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Ernesto Ragazzoni Buchi nella sabbia e pagine invisibili IntraText CT - Lettura del testo |
A voi, Gatti! O siate i pigri
mici cari a Cenerentola,
o i mammoni, come tigri
stesi a guardia della pentola,
(torno a cui, satiri e becchi
e befane fanno il diavolo)
o sui tetti o sotto il tavolo
siate assorti e tutti orecchi,
o d'Angora o di Soria
voi veniate d'oltremar
o raminghi per la via,
o sdraiati al focolar.
A voi tutti, o Gatti, o figli
della Ténebra, o miei mistici
fieri amici, a voi, si sbrigli
tutto un inno! e strofe e distici
spieghin l'ale! Edgardo Poe
canta il Corvo, Giusti snocciola
strofe e strofe ad una Chiocciola,
piú d'un bardo (poi ch'eroe
non trovò frammezzo gli uomini)
laudò il bove, il cigno, il fior...
Sarà dunque ch'io vi nomini
Gatti, indegni d'un allor?
No. Voi siete i confidenti
dei poeti e dei nottambuli,
dei filosofi indolenti,
di chiunque vegli od ambuli
solitario, di chiunque
soffra il mal dei sogni o spasimi
dietro ai numeri, ai fantasimi
d'una cabala qualunque!
Non avete voi negli occhi
forse, un po' d'ogni mister?
d'ogni sogno, e come i tocchi
inquïeti d'un pensier?
Quale Faust nell'Hartz, qual Druido
fra i men'hir, qual strega a Ecbàtana
v'iniziò prima? Qual fluido
v'iniettò nel guardo Satana?
Quelle vostre due pupille
non par forse che vi lascino
sempre, dietro, come un fascino
delle tenebre e scintille?
E pei fianchi di velluto
non vi sfolgora anche un po'
di quel fosforo onde Pluto
alimenta i suoi falò?
Certe sere di tristezza
se pel vostro peplo morbido
lascio errar la mia carezza,
sento in me sfarsi ogni torbido;
e mi pare – accanto al fuoco
dove un tizzo se'n va in cenere, –
(come un sogno, un cirro, e in genere
tutto ciò che brilla un poco)
d'aver presso qualche amico,
qualche genio tutelar,
e il mio cuore, ognor mendico,
bussa a voi, stanco d'errar.
Giova assai aver le vele
sempre aperte ai venti e tessere
tante vane ragnatele
sovra l'essere e il non essere,
come Amleti in edizïone
economico-tascabile!
Meglio – oh meglio – incontestabile! –
il mio vecchio seggiolone,
il chiarore circonscritto
d'una lampada, un buon thè
e qualcuno di voi ritto
s'una spalla, o steso ai piè!
Meglio, meglio, anche per voi:
Mici, il mondo è triste: i vicoli,
e le gronde e i corridoi
non son pur senza pericoli!
Poi, beghine e pedagoghi
ce n'han sempre di pettegole
perché amate ir per le tegole
riluttanti a tutti i gioghi,
e non v'arse giammai dentro
quel desir di schiavitú
che per essi è il perno, il centro
d'ogni sorta di virtú.
Vi gabellan quinci e quindi
per anarchici e per vandali;
le Rosaure ed i Florindi
danno in smanie, in urli, in scandali...
Si corbella? Nel pattume
dove il mondo se'n va a rotoli
il non esser oche o botoli
è un'offesa al buon costume!
Sognar quando ognuno dorme!
Non portar livrea! non
perseguire mai altr'orme
che le proprie! E l'Opinion?
Oh, chiudiamoci qui, lunge
dal clamor vano dei popoli;
qui, dov'eco mai non giunge,
è una dolce, intima Acropoli!
Solo il pèndolo che lascia
cader gocciola su gocciola
come un filtro, il Tempo, e snocciola
l'ore e l'ore, ha un po' d'ambascia...
Posa il resto... E poi, che d'uopo
di riposo ho anch'io... pel Ciel!
Chi di voi mi piglia il topo
che mi rosica il cervel?