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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
Lo re Fiorello entrò adirato nella battaglia, quando seppe la morte del re Fiore suo fratello, facendo con la sua schiera grande danno a' saraini. Balante mandò a dire a re Galerano che mandassi alla battaglia mezza la sua schiera: cosí fece. Essendo la battaglia molto grande, Balante raccolse grande parte della sua fiorita gente, e con quegli cavalieri freschi entrò nella battaglia, nella quale egli s'aboccò collo re Fiorello, e l'uno percosse l'altro con le ispade. La frotta della gente di Balante potè piú che quella del re Fiorello, tanto che re Fiorello cadde egli e 'l cavallo, e appie' si difendeva. Apresso a lui smontarono e furono abattuti diecimila armati, tra' quali furono molti signori e gentili uomini di Francia, e feciono cerchio al re colle spade in mano, e parte colle lance. Mentre che costoro avevano fatto di loro una cinta d'armati, e lo re Balante gittò per terra le bandiere di questa schiera; e rotta questa schiera, non volle attendere al re di Francia, ma perché erano a pie', ne facea Balante poca stima; ma egli dirizzò la sua schiera contro alle bandiere del re di Francia e della Chiesa, e a Oro e fiamma e alle chiavi e alla croce, ch'era la croce del papa, che porta inanzi, e a tutte l'altre insegne, e misse in fuga tutti i cristiani. Ognuno fuggiva, e al papa fu morto il cavallo sotto, e furono presi molti cardinali e morti molti parlati: le bandiere erano gittate per terra. E le novelle giunsono alla cittá di Balda, ch'e' cristiani erano rotti: le grida erano grandi. Drusolina vedeva di su la torre tutti i cristiani fuggire, e le bandiere cadere, e della cittá uscire uomini, femmine, piccoli e grandi per guadagnare la roba de' cristiani. Lo re Galerano non potè tanto fare, che la sua gente nollo abbandonasse, e rimase con poca compagnia: ognuno per guadagnare correva, credendo che mai non si rifacessino i cristiani, né mai racquistassono la battaglia.
Allora corse Drusolina alla prigione, e disse tutte queste cose a Fioravante e a Riccieri. Disse Fioravante: «O nobile donna, piaccia alla tua nobilitá di darci l'arme; e se mai verrá tempo, io te lo meriterò». Ed ella gli cavò della prigione, e menògli nella sua camera; e trovato l'armi, ella gli aiutò a armare. E quando Fioravante si volle mettere l'elmo, Drusolina l'abracciò e baciò, e disse: «Io temo che le donne franciose non mi tolghino la tua persona. O signore mio, io non ti rivedrò piú mai». Fioravante da capo le giurò di non torre mai altra donna. Come furono armati, ella gli menò nella stalla, e diede loro i loro cavagli, ch'erano sotto la sua balia, e nessuna persona non gli arebbe cavalcati sanza la sua licenzia. Questo potè ella fare in su quello punto, perché non era rimaso persona nel palazzo: ognuno era corso fuori della cittá, e le donne su per le torre e su per le mura e su per li tetti per vedere la battaglia. E quando Fioravante e Riccieri furono a cavallo armati colle lancie in mano, disse Drusolina un'altra volta piangendo: «O Fioravante, io non ti rivedrò mai piú; io temo che in Francia sará qualche donna che mi torrá il mio marito e signore, e perderotti per nuovo amore d'altra donna». E Fioravante trasse fuori la spada, e giurò sopra alla croce che mai non torrebbe altra donna che Drusolina. Ed ella disse: «Piaccia a Cristo che tu mantenga la promessa!»; e raccomandògli a Dio, e l'ultima parola ch'ella disse [fu]: «O Fioravante, io ti raccomando il mio padre Balante; se tu puoi, nollo uccidere». Rispuose Fioravante: «E' sará fatto. E per tua iscusa dirò che, recandoci tu la vivanda, noi ti pigliammo, e, minacciandoti di morte, t'abbiamo tolte l'armi e' cavagli. E fatti con Dio, ch'io t'avrò sempre nel cuore». E partissi da lei.
Drusolina tornò in sul palagio, gridando accorruomo con grande romore, dicendo: «I cavalieri prigioni se ne fuggono!». La madre con molte donne vi corsono, e trovarolla tutta iscapigliata. Ella disse che quegli cavalieri l'avevano presa e battuta, e toltole l'arme e' cavagli. La reina ne fu molto dolente.