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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo XXX.

Come Fioravante combatté fuori di Scondia contro al soldano,

e menò certi cavalli all'oste per lo scotto.

 

Poi che fu chiaro il giorno, l'ostiere chiamò Fioravante, e egli si levò, e andò alquanto a sollazzo, e l'ostiere apparecchiò da desinare. E tornato all'osteria, si puosono a mangiare insieme l'oste e Fioravante; e mangiando, disse l'oste: «Io credo che questa cittá sará oggi del soldano, imperò che nella cittá non ha vettuvaglia». Disse Fioravante: «Forse che non sará; ma tu, oste, come lo sai?». Rispose: «Sentone ragionare per la cittá». E mentre ch'eglino stavano in questi ragionamenti e mangiavano, la cittá si levò a romore, perché la gente del soldano veniva armata verso la cittá. Allora Fioravante domandò l'arme e 'l cavallo. Disse l'oste: «Cavaliere, non ti volere mettere a pericolo, e statevi qui con meco, e guarderemo questo albergo, che io sono ricco, e ciò ch'i' ho, sará vostro». Fioravante rise e disse: «Io non ho ancora pagato il mio scotto d'iersera, né il desinare». L'ostiere disse: «Messere, io non voglio danari da voi, ma io voglio che voi siate mio genero». Fioravante se ne rise, e armato montò a cavallo, e prese lo scudo e la lancia, e disse all'oste: «Ciò ch'io guadagnerò, sará vostro». E mosse il cavallo, e corse alla porta dove era levato il romore, e uscí fuori, e passò inanzi a tutta l'altra gente che si faceva incontro alla gente del soldano.

In questo punto era lo re Balante con Drusolina fatti per lo romore a una finestra del palazzo, temendo di perdere la terra; e vidono questo solo cavaliere inanzi a tutta l'altra gente entrare nella battaglia; e Drusolina lo mostrò al padre. Disse Balante: «Egli ha poco senno». In questo punto si mosse Fioravante, e arrestò la lancia, e ferí uno re del campo, che veniva dinanzi a tutti gli altri, e morto l'abatté a terra del cavallo. Per questo si levò grande romore, e quelli della cittá presono ardire, e cominciorono grande battaglia. Faceva Fioravante diverse prodezze; e per forza d'arme rimisono i nimici insino agli alloggiamenti. E ritornando indrieto, Fioravante prese tre cavalli, due a mano e uno n'attaccò allo arcione dell'altro; e giunto alla osteria, gli donò all'oste per lo scotto che aveva ricevuto, e poi si disarmò e compiè di mangiare.

La gente della cittá, avendo auta questa piccola vettoria, tutti si rincorarono e mutarono loro opinione; e mentre che Fioravante mangiava, diceva l'ostiere: «Messere lo cavaliere, ciò ch'io ho al mondo è vostro». Fioravante lo ringraziò molto.




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