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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo LIII.

Come Riccieri e Folicardo diliberorono d'andare a Roma, e partironsi da Pisa;

e come Fiorello e Fiore, figliuoli di Fiovo, passarono per Toscana;

e come si seppe a Roma che Riccieri era in prigione in Barberia.

 

Battezzati quegli d'Alfea, e Riccieri s'avea posto grande amore con Folicardo, e come frategli s'amavano; e udirono come a Roma non s'era ancora combattuto. Diliberarono d'andare a Roma in aiuto di Gostantino e a Fiovo; e parlato co' maggiori d'Alfea, ebbono dagli Alfei dumila cavalieri; e quelli che s'erano convertiti della gente di Folicardo erano semila cavalieri; che si partirono d'Alfea con ottomila cavalieri di buona gente, e presono loro cammino verso Roma, andando con buone guide e assentitamente.

Tre giorni poi che furono partiti d'Alfea, passò per Toscana Fiorello e Fiore, che venivano di Francia con venticinque migliaia di cavalieri: questi erano e' figliuoli di Fiovo, e avevano con loro molti valenti giovani. Ed era giunto a Roma uno nipote del re di Buemmia, chiamato Coronto, con diecimila cavalieri; ed eravi giunto uno figliuolo d'Attarante, assai giovinetto, chiamato Manuello, con cinquemila; ed eravi venuto Gualtieri di Baviera, fratello minore del franco Riccardo, con ottomila cavalieri e con molti altri baroni cristiani e molta gente. In questo tempo Gostantino e Fiovo e Giambarone e tutti e' signori cristiani avevano molto cerco e fatto cercare del paladino Riccieri; e non potendo sapere di lui novella, stavano assai dolorosi. E in questo seppono come grande moltitudine di gente era giunta nel campo de' saraini, e 'l pensiero di Fiovo era ch'e' saraini avessino fatto uccidere Riccieri in qualche modo a tradimento; e maggiore era il dolore di Giambarone che d'altra persona. Istando in questo dolore, e Danebruno seppe da Achirro, re di Barberia, come Riccieri era in prigione a Tunizi di Barberia, e da Basirocco e dagli altri che l'avevano veduto. Fu tanta l'allegrezza, che subito, chiamato uno trombetto, lo mandò a disfidare Gostantino, minacciando da parte di Basirocco di farlo mangiare a' cani lui e Fiovo e Riccieri, il quale avevano in prigione a Tunizi di Barberia. E il messo venne a Roma, e disfidò l'imperadore sonando la trombetta, e fece l'ambasciata. Di Riccieri vi fu grande dolore. Fiovo, come disperato, diliberò dare la battaglia, come il termine fosse passato, perché nella triegua si conteneva che si isfidassino quindici giorni inanzi. E in questi quindici giorni diedono ordine alla battaglia, e' cavalieri apparecchiarono arme e cavagli.




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