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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo LXVII.

Come Riccieri andò in Egitto a vedere il soldano e le cose ch'egli aveva;

e come Fegra Albana s'uccise, credendo che Riccieri fusse morto;

e come Riccieri s'apparecchia per fare passaggio in Franza.

 

Levata Riccieri la guerra di Barberia, e fatta la pace fra' Barberi e 'l soldano, e riavute tutte le terre che Alifer aveva tolte a' Barberi, si stava a Tunizi con gran piacere con Fegra Albana e col re Filoter. Venne volontá a Riccieri d'andare a vedere Bambillonia e Danebruno per vedere i loro modi e per vedere el paese; e disselo a Fegra, la quale con gran pianto lo pregava per Dio ch'egli non v'andassi, rammentandogli ch'egli aveva morti tanti re d'Egitto: «e uccidesti Arcaro e Basirocco, e facesti morire Manabor, e ora al presente hai morto Alifer, capitano dell'oste del soldano. Or pensa a quanto pericolo tu vai». E molto lo pregò ch'egli non vi andassi, dicendogli: «Se per disgrazia alcuno ti conoscessi, tu saresti morto; ed io ti giuro per lo vero Iddio che mai non torrò altro marito che la tua persona; e se in questa andata morrai, io ti prometto che colle mie propie mane m'ucciderò io medesima». A cui Riccieri con amorevole parole promisse tornare tosto, e giurolle di non torre mai altra donna che lei, e fecele sagramento. Di questo giuramento di non torre altra donna nacque gran male, perché Riccieri non tolse mai donna e non ebbe figliuoli. Per questa cagione fue molto l'abracciare e 'l baciare: d'altro non dico. Riccieri, sconosciuto, con uno famiglio fidato si partí da Tunizi, e 'l famiglio nollo conosceva, se nonne per lo cavaliere nero. E partito da Tunizi, per terra n'andò a Susa in Africa, e poi al porto di Fachissa; e ivi entrò in mare, e passò il golfo di Siricon e 'l golfo della Morea e 'l mare Libicon, e giunse in Alessandria; e ivi ismontò per terra. Su per la riva del Nilo n'andò a Bambillonia alla corte del soldano, e smontò da cavallo, e lasciò el cavallo al famiglio, e montò suso al palagio. E sendo all'entrare della sala, la fortuna gli apparecchiò travagli in questa forma: che volendo entrare dentro, e uno portinaio lo prese per lo braccio, e volevalo sospignere di fuori. E Riccieri lo pregava che lo lasciassi entrare in sulla sala, come entravono certi altri forestieri; ed egli gli disse: «Fammi l'usanza». Riccieri non sapeva quello si volessi dire, o ch'egli non avessi danari a dosso. Rispose: «Al tornare ti farò usanza». E 'l portinaio nollo lasciava, e Riccieri un poco lo sforzò. Allora quel portinaio gli diede d'una bacchetta nel viso. Per questo Riccieri gli diede un pugno sopra ira, che tutto l'osso del capo gli spezzò, e caddegli morto a' piedi. Allora si levò grande romore per la corte; ed ognuno correva a dosso a Riccieri; ed egli misse mano alla spada, e tirossi da uno de' lati della sala; e quivi si difendeva francamente per modo, ch'egli uccise dieci persone in sulla sala. Per questo crebbe tanto el romore, che molti baroni della corte trassono in questa parte armati e disarmati, e a questo romore corse el famiglio ch'era andato con lui; e quando lo vide in tanto affanno, e vide le persone ch'egli aveva morte, immaginò ch'egli non potessi scampare, e non fece motto; ma subito tornò a' cavagli, e montò in su quello di Riccieri, ed uscí fuori di Bambillonia. E non ristette, ch'egli n'andò in Alessandria; ed entrò in una nave, e non ristette, che giunse a Tunizi di Barberia in molto meno tempo che non penorono a 'ndare. E andossene a Fegra Albana, e dissele che el cavaliere nero era morto, e ch'egli era stato morto in sulla sala del reale palagio del soldano. E quando Fegra intese questa novella, addolorata se n'andò nella sua camera, e prese una spada, e apoggiò il pomo in terra, e per me' 'l cuore si misse la punta e misse uno grande grido, e finí sua vita. Al suo grido corse la madre, e cadde sopra al corpo tramortita. Per tutto el regno se ne fece gran pianto, e sopellirolla. Crebbe la paura grande la novella della morte del cavaliere nero, temendo che 'l soldano da capo non tornasse a fare loro guerra.

Riccieri, ch'era rimaso in sulla sala colla spada in mano, si difendeva francamente, e aveva molti morti intorno. Alla fine sarebbe morto; ma la novella andò al soldano, ed egli venne in sulla sala, maravigliandosi che uno solo durassi a tanti. Quando lo vidde, disse: «Volesse Balain che costui fussi stato nelle battaglie di Roma!»; e comandò che ognuno si tirassi a drieto. Poi domandò Riccieri chi egli era. Ed egli disse: «Io sono el cavaliere nero, che veniva per vedere la vostra magnificenza»; e dissegli come la quistione era venuta, e gittossi ginocchione, e arrendessi, e pregò el soldano che gli perdonassi. Molti gridavano: «Muoia! Muoia!». Ma egli disse verso e' baroni: «O nobilissimi frategli e baroni miei, se costui s'è difeso, non si de' biasimare per la sua valentia; ma vuolsi che noi gli perdoniamo solamente per la sua valentia». Alcuno disse: «O signore, ricordivi ch'egli uccise Alifer, vostro capitano». Disse Danebruno: «Egli nollo uccise a tradimento, ma in battaglia per lor due ordinata; e s'io ho meno Alifer, uccidendo costui, arei manco due Alifei». Per queste parole e per molte altre fue perdonata la vita al cavaliere nero; e tutti e' baroni che l'avevono offeso dimandorono perdonanza a lui; e con tutti fe' pace, e fue lodato per lo migliore cavaliere del mondo. E fegli el soldano grande onore; ma quando Riccieri seppe che 'l suo famiglio s'era fuggito, n'ebbe grand'ira, ma non pensò ch'egli andassi a Tunizi: per lo cavallo ch'egli gli aveva tolto, pensò che l'avessi imbolato. E Danebruno se ne rideva, e per solazzo gabbava Riccieri della beffe del famiglio; e donògli un cavallo migliore che quello che aveva menato via el famiglio. E da poi stette nella corte col soldano quindici giorni, e grande onore ricevette dal soldano e da tutti e' baroni, e 'l soldano gli profferse nave e gente e arme, s'egli voleva far passaggio sopra a' cristiani per vendetta di Manabor e di quegli ch'erano morti a Roma. Ed egli promisse e giurò per lo iddio Balain ed Apollino di fare il passaggio contro a' cristiani, e prese licenza dal soldano. E fugli apparecchiata una ricca nave e ben fornita; e partissi da Bambillonia, e andonne in Alessandria, e montò in nave, e verso Barberia navicava. E quando fu presso a Tunizi, seppe che Fegra Albana s'era morta. Di questo ebbe gran dolore; e giurò di non torre mai moglie per amore di lei, come prima aveva giurato a lei. E giunto a Tunizi, fu ricevuto da re Filoter e dalla reina con certi pianti per Fegra; ma piú era l'allegrezza ch'egli era vivo, che 'l dolore di Fegra, cacciando la paura della guerra del soldano. E da poi stette un anno a Tunizi, e diliberò tornare in Franza e fare battezzare lo re Filoter a giusta sua possa.




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