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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
La notte l'uno e l'altro campo stette con gran paura, ognuno armato; e' saraini non potevano sapere come la battaglia fusse andata: ognuno rinforzava le sue schiere. Tutta la notte non si ristette l'uno e l'altro campo di gridare; e quando apparí l'alba, apportatore delle novelle del sole, e' franchi e animosi cavalieri rendevano grazie al sole dicendo: «Ora non si combatterá piú col freddo e colle tenebre, ma combatterassi coll'arme». E da tre parti si cominciò la mattina la battaglia. Dal lato del poggio verso la marina si fece Fiovo; e nel mezzo toccò a Riccieri; dal lato di sopra al re d'Inghilterra e al re di Buemmia; e con Fiovo, Salardo e Giambarone; con Riccieri andò Manuello, figliuolo d'Attarante. Contro a Fiovo venne Basirocco co' Turchi; e contro a Giambarone Basirocco passò inanzi, e percosse Giambarone, ed egli percosse lui. E' cavagli s'urtarono e furono per cadere; e rotte le lance, trassono le spade, e nella calcata battaglia si raffrontarono; e fatti molti colpi, s'abracciorono pure a cavallo. Basirocco gli trasse l'elmo per forza, e quivi l'uccise; e cosí morí el franco Giambarone. Apresso abatté Salardo ferito da cavallo. Fiovo in questa parte francamente difendeva; e tanta era la moltitudine, ch'egli non poteva racquistare Salardo per la forza di Basirocco e d'Anfimenio e d'Arcimenio; ed ancora vi giunse Giliarco di Media. Fiovo, attestato con Arcimenio di Domasco, gli partí la corona e l'elmo e 'l capo in due parti. Per questo un poco sarebbono rifrancati e' cristiani; ma quivi giunse l'amostante di Persia e Rubinetto di Ruscia. Allora, o volessi Fiovo o non, convenne abbandonare Salardo. Riccieri in questo mezzo percosse nella battaglia in quella parte che a lui toccò; e contro a lui si fece Canador d'Ungheria e 'l re Anfineo d'Arabia e l'arcalif e 'l re Orcupon di Sabea. Riccieri nella prima giunta uccise el re Anfineo d'Arabia, e Manuello uccise l'arcalif; ma il re Canador passò Manuello colla spada per lo fianco, e morto lo gittò a terra del cavallo. Quando Riccieri vide cadere a terra Manuello, tutto acceso d'ira, e' gittossi lo scudo dopo le spalle, e assalí lo re Canador, e diegli sí grande il colpo, che lo dimezzò insino alla cintura. E per la morte di questi re tutta questa parte di campo era in fuga; quando giunsono molti cavalieri correndo, e fu annunziato a Riccieri la morte di Giambarone e 'l pericolo di Salardo e la perdita di Fiovo. Riccieri aggiunse l'una ira sopra all'altra; e forse con cento cavalieri con seco, corse verso la parte dove combatteva Fiovo; e giunto in questa parte, tutti e' cristiani ripresono ardire, e ricominciarono aspra battaglia. L'uno sopra l'altro traboccava e cavalieri e cavagli. Non si vide mai tanta tempesta né tanta mortalitá di gente. In questa battaglia fu gittato Salardo per gli urti tra' piedi de' cavagli, e mille cavagli per dosso gli passarono. Riccieri nella calcata zuffa venne alle mani col re Giliarco di Media, e d'una punta di spada l'uccise. E' cristiani, sendo co' cavagli sopra a Salardo ch'era tra' corpi morti, l'udirono gridare, e fu rimesso sopra al cavallo di Giliarco; e Fiovo in questa parte fiera battaglia commetteva. Riccieri trovò el corpo di Giambarone suo padre; e trattolo dagli altri corpi morti, insino alle bandiere diretane lo portò, e fello portare drento da Roma; e poi dimandò e' cavalieri se sapevano chi era quello ch'aveva morto Giambarone suo padre. Nessuno nollo sapeva; ma uno alamanno gli disse: «Signore, e' porta propio la 'nsegna che portava colui ch'uccise el mio signore Attarante, el quale voi vendicasti». Subito Riccieri l'ebbe inteso, e disse: «Costui fu Basirocco». Egli l'aveva conosciuto in Barberia. E mutato Riccieri uno vantaggiato cavallo, ritornò furioso nella battaglia, nella quale entrò piú con furia che con senno; e nella giunta uccise Erminion di Panfilia.
In questo mezzo fu portato el corpo di Giambarone in Roma. Quando Folicardo, ch'era fedito, udí che Giambarone era morto, a furia si fe' armare; e cosí ferito, montò a cavallo, e uscí di Roma con una lancia in mano, e corse verso quella parte dove udí ch'era el paladino Riccieri, e cacciossi nella battaglia, aterrando e uccidendo saraini. E nella giunta, colla lancia in mano passò a Giliante di Cimbrea la destra spalla, per modo che non potè piú combattere, e andossene insino alle nave, e abbandonò la battaglia. Fiovo s'aboccò con Rubinetto di Ruscia, e grande battaglia cominciorono insieme; e per la forza di ciascuno tutti gli scudi si tagliarono. Alla fine Fiovo pose la spada in sulla resta, e spronò el cavallo, e passollo insino dall'altra parte piú che mezza spada, e morto lo gittò a terra. Allora furono costretti tutti in questa parte a dare le spalle. Quando Basirocco vide in quella parte la sua gente fuggire, corse in quella parte confortando e' cavalieri alla battaglia; e veduto Riccieri nella battaglia, prese una lancia e corselo a ferire. Riccieri se n'avvide, e con un'altra lancia gli venne incontro, e feciono due diversi colpi; ma Basirocco diede nel petto del cavallo di Riccieri colla lancia, e subito morí; ma Riccieri abattè lui a terra del cavallo. E combattendo a pie' in mezzo a tanta moltitudine, s'abracciarono, e Basirocco cadde di sotto, e Riccieri gli cavò l'elmo di testa, e col coltello l'uccise; e poi gli tagliò la testa per vendetta del padre, e tolse el cavallo di Basirocco, e 'n su quello montò. E fu per lo campo manifesto come Basirocco era morto; onde e' cristiani combattevano sanza paura, e gridavano: «Ora è morto el nostro ucciditore nimico Basirocco!». Per la cui morte i nimici ispaventati cominciarono a' bbandonare el campo. E anche aggiunse loro maggiore paura una bandiera che si vide apparire per la pianura della marina; e questa era la schiera de' figliuoli di Fiovo, ciò fu Fiorello e Fiore, che venivano di Francia. E come giunsono nel campo de' saraini, cominciarono grande battaglia; onde missono grande paura ne' saraini e grande rifrancamento ne' cristiani, per modo che tutti rientravano nella battaglia. Riccieri, veggendo fuggire gl'inimici, gli seguiva aspramente; e seguendogli, vide le bandiere di Francia; onde egli s'accostò a loro, e udí gridare: «Mongioia santa! Viva Gostantino!» Riccieri si maravigliò; ma scontrato Fiorello nella battaglia, ch'era il maggiore, dimandò: «O franco cavaliere che per noi combatti, per la fede di Cristo io ti priego che tu mi dica el tuo nome». Rispose: «Io sono Fiorello, figliuolo di Fiovo, re di Franza». Egli parlò poche parole, che Riccieri lo riconobbe; e come Fiorello gli ebbe detto el suo nome, dimandò lui: «Chi se' tu, cavaliere, che m'hai addimandato?» Disse Riccieri: «Io sono vostro vassallo, Riccieri, figliuolo di Giambarone». Disse Fiorello: «O carissimo fratello, la fama del tuo nome risprende giá per tutto 'l mondo. Or qui non è tempo da fare festa; ma facciamo festa colle nostre spade uccidendo questi cani saraini; e poi, vinta la battaglia, sará la festa doppia». E cacciaronsi nella battaglia. Incontro a questa brigata s'era mosso Danebruno e Balante e Galerano e Balugante; e correndo costoro alla battaglia, Riccieri vidde el valente Folicardo nella battaglia. Egli si maravigliò, e lodò Iddio, e corse a lui, e dissegli: «O caro fratel mio, ben dimostrate che 'n voi è grande ardimento, che voi non curate morte. Io vi priego che da mia parte andiate a Gostantino e al re d'Inghilterra e al re di Buemmia; e dite a tutti che assaltino alla battaglia, che questa gente è rotta; e dite ch'egli è giunto Fiorello e Fiore col soccorso di Francia, e ch'eglino combattono a' loro padiglioni; e dite a Fiovo che si faccia inanzi con Oro e fiamma». Folicardo, allegro, correndo verso Roma ne veniva. Fiovo, che combatteva verso el fiume, si gli fe' inanzi; e sentita la novella, s'afrettò a fare sonare a raccolta, e comandò che ognuno seguitassi Oro e fiamma. Folicardo gridando per lo campo giunse alle dretane bandiere, e fece l'ambasciata. Tutta l'oste si mosse a furore; le grida si levarono: «Al mare! Al mare!». I saraini sentivano el romore drieto alle spalle: ognuno abbandonava la battaglia e fuggia. Riccieri in compagnia di Fiorello e di Fiore colle lance in mano si scontrorono colla brigata di Danebruno. Riccieri passò el re Parsineo di Mespotamia colla lancia, e morto l'abatté; Fiorello si percosse con Balante, e cadde el cavallo sotto a Fiorello; Fiore di Dardenna si percosse con Galerano, e amenduni caddono a terra de' cavagli; Balugante uccise un franco cavaliere. E fue gran battaglia per riavere e' due figliuoli di Fiovo; e se non fussi Riccieri, eglino perivano; ma tanta fu la sua franchezza, ch'egli sostenne fermi e' Franzesi.
In questo mezzo Fiovo, con grande moltitudine entrato per la battaglia, ogni cosa veniva rompendo; e aboccato coll'amostante di Persia, el quale voleva con grande gente sostenere che Fiovo non andasse alle bandiere, Fiovo gli partí la testa per mezzo. Allora non vi fu piú ritegno. Anfimenio, fuggendo dinanzi a Fiovo, giunse dov'era Danebruno, e dissegli la morte dell'amostante e di Basirocco, e che 'l campo di verso Roma era tutto in rotta, e tutte le schiere erano perdute. E mentre ch'egli faceva l'ambasciata, apparí Oro e fiamma, e' Franciosi la vidono. Tanto di forza aggiunsono col paladino Riccieri, che sospinsono indrieto e' saraini, e racquistarono Fiorello e Fiore. E Riccieri, come uno dragone, si cacciava nelle frotte de' nimici. Re Galerano era rimontato a cavallo, e inverso le bandiere si avviava. Riccieri giunse dinanzi al re Danebruno, e uccise il re Anfimenio di Grecia, ed arebbe morto Danebruno, se non fussi la grande moltitudine. Allora Danebruno tornò alle bandiere, e disse a Balante e a Galerano: «Come vi pare di fare?» Disse Balante: «Signore, noi siamo a grande pericolo. La nostra gente fugge da ogni parte. A me parrebbe di pigliare partito con questa schiera che noi abbiamo quasi vinta, se non fusse Riccieri. Ah quanta pazzia fue a non gli tagliare la testa in Barberia!». Ed ancora disse Balante: «Io veggio a' Romani avanzaria sempre campo». In questo punto giunse Gostantino e 'l re d'Inghilterra e 'l re di Buemmia e Folicardo con tutta la potenza di Roma; e nonn'era rimaso a Roma nessuno che arme portasse. Non feciono e' saraini nessuno piú ritegno. Danebruno corse alla marina e montò in su 'n una nave e fece vela; Balante in su 'n un'altra, egli e Galerano e Balugante; e Giliante 'n su 'n un'altra. Or chi potrebbe dire l'uccisione? E' nostri cristiani abbandonatamente gli andavano uccidendo da ogni parte. E avvenne a' saraini un'altra sventura. El ponte ch'era a traverso al Tevero in sulle navi, era tanto carico di saraini che passavano, che due navi quasi nel mezzo affondorono, e 'l ponte si ruppe, e annegarono per questo diecimila persone; e molti v'annegorono per passare notando. Non si potrebbe dire con lingua umana l'avviluppata vettoria in terra, in mare, nel fiume e nelle muraglie d'Ostia, la quale avevano disfatta questi saraini. Riccieri co' figliuoli di Fiovo arsono piú di dugento navi, e molte ne furono prese; e furono presi in questa rotta centocinquantadue mila di saraini; e non si tenne che ne campassi per mare quarantamila: tutti gli altri furono morti. E de' re nonne campò se nonne Danebruno e re Balante e re Galerano e Giliante e Balugante. E fu tenuto grande fatto che di tutti i re di Levante e d'Africa nonne campò se nonne Danebruno, e di quegli di Balante nonne morí se nonne el padre loro. Piú di trenta giorni da poi furono trovati saraini lungo el mare insino in Toscana, e insino in Puglia ne furono presi e morti. E furono e' cristiani tutti ricchi, e' corpi de' morti arsi e sotterrati e consumati, perché non corrompessino l'aria. Morí in questa battaglia in tutto dal principio alla fine, secondo questa cronachetta, centoventicinque migliaia di cristiani. E rientrati drento alla cittá, si fece grande festa della vettoria, iscrivendola per tutta la cristiana fede.