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Ernesto Ragazzoni
Buchi nella sabbia e pagine invisibili

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Piccola consolazione offerta alle uova mortificate
perché calano di prezzo

 

Fragili volti, lisci, bianchi bianchi,

senz'occhi, senza naso e senza bocca,

e senza collo sotto e senza fianchi,

che andate in pezzi appena uno vi tocca;

teste che avete dentro il sottil osso

un rotondo cervel tra giallo e rosso

 

ma nudo il cranio (ché non vi si trova,

ed è vano cercarla, ombra di pelo)

e vi chiamate – a dirlo chiarouova;

teste spiccate come fior di stelo,

è vero il fatto, e bene fo' a raccorlo,

che vi covate un malumor nel tuorlo?

 

Oh, intendo, intendo, ce l'avete a male

– e con voi il mercante, poveretto

perché piú non costate in modo tale

da far, di ciascun uovo, un tesoretto.

Ah, quando si valeva un franco l'uno

in faccia non guardavasi a nessuno!

 

Quando da voi la timida massaia

si dipartiva quasi con terrore,

e giú nelle cantine a staia a staia

vi s'occultava a crescer di valore

con tanto amor, che forse è senza esempi,

oh, quelli , per voi, erano tempi!

 

Voi, già modesta ed umile pietanza,

risorsa delle mense ch'hanno fretta

foste un manicaretto d'importanza.

La frittata divenne cosa eletta

e quasi quasi c'era a segnar l'uscio

dietro cui si mangiava un ovo al guscio.

 

Intendo, intendo! Il scender dall'altezza

di venti soldi a sei, è cosa dura,

e avete in mente che vi si disprezza

anche perché v'han tolte alla clausura.

Voi pensate che siete in fallimento,

e il vostro cervel tuorlo n'ha sgomento.

 

Intendo, intendo! Ma da buon cristiano

vi dico: – Uova, statevi contente,

meglio vi s'ama, uova piú alla mano,

piú famigliari, a prezzo meno ingente.

Care eravate. Eppure, oso affermare,

costate meno, e siete a noi piú care.

 

Almeno vi si può dare del tu,

Uova, ed in segno di gran simpatia,

vi prendo – due! – e, senza dir di piú,

sode vi porto alla mensa mia.

E siccome ho assai fame, stamattina,

ghiotte vi mangio, coll'insalatina.




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