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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
Giá erano le schiere apressate l'una all'altra, quando e' capitani feciono segno della battaglia, e le boci e gli stormenti a uno tratto si sentirono. Non si potrebbe per nessuno corpo umano dire l'abattere de' cavagli e de' cavalieri e de' morti e de' feriti e de' calpestati, che durava due grandi balestrate lo scontro della battaglia a traverso. E mentre che la battaglia era cosí crudele, s'aboccò Giambarone col re Balante, e cominciorono insieme grande battaglia; ma e' fu tanta la moltitudine de' combattitori, che non poterono finire la loro battaglia. E tanto francamente combatteva Manuello e Coronto e Giambarone, che i saraini perdevano el campo; e giá gli volgevano per forza d'arme, se non fosse Basirocco, che giunse con la sua schiera, crudelmente opprimendo e offendendo i cristiani, in tanto che gli mettevano in fuga. Ma Fiovo, che non aveva schiera, entrò nella battaglia, e sonò uno corno, e isgridando e' cavalieri, entrò nella battaglia uccidendo aspramente i nimici. In questo punto percosse alla battaglia Salardo in due parti con la sua schiera, e racquistando molto del campo. Ahi quanti morti cadevano insanguinando la calpestata terra! E molte volte e' saraini avevano sospinto indrieto e' cristiani, e i cristiani loro. Ora inanzi, ora indrieto andavano le schiere per la calcata da ogni parte: ed era durata questa battaglia dal principio del giorno insino a mezzo il giorno, quando lo re Fieramonte di Caldea con cinque re e con centomila entrò nella battaglia, da tre parti assalendo e' cristiani. Oh quante povere madre perdevano i loro figliuoli! Oh quante donne rimanevano vedove! Questa gente teneva la loro battaglia due miglia. Allora furono costretti per forza d'arme a volgere le reni. Egli era nella battaglia Fieramonte, Anfineo, Orcupon, Parsineo, Aliarbon, Erminion, Basirocco, Achirro, Minapal, Aliachin, Giliarton, Arcimenio, Balante, Galerano, Balugante e tanti re e dugento migliaia. Che poteva fare Fiovo, Giambarone, Salardo, Manuello, Coronto e Gualtieri, bene adoperando? Fiovo vide uno re di corona, che molto danneggiava e' cristiani: questo era Achirro, re di Tunizi di Barberia. Fiovo colla spada in mano l'assali, ed egli si volse a lui fieramente, e tre aspri colpi si donarono. Questo barbero gridò: «O cane cristiano, com'io presi Riccieri con le mie mani, cosí piglierò te; e te con lui farò mangiare a' cani». Quando Fiovo udí il suo parlare, gridò verso il cielo: «O Iddio, dammi tanta virtú che questo cane traditore non si possa vantare d'avere preso il piú franco cavaliere del mondo; ma se egli lo prese, lo prese a dormire ignudo». E venne tanta ira a Fiovo, che, raccomandatosi a Dio, si gittò lo scudo dopo le spalle, e a due mani prese la spada, e corse sopra al re Achirro, e diegli sí grande il colpo in su 'l capo, che lo partí insino al petto, e gridò: «Unqua mai, can traditore, tu non vedrai mangiare il corpo di Riccieri ai cani!». E i cristiani per la morte di questo re presono ardire, e per la franchezza di Fiovo, e volsonsi alla battaglia; ma e' sopradetti re con Basirocco facevano per forza perdere il campo a' cristiani, e' quali insino all'ultima schiera si convennono radurre, e da ogni parte si serravano insieme piú difendendosi che di pari battaglia. E la calca e la pressa de' saraini ch'erano di nuovo venuti era grande; e quasi tutto il campo degli infedeli traeva a dosso a' cristiani, che intorno alle porte di Roma s'erano ristretti, tutte le schiere in una; e questa battaglia era piú di sopra da Roma in su 'l Tevero, che al pari della cittá.