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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo LXV.

Come Riccieri e Alifer ordinarono di combattere la mattina vegnente;

e ognuno confortò e' suoi; e la mattina s'armorono.

 

Finito el loro parlamento, e ingaggiati di combattere, e giurato per sagramento la battaglia, ognuno tornò alla sua gente. Alifer n'andò al padiglione, e fece tutto el campo rinforzare, e fe' levare e' morti del piano; e la sera ordinò maggior guardia al campo, e disse a tutti come l'altra mattina doveva combattere col cavaliere nero, e la fiera risposta ch'egli ebbe da lui. E pregogli che stessono in punto ed avvisati per tutto 'l campo, «imperò che costui ène un franco cavaliere»; e molto la notte pensò sopra alla fiera risposta ch'el cavaliere nero gli aveva fatta. Riccieri, tornato la sera nella cittá, n'andò alla sua camera; e Fegra con molte damigelle l'andò a disarmare, e domandollo s'egli era innaverato. Rispose che no. Ella lo baciò segretamente; e poi gli disse: «O signore mio, molti della terra dicono che tu somigli Riccieri; e però ti guarda nel parlare, ch'io l'ho a molti negato e detto non essere vero, e sopr'a tutti l'ho negato a mia madre». E quando Riccieri fue vestito, andò a vicitare el re che si medicava delle fedite ricevute, e molto lo confortò, e dissegli come aveva preso la battaglia contro Alifer per l'atra mattina. Lo re molto lo raccomandò agl'iddii. E partito dal re, tornò a dormire alla sua camera, poi ch'ebbe cenato. In quella notte Fegra non potè mai dormire; ora, pensando al pericolo della battaglia, piangeva, ora rideva, pensando alla vettoria per la possanza di Riccieri, e parevale vedere nella sua mente, e spesso le pareva in visione vedere combattere, secondo che l'animo vagellava; e per questo ora piangeva, ora rideva, combattendo con mille immaginamenti d'amore.

La mattina, come apparí el giorno, Riccieri si levò e andò di buon'ora a vicitare el re Filoter; e confortatolo, prese la licenza della battaglia; e il re in presenza di tutti e' baroni gli rimisse ogni cosa nelle mani, e che ogni cosa ch'egli facessi, fussi ben fatto, cioè ogni patto nella battaglia. E partito da lui, tornò alla zambra ad armarsi; e addomandati certi famigli, s'armò di tutte arme, e con molte segrete orazioni a Dio si raccomandò. E giá era fuori della camera uscito, quando giunse Fegra con molte damigelle, e tutte l'armi gli volle vedere e toccare, non fidandosi ne' sergenti. Apresso l'accompagnò insino dove montò a cavallo; e quando fue montato a cavallo, gli porse la lancia, e un'altra damigella lo scudo. Disse Fegra: «O cavaliere, ricordati di me, per cui ti se' messo a tanto pericolo»; e poi gli misse una grillanda di perle in sul cimiere. Per questo Riccieri tutto innamorato si mosse; e Fegra, lagrimando, lo raccomandò segretamente a Gesú Cristo, e sospirando tornò alla sua camera. Intanto Riccieri uscí della cittá, e giunse in sul campo e a mezzo il cammino dalla porta all'antiguardo. E giá risprendeva da ogni parte Apollo: e prese il corno, e cominciò a sonare facendo segno di battaglia; e Alifer, addimandate sue arme, prestamente s'armò, e confortò la sua gente e montò a cavallo; e imbracciato lo scudo, impugna sua lancia, e venne al campo contro al paladino Riccieri, il quale l'aspettava colla lancia in mano.




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