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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo XXXVI.

Come Fioravante fu preso nel consiglio a tradimento;

e come Drusolina riebbe le chiavi della prigione; e come la madre

gli tolse l'arme di Fioravante, che Drusolina non se n'avvide.

 

Venuto l'altro giorno, Fioravante andava sanza arme. Lo re Balante, che sopra a questo sempre stava in pensiero, fece ragunare il suo consiglio, e parlò segretamente a certi del consiglio, in cui egli si fidava, e disse loro quello che egli voleva fare, e ordinò molti armati segretamente. E richiesto Fioravante, com'era usato, andò nel consiglio, e sanza paura si pose a sedere dove era il suo diputato luogo. E poco stette che il re Balante si levò in pie', e andò contro a Fioravante, e disse: «O traditore Fioravante, che uccidesti il mio fratello Galerano, ora è venuto il tempo della vendetta; ora t'arrendi, o tu se' morto». E tratto fuori il coltello, allora furono tratte fuori duecento spade a dosso a Fioravante; ed egli, vedendosi sanz'arme tradito, s'arrendè al re Balante. Ed egli lo fe' mettere in uno fondo di torre, molto piú fonda che quella di Balda, dove istette l'altra volta lui e Riccieri, dove in questa non si vedeva lumeluce.

Quando Drusolina sentí questa novella, mandò per la madre, e dissele: «O iniqua madre, perché m'hai fatto fare tradimento contro al migliore cavaliere del mondo? Per certo, se io non arò le chiavi della prigione dove egli è messo, io me ucciderò con le mie propie mani; e s'egli è Fioravante, come voi dite, io sono la piú contenta donna del mondo, e allegra sarò di farlo morire; ma non vorrei essere biasimata che egli morisse di fame. O chi ne farebbe migliore guardia di me, pensando che Fioravante uccise il mio zio, re Galerano?». La madre, udendo le parole di Drusolina, la confortò di farle avere le chiave, pregandola che ne facesse buona guardia; e partita da Drusolina, la reina dimandò le chiavi, e disse ch'ella le terrebbe ella, e manderebbegli la vita strema da mangiare. E il re le fidò alla reina, ed ella la sera le diede a Drusolina. Ella, Drusolina, la notte segretamente per lo palazzo n'andò alla prigione; e la reina la vidde andare, aperse il forziere con certe chiavi che ella aveva, e tutte l'arme di Fioravante ne portò; e riserrò il forziere.

Drusolina n'andò a Fioravante, il quale molto si lamentò di lei; ed ella, piangendo, disse come ella era stata tradita dalla madre. Fioravante la pregò ch'ella facesse buona guardia delle sue arme, e pregolla ch'ella ispiasse quello che si trattava in corte di lui, e facessegliele assapere; ella cosí gli promisse di fare, confortandolo di camparlo; e ritornò alla sua camera, e trovò la reina che l'aspettava; e poco stette la reina, ch'ella si partí. Com'ella fu partita, e Drusolina aperse il forziere ovvero cassone, dove erano l'arme di Fioravante, e non le trovò. Ella n'ebbe grande dolore; nondimeno non ne disse niente a Fioravante per non dargli piú dolore; e portavagli da mangiare. E passati alquanti giorni, lo re Balante diliberò di farlo morire; e Drusolina, che sempre s'ingegnava di sapere quello che Balante per consiglio faceva, ebbe sentita questa diliberazione. Ratta n'andò a Fioravante, e disse: «Io vengo a cenare teco imprima che tu sia morto; drieto alla tua morte con le mie propie mani me ucciderò». Disse Fioravante: «O che novelle sono queste?». Ed ella disse: «Lo mio padre ha sentenziato che domattina fuora della cittá tu sia impiccato per la gola, come se tu fussi uno ladrone, per vendetta del suo fratello e del suo padre e de' sua nipoti». Fioravante, udendo queste parole, disse: «O Drusolina, io ti priego che tu mi rechi le mie arme». Ed ella gli manifestò come la madre gliele aveva tolte. Allora isgomentò Fioravante, e disse: «O Drusolina, è questo l'amore che tu dicevi che mi portavi? Ohimè! È questo il merito che voi mi rendete d'avervi liberati, voi e la cittá, dalle mani del soldano? Per Dio, abbiate di me misericordia!».




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