sente, e si mescola il tutto.

Che ne pensereste, tanto per dirne una, di un naturalista (o un naturalista, o un ingegnere, o un medico sono indispensabili in questo genere di novelle) il quale si metta in mente di capovolgere le proporzioni delle cose?

È il caso del professor Sophus, o per dire intero il titolo del mio racconto: La trovata del professor Sophus della Università di Upernawick. Il professore ha trovato la maniera di ingrandire smisuratamente quello che è infinitamente piccolo e di impicciolire quello che è immensamente grande. Le cose sono sempre le stesse, salvo che sono mutate le proporzioni. Voi vedete che cosa succede quando il professor Sophus (dell'università di Upernawick) applica la sua invenzione: tappeti di querce minuscole si stendono vellutati all'ombra di prezzemoli giganteschi; bacilli della mole degli iguanodonti paventano le insidie di un'umanità diventata microbica, veicolo di tutte le pestilenze... E non sono piú i leoni che grattano le pulci, ma le pulci che si grattano i leoni!

È una delle mie invisibili pagine a cui piú tengo.

Un'altra novella ed ancora uno scienziato: si possono rintracciare negli specchi i riflessi perduti delle persone che vi si sono mirate? E «sempre piú difficile», come si dice al complicarsi degli esercizi nei circhi equestri, una sensitiva (mimosa pudica) è da un botanico resa ad arte cosí sensitiva, che un giorno si mette dirottamente a piangere... alla presenza di un notaio e di due testimoni; certo portentoso gas, immaginato da un chimico, ha il dono di rivelare, grazie a date fosforescenze, le donne infedeli... il che fa pel mondo una bella illuminazione; l'intestino cieco, per virtù di un'oculista di genio, riacquista la vista perduta da tempo immemorabile; il Niagara viene operato della cataratta.

I signori, favoriscano nella mia biblioteca invisibile e vedranno ben altro...

Ma divago, è evidente. Ebbene, mettete che io sia come chi, una domenica nostalgica d'autunno, solo, in qualche remota casa in qualche vecchia città di torri e di chiostri, lasci errare le mani, a capriccio, sulla tastiera, ed improvvisi e suoni per sé, cosí per suonare, senza pensare che forse, sotto le persiane socchiuse, nella strada morta – è l'ora dei vespri – un passante si è fermato ad ascoltare.




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