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Ernesto Ragazzoni Buchi nella sabbia e pagine invisibili IntraText CT - Lettura del testo |
quello ha fortuna!
Non egli immagine
– sia pur leggera –
è della luna?
suo vel di perle,
come bengala!
Quanto a me, un umile
fanale io sono,
nell'abbandono,
tra sonnolente,
e solo illumino
un qualche agente
della Questura!
che fa all'amore
sotto i balconi;
oppure un Lazzaro,
di mozziconi,
della sua porta
che invece trovano,
quella degli altri.
che, sul selciato,
ed il tabacco.
Ed anche i triboli
delle stagioni,
tutti conosco!
degli aquiloni
e viceversa)
(la gente ch'io
per loro collera,
A me i suoi ciottoli,
ogni momento,
lor malcontento,
fan come quello!
E s'essi, – torbidi
per qualche abbaglio –
son io bersaglio
della lor ira.
Oh quanti i popoli,
per i supremi
loro ideali,
ed anatemi
su noi, fanali!
ed ho un tristissimo
per i miei vetri.
Già sento infliggermi,
tutto un selciato.
Ebbene, brontolo:
che in certa tale
pel buon fanale,
qualche attenzione.
di giustiziere
ero invocato,
e il mio riverbero
s'ebbe il piacere
d'un impiccato.
«Alla lanterna!»
di bottegai,
che s'impinguarono
sopra la fame!
Ma no, m'accoccolo
fra sonnolente
e solo... eccetera
(già v'è presente
la mia sventura).
(e senza allarmi)
di consolarmi
col loro pondo.
Ah, ben m'è il barbaro
che un qualsiasi
primo venuto,