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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo VIII.

Come Fioravante combatté con Finaú, e come fu preso e tratto

fuori di strada e menato in uno casolare disfatto,

tra certe muraglie vecchie, e legato a una colonna.

 

Cavalcando Fioravante con questa damigella, arrivò presso a Balda a tre miglia, e scontrò in sulla strada uno cavaliere armato, el quale era figliuolo del re Galerano di Scondia, fratello del re Balante, sicché Balante era suo zio, e aveva nome Finaú. Questo era il piú franco saraino di quello paese e 'l piú superbo; e veduto Fioravante, egli si fermò nel mezzo della strada. Egli era solo, e disse: «Cavaliere, donde se' tu?» Fioravante rispose: «Io sono del reame di Francia». Disse Finaú: «Com'hai tu nomeRispose Fioravante: «Ho nome Guerrino». «Dove meni tu questa damigelladisse il saraino. Fioravante rispose: «A casa del suo padre». «Per mia fe'», disse Finaú, «che tu nolla menerai piú avante, ched io la voglio per la mia persona. E perché tu se' bello cavaliere, ti voglio risparmiare la morte, e va' a tuo viaggio». Disse Fioravante: «Per mia fe', ch'io voglio inanzi morire, che chiamarmi la vita da te. Ho giurato a questa damigella prima morire che abbandonarla; e per questo tu nolla puoi avere se nonne per la punta del coltello; e inanzi che tu l'abbia, credo ch'ella ti costerá cara». «Come!» disse Finaú, «credila tu difendere? Che se tu fussi venti come tu se' solo uno, non la difenderesti». Fioravante disse: «O tu ci da' la via, o tu ti difendi». Finaú lo sfidò, e presono del campo, e minacciava di farlo morire e farlo mangiare a' cani, e lei fare vituperare per le stalle». La donna smontò da cavallo, e inginocchiossi, e pregava Iddio che aiutassi el suo campione. Eglino ruppono le lance, e colle spade in mano tornò l'uno verso l'altro. Molto si maravigliò Finaú che Fioravante non era caduto, e gridando disse: «O cavaliere, di te m'incresce, perché se' giovanetto. E non pensare durare a questa spada; nulla armadura da lei si può difendere: questa spada si chiama Durlindana». La damigella tremava di paura vedendo la spada e udendo le parole. Fioravante rispose: «O saraino, tu non hai el vantaggio che tu credi: questa, ch'i' ho in mano, si chiama da' cristiani Gioiosa, e però ti difendi, che ti fa grande mestieri». E detto questo, mosse il cavallo e diegli un grande colpo in sull'elmo. Finaú assalí Fioravante e un grande colpo gli rendé. Fioravante tutto intronò, e disse: «O vero Iddio, aiutami contro a questo cane, nimico della tua fede!» E strinse la spada, e percosse Finaú di tale forza, che gli tagliò tutto il cimiere e molti adornamenti dell'elmo gli levò. E tutto intronò Finaú, e molto si maravigliò, e con grande ira percosse Fioravante: l'uno percoteva l'altro tagliandosi l'arme e gli scudi. E durò el primo assalto per ispazio di mezza ora, e l'uno e l'altro era molto affannato. Finaú aveva due piaghe e perdeva molto sangue; e pigliando alquanto di lena, iscostati co' petti de' cavagli e colle spade in mano, stavano saldi. Disse Finaú: «Cavaliere, qual tu ti sia, non so; ma ben ti puoi vantare di quello che non potè mai altro cavaliere, avermi tanto durato inanzi a questa spada; ma pure alla fine ti converrá morire, imperò che, benché tu vincessi me, tu non potrai campare da quegli del paese. E però ti consiglio che tu lasci questa damigella, la quale tu non potrai difendere». Disse Fioravante: «S'io vinco sopra di te, poco farò conto de' villani; la qual cosa non può mancare, perché la mia fe' è migliore che la tua. Ma se tu se' gentile cavaliere, perché fai forza a quegli che passano per la via? Lasciami andare colla mia compagna, e non volere combattere contro alla ragione». Disse Finaú: «Io sono signore di questo paese, e chi entra nell'altrui regno, conviene fare quello che vuole il signore; e però non ti fo torto». Disse Fioravante: «Com'hai tu nome, che di' d'essere signore di questo paeseRispose: «Io ho nome Finaú, figliuolo del re Galerano; e però mi da' questa donna, e va' al tuo viaggio». Disse Fioravante: «Ora vedrai, s'io te la darò»; e strinse la spada, e corse sopra a lui, e aspramente lo ferí, e Finaú feriva lui. All'altro colpo Fioravante gli ruppe la visiera, e fegli gran piaga; e veramente Finaú aveva il piggiore della battaglia, e arebbe perduta la battaglia con Fioravante, se non fussi il caso che 'ntervenne.

Egli era passata nona, che lo re Galerano, padre di Finaú, essendo a Balda e avendo mangiato, andò a dormire; e come fu addormentato, gli apparí in visione Finaú, che chiamava soccorso e combatteva con uno lione, e 'l lione l'aveva in piú parte addentato e morso. El padre lo soccorreva; e vinto el lioncello, un altro lione appariva, che uccideva il figliuolo e molti altri, e poi si volgeva a lui. E fu grande la paura, ch'egli si destò gridando daddovero ad alta boce. La gente trasse al romore, ed egli addimandò Finaú, suo figliuolo; e fu cercata tutta la corte e la cittá; e non trovandolo, disse lo re Galerano: «Egli è morto, o egli è presso alla morte: armatevi e cercate di lui». Allora corse tutta la corte al l'arme, e uscirono fuori della cittá da ogni parte; e abatteronsi a uscire da quella porta, dond'era uscito Finaú, tre cavalieri armati colle lance in mano. E tanto cavalcorono, che giunsono dove combattevono; e vedendo che Finaú aveva el piggiore della battaglia, corsono addosso a Fioravante colle lance in mano, e gittorollo da cavallo; e poi smontarono, e con loro Finaú, e per forza presono Fioravante, e legarogli le mani di drieto, poi che l'ebbono disarmato, e presono di quegli tronconi dell'aste, e bastonarono.

Finaú prese la damigella, e gittossela con vituperoso modo sotto nel mezzo della strada. Uno di quegli cavalieri gli disse: «O signore, non fare per tuo onore. Andiamo qui fuori di strada, che ci è uno casamento disfatto, che vi fu giá uno castello; e quivi farai la tua volontá». E uscirono di strada, e menaronne Fioravante e la damigella e tutti i loro cavagli: e legarono Fioravante a una colonna in un cortile, che non potevano esser veduti, ed erano fuori di strada circa a dugento braccia, e cominciarono a disarmarsi, e avevono portato quivi l'arme di Fioravante. Essendosi disarmati, due cominciarono a disarmare Finaú per fasciargli le piaghe che sanguinavono; e l'altro tolse una verga verde, e dava a Fioravante nelle gambe e su per le braccia, ond'egli traeva gran guai. La damigella stava ginocchioni piangendo colle mani verso il cielo, pregando Iddio che gli soccorressi: e' porci saraini la minacciavano con vituperose parole, e parte si disarmavono, e disarmavono Finaú.




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