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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo XIII.

Come Fioravante fu fatto capitano della gente del re Fiore;

e dello odio che gli portava Lione e Lionello,

e 'l tradimento ch'eglino ordinorono col re Balante.

 

Essendo passata la festa della tornata d'Uliana e delle nozze fatte per Tibaldo, lo re Fiore ragunò in una camera e' suoi figliuoli e Tibaldo di Lima e certi altri, dicendo loro: «Noi abbiamo nella nostra corte due cavalieri, e' migliori di questo paese. A me parrebbe che voi con loro insieme andassi al nostro castello di Monault con diecimila cavalieri a fare la guerra francamente contro a' nostri nimici». E a questo s'accordorono. El re Fiore mandò per lo franco Guerrino e per Buonservo, e parlò loro di questa guerra. Fioravante e Riccieri molto si rallegrarono di questa impresa. Lo re fece Fioravante capitano di cinquemila cavalieri, e Tibaldo di Lima fece capitano d'altri cinquemila, e con loro mandò Lione e Lionello al castello detto Monault, ch'era presso a Balda a dieci miglia.

Lione e Lionello, addolorati della capitaneria data a Fioravante e a Tibaldo e non a loro, come investigati dal dimonio, cominciorono a odiare prima el loro padre, e poi Fioravante e Tibaldo; e come giunseno a Monault, entrarono insieme loro due in una camera del loro alloggiamento; e l'altra gente tutta era alloggiata, perché il castello era molto grande e bene fornito di vettuvaglia, e i capitani furono alloggiati in uno grande palazzo. Essendo disarmati li due fratelli Lione e Lionello, mandorono li loro famigli fuori della camera, mostrando di volere posare; ed essendo soli, disse Lione verso Lionello: «O carissimo fratello, non vedi tu quanto poco amore nostro padre ci porta? Che ci ha tolto l'onore e datolo a uno strano; e noi, che doverremo essere ubiditi, siamo vassalli, e non sappiamo di cui. Per la quale cosa, se tu farai a mio senno, noi gli renderemo simile merito, e uccideremo questi capitani, e daremo questo castello allo re Balante e al re Galerano, i quali sono nostri zii, fratelli della nostra madre. Eglino non hanno piú figliuoli maschi, però ch'è morto lo re Mambrino e Finaú; e per avventura potremo ancora essere loro erede dopo la morte loro». Lionello acconsentí e rispuose: «Pienamente, fratello mio, io sono contento». E accordati di fare questo tradimento, Lione chiamò uno suo sagreto famiglio, e fecegli giurare per sagramento tenere segreto quello che egli gli dirá e fare il suo comandamento. Il famiglio cosí giurò di fare. Disse Lione: «Vattene istanotte a Balda al re Balante, mio zio, e da nostra parte lo saluta, e dagli questa lettera». El famiglio la notte si partí segretamente. Lione e 'l fratello vennono al palagio di Tibaldo; e aveva Tibaldo udito da certi come Lione e Lionello erano malcontenti che Guerrino e Tibaldo erano loro capitani; e giunti dinanzi da lui, gli vidde turbati: domandò della cagione. Rispose Lione: «Abbiamo un poco dormito»; e in tutti e' loro atti mostravano l'odio e lo sdegno. Tibaldo cominciò a temere di loro e a non si fidare di loro: nondimeno faceva di sé buona guardia, e disse a Fioravante ch'egli avesse cura della sua persona, ma non gli disse la cagione. E poi che la sera fu dato l'ordine alle guardie, andarono a cenare e al tempo andarono a dormire.

El famiglio andò la notte a Balda al re Balante, e fecegli l'ambasciata, e diedegli la lettera. E quando Balante ebbe la lettera in mano, la lesse; e mandavano a dire li due traditori: «Carissimi zii, a voi ci raccomandiamo, e preghianvi che noi vi siamo raccomandati»; e dicevano l'oltraggio che aveva fatto loro il loro padre, che di signori gli aveva fatti vassalli d'uomini strani; «e pertanto, se voi ci volete accettare per vostri figliuoli, noi rinneghereno la fede de' cristiani, e darenvi Monault, e arete vinta la guerra. Rispondetemi per vostro famiglio sott'ombra di domandare la pace, acciò che Tibaldo non se ne avegga». Lo re Balante chiamò Galerano, suo fratello; e mostratogli la lettera de' nipoti, onorarono molto il messo, e subito rispuosono per loro famiglio che gli avevano molto cari e ch'eglino dessin l'ordine come e quando. E il messo giunse la mattina nel castello di Monault, e trovato Lione e Lionello in su la piazza armati, el messo diede loro due lettere: l'una fu uno piccolo brieve, l'altra fu palese (ma non il breve), la quale lettera addimandava di fare pace. Tibaldo giunse in piazza, e subito vidde la divisa del re Balante indosso al famiglio, ed egli s'accostò a Lione e disse: «Che ha a fare qui il famiglio di BalanteRispuose Lione: «Leggi la lettera. Manda a dimandare accordo, ma io gli rispondo che la pace faranno le nostre spadeDisse Tibaldo: «Io ti priego che tu guardi che non ci sia altra trama, e abbia riguardo al tuo onore e al tuo vecchio padre». Tibaldo temeva di tradimento, ma per non fare traditore il sangue reale, non si dimostrò. Lione rispuose al famiglio a bocca e diegli commiato, ma la notte mandò un altro famiglio, e rispose per un altro brieve al re Balante, el quale fece raccogliere molta gente, e la terza notte venne a campo a Monault. E menò lo re Galerano con quaranta migliaia di saraini, e giunse in sul mattino, e aveva ordinato che nessuno romorestormento non si sentisse nell'oste; e posesi a campo in quella parte dove il tradimento era ordinato.

In questa sera medesima Tibaldo aveva detto a Fioravante che facessi attendere a buona guardia; e Fioravante, perché lo vide sollecito e leale, gli disse chi egli era e chi era Riccieri, e puosegli in segreto per lo bando che aveva ricevuto dal padre. Per questo molto l'amava Tibaldo, chiamandolo signore.




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