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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo LXVI.

Come Riccieri ebbe vettoria contro Alifer; e poi che l'ebbe morto, ruppe

el campo; e come fue creduto che lui avea morto Riccieri paladino:

e le grande proferte del soldano.

 

Armato l'uno e l'altro, si scontrarono in sulla campagna; ognuno donò suo saluto. Allora disse Alifer: «O cavaliere nero, perché cerchi tu la tua o la mia morte? Meglio sarebbe che tu servissi al soldano, el quale ène el piú gentile signore del mondo». Disse Riccieri: «Io non venni per fare accordo, ma venni per combattere; e però ti guarda da me»; e disfidollo come nimico. Allora ognuno prese del campo, e tornaronsi a ferire delle lance; e rotte le lance, Riccieri misse mano alla spada, e Alifer misse mano a uno bastone, e feciono grande battaglia. E grande fatica sostenne Riccieri pello bastone; e fatto el primo assalto e ritirati alquanto indietro, ancora Alifer lo dimandò s'egli voleva servire al soldano. Riccieri a ogni cosa contradisse; e ricominciato el secondo assalto e combattendo, Riccieri gli tagliò la testa al cavallo in uno sinistrare, e subito smontò da cavallo; e combattevano a piede. In questo punto uscí della cittá gran gente armata apresso a quella che v'era. Or combattendo a piede, si vennono tanto a strignere, ch'eglino s'abracciorono; e isforzandosi d'atterrare l'uno l'altro, alla fine Riccieri gli tolse el bastone di mano e lasciollo. E Alifer presto cavò la spada ch'egli aveva; e cosí parve la battaglia cambiata per lo contrario, perché quello che prima combatteva col bastone, era tornato alla spada, e quello della spada al bastone. In questa battaglia cominciò Alifer a avere il piggiore della battaglia; ond'egli disse inverso Riccieri: «O cavaliere nero, perché tu vinca questa battaglia, non ti sará onore, considerando che tu abbia molto vantaggio per lo bastone». Riccieri rispose: «Quando tu da prima avevi el bastone, non ti ricordasti di quello che ora ti se' ricordato e avveduto». Rispose Alifer: «Tu non me lo dicesti». Disse Riccieri: «Per questo non mancherá ch'io non abbia gloriosa vettoria». E gittò via el bastone, e prese la spada, e cominciarono el terzo assalto molto fiero, per tanto che giá ognuno perdeva molto sangue. Riccieri, adirato, gridò verso il cielo dicendo: «O Gesú Cristo, aiutamiAlifer udí questa parola. Subito immaginò, combattendo, che costui doveva essere Riccieri, venuto in aiuto a Fegra perch'ella l'aveva campato da morte; e immaginò d'ingannarlo. E fatto uno colpo con ogni sua possanza, gittò via lo scudo e cominciò a fuggire e a gridare alla sua gente: «Soccorso, che questo è Riccieri paladino da Roma». Ma non potè dinanzi a Riccieri fuggire, ch'egli lo giunse; e temendo ch'egli non fusse inteso, mescolò la paura coll'ira, e aggiunse forza a forza, e gridava forte: «Volta, volta a me, cavaliere!» E diegli un colpo correndo, che gli tagliò e' lacci dell'elmo; e l'elmo andò in su, e Riccieri gli die' d'ambo le mani, e fue presso che Alifer non cadde inanzi, e per quello gli uscí l'elmo di testa. Riccieri gli giunse colla spada in sul collo, e levògli la testa dallo 'mbusto; e cosí cadde morto Alifer. Allora la gente di Tunizi cominciarono a gridare: «Al campo! Al campo!». Riccieri ritornò al suo cavallo e rimontò a cavallo; e colla gente di Tunizi assalí l'oste del soldano facendo smisurate prodezze. El campo si misse in rotta, e per tutto fuggivano; e furonne molti morti, e grande quantitá n'ebbono prigioni, e grande tesoro fue guadagnato, e con vettoria tornarono nella cittá di Tunizi. Fegra Albana gli fece grande onore e festa. Riccieri fece grande onore a' prigioni e tutti gli liberò, e rimandògli al soldano. E fece a molti credere ch'egli aveva morto Riccieri in Sansogna, sendosi partito Riccieri di Francia per andare in Sansogna con Folicardo di Marmora; e facevasi parente di Folicardo. Per questo questi cavalieri e signori che furono liberati da lui, tornati al soldano, dissono la grande valentia di Riccieri, chiamato cavaliere nero, e come gli aveva licenziati e fatto loro grande onore, e come eglino avevono saputo ch'egli aveva morto el paladino Riccieri, partendosi di Parigi per andare in Sansogna, e come egli era d'una cittá di Lombardia, chiamata Marmora, cugino di Folicardo. Per questo el soldano mandò ambasciadori, e fue fatto la pace co' Barberi; e mandò el soldano molti doni al cavaliere nero, e mandògli proferendo, s'egli voleva fare passaggio sopra a' cristiani, gli darebbe centomila saraini e molto naviglio per acquistare Marmora e qualunque parte volessi. E mandollo pregando che gli piacessi d'andarlo a vedere liberamente, perché liberamente aveva perdonato a Fegra e a lui ogni fatta offensione passata.




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