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Carlo Goldoni
I morbinosi

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SCENA QUINTA

 

Arriva una peota, dalla quale sbarcano vari sonatori coi loro strumenti, cioè violini, violoni e corni da caccia.

 

AND.

Ben venuti, patroni.

SON.

Patroni reveriti.

GIA.

Animo, che deboto credo che siemo uniti.

SON.

Semo qua per servirle.

FEL.

Andeve a despoggiar.

AND.

Andè desuso in portego, e principiè a sonar.

GIA.

E menèghe de schena.

AND.

E ai corni deghe fià.

FEL.

Non v'indubitè gnente, del vin ghe ne sarà.

SON.

Li avemo sta matina lustrai con de la gripola.

Subito, andémo a farghe una sonada in tripola.

AND.

Mi credo che deboto saremo più de cento.

Cossa stemio a far qua? Voleu che andemo drento?

GIA.

Andémo pur, mi vegno dove che me menè.

LEL.

Andiamo. (incamminandosi)

OTT.

Io son con voi. (a Lelio, seguitandolo)

LEL.

Perché venir con me?

Non potete andar solo? tant'altri non vi sono?

Statemi da lontano, ve lo domando in dono.

OTT.

Cosa dite, signori? da ridere mi viene.

Ei non mi può vedere, ed io gli voglio bene.

LEL.

Non vi voglio dappresso; l'ho detto, e lo ridico.

Del ben che mi volete, non me n'importa un fico.

Voi andate al casino; io vado in altro loco.

Fino all'ora del pranzo vo' divertirmi un poco. (parte)

OTT.

È bellissima in vero, pare che siam nemici,

E pur ve l'assicuro, che siam due buoni amici.

Talor si caccia in testa di non volermi appresso,

Talor, quand'io nol curo, viene a cercarmi ei stesso,

Ha gelosia di me, poi viene a confidarmi

Le avventure amorose, ed io soglio spassarmi,

E gli so dar da intendere cento bestialità;

E talor si riscalda. È bello in verità.

Chi sa che cosa rumina quella sua mente insana.

Voglio tenergli dietro, bel bello, alla lontana.

GIA.

No voria che sti siori...

AND.

Zito, zito; stè atenti.

Prencipia i sonadori a accordar i istrumenti.

FEL.

Godémoli un pocheto, e po dopo anderemo.

GIA.

Cossa diseu, che gusti?

AND.

Cussì se la godemo.

(Si sente una sinfonia con corni da caccia, la quale si suonerà in orchestra)

GIA.

Bravi, bravi dasseno.

FEL.

Sì ben; ghe xe del bon.

AND.

Lunardo xe un gran omo.

GIA.

Se pol dir omenon.

FEL.

A unir sta compagnia poco non gh'ha volesto.

GIA.

E tuti galantomeni; tuta zente de sesto.

FEL.

Tuti amici de cuor, de quei che no xe finti.

AND.

Evviva sior Lunardo.

GIA.

Evviva i cento e vinti. (partono)

 

 

 




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