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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo LX.

 

Come Danebruno tolse el reame di Barberia a Fegra Albana e alla madre,

e assediolla in Tunizi; e come Fegra mandò in Francia; e come Riccieri

andò a soccorrella segretamente.

 

Conviensi in questa parte fare menzione d'alcune cose adoperate e fatte per lo valente Riccieri paladino per amore di Fegra Albana. Mentre che le sopra dette cose a Roma e in Francia posavano, il terzo anno che Roma fu liberata dall'assedio passò Riccieri in Africa sconosciuto in questa forma e modo. El soldano di Bambillonia Danebruno tornato in Egitto con grande perdita di baroni e di gente e d'avere, tutta Soria, tutta Persia e Africa e l'Egitto era ripieno di pianti de' morti rimasi a Roma. Per questo el soldano cercò in che modo Riccieri uscí di prigione; e avendo sentore che Fegra l'aveva campato, fece ragunare in Bambillonia molti signori; e palesato el fatto di Fegra, diliberarono ch'ella fussi arsa, ella e la madre. Ma perché sanza guerra non si poteva avere el reame, fece el soldano nella Morea e in Numidia grande apparecchio di gente, e fece capitano uno grande barone, chiamato Aliferro, e mandollo sopra alla Barberia con dugento migliaia di saraini a cavallo. E cominciata la guerra, molte cittá del reame si ribellorono e dieronsi al soldano, perché non era rimaso della schiatta reale persona: onde la madre di Fegra fece re un suo nipote ch'aveva nome Filoter. E dopo molte guerre furono assediati le donne e 'l re nella cittá di Tunizi; e non avendo nessuna speranza di pace né di soccorso da persona, stavano con gran paura. Fegra, vedendosi a questo, chiamò uno suo famiglio, al quale con grande promessione e preghiera tanto disse, che egli giurò e promisse di fare el suo comandamento. Ella lo mandò in parte cristiana; e datogli uno brieve, gli comandò ch'egli non posassi mai ch'egli trovassi el paladino Riccieri; e secretamente da sua parte lo salutasse, e tutte le sue fatiche gli contasse, e dessigli il brieve. El famiglio, andato, e fedele piú per venire nella grazia di Riccieri che della donna, segretamente e per bel modo passò el nimico campo; e andonne in Numidia; e di Numidia passò in Aragona; e indi n'andò in Francia. E giunto a Parigi, ritrovò il paladino Riccieri, e fegli l'ambasciata a bocca, e tutte le fatiche di Fegra gli contò. Riccieri sospirò; e poi lesse il brieve, il quale diceva in questa forma: «La tua giurata donna Fegra Albana, non per merito né perché degna si tenga di tanto signore, a te si raccomanda. La forza e la fortuna mi rimprovera io te aver campato; e piú sono contenta di morire entro alle mani di questi che 'l mio signore Riccieri volevano uccidere, ed egli sia campato, ched io non saria che Danebruno avessi ricevuto vettoria contro a' cristiani. Io sono per lo tuo scampo assediata; tutto el reame è perduto; solo la cittá di Tunizi tegnamo la mia madre e uno fanciullo, nipote della mia madre, fatto re, perché non c'è rimaso reda se non femmina, ed io, abbandonata, sono dessa. Non tu solo, ma se la forza del re di Francia e dello imperio di Roma a noi dessi aiuto, come a noi giugnessino, la cittá daremmo nelle vostre mani. Per quella cavalleria che sopra a te è tanto onorata, e per quella fe' che tenendomi abracciata giurasti, a te mi raccomando io e la madre mia».

Quando Riccieri leggeva la lettera, lagrimava; e poi che l'ebbe letta, molto sopra a sé pensò come Fegra l'aveva campato; e ancora pensò che tutti e' cristiani potevano dire avere avuta per lei la romana vettoria contro a Danebruno, per avere cavato Riccieri di prigione. E ancora immaginando la sua nobiltá e bontá e bellezza (e la forza dell'amore lo strinse), diliberò andarne in suo aiuto. E andonne al re Fiorello, e dimandògli licenza d'andare in Sansogna, e ch'egli voleva menare con seco Folicardo; e 'l re gli diede licenza. E partito da Parigi, n'andò in suo donato paese; e stato dua , chiamò Folicardo e dissegli: «E' ti conviene giurare di farmi un dono d'una grazia, ched io t'addimanderò». Rispose Folicardo: «Signore, salvando mio onore, insino alla morte sono apparecchiato». Riccieri, governato da somma lealtá, disse: «Fratello, la grazia che tu m'hai a fare si è che tu rimanga signore di Sansogna insino a tanto che io torno»; e dissegli dove voleva andare. Di questo fue molto dolente Folicardo; nondimeno rimase signore. Riccieri gli die' il sacramento che mai nollo paleserebbe a persona, dove si fusse andato. E chiamati tutti e' capitani e caporali di suo paese, comandò che ubidissino Folicardo tanto che lui tornasse; e segretamente si partí con divariate insegne e cavallo, e con quello famiglio che Fegra gli aveva mandato. E andonne in Barzalona, e passorono in Cicilia, e di Cicilia n'andorono al porto detto Biserta, presso a Tunizi a sessanta miglia, perché non era il porto di Tunizi, imperò che Tunizi è presso al mare non piú che quindici miglia. E ismontati in terra, montarono a cavallo; e 'l terzo giorno giunsono nel campo del soldano.




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