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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
La reina mandò pel giustiziere di Parigi, e comandò, colla licenza di Fioravante, ch'egli andasse alla camera di Drusolina e che egli la pigliasse co' due figliuoli, e menassela a pie' del palazzo della reina; ed egli piangendo fece il suo comandamento. E quando fu a pie' del palazzo, la reina comandò a' giudici della corte che la giudicassino a morte, lei e i due avolterati figliuoli, in una fornace ardente; e cosí come avolterata la sentenziarono. Quando Drusolina udí dare questa sentenzia, parlò altamente in questa forma: «Signore Iddio di tutte le grazie, a te ricorro e priego per tutte le tue misericordie, per tutti li tuoi santi nomi, per la tua santitá, e per tutte le profezie che di te profetarono, e per li tui sacri e santi evangeli, e per la somma veritá che in te regna, e come tu se' vero e vivo Iddio, cosí come io non ho fallato di quello che al presente sono incolpata, che tu mi liberi di questa falsa sentenzia, come liberasti Susanna delle mani de' falsi testimoni; e se per mio fallo o per tuo giudicio sono degna per altro peccato di questo tormento, io ti priego per le sopradette cose che questi due figliuoli di Fioravante mio marito, innocenti e di diritto matrimonio nati, non perischino per altrui odio e niquitá e falsitá. Signore Iddio, mostrane sí vero segno, che dopo la mia morte mi sia manifesta scusa per assempro degli altri, come io non sono colpevole di questo in che sono giudicata». Allora la reina gridò: «Che fate che non andate via? Toglietemi d'inanzi questa incantatrice di dimoni». Allora fu grande il pianto per quelli ch'erano tratti per vedere; e Drusolina co' due figliuoli legati al collo fu messa in su uno carro e menata via lá dove era ordinata una fornace accesa. Tutta la gente della cittá correva a vedere, pregando Iddio per lei; e di comune parlare sempre contro alla reina ognuno gli augurava male e dicevano che mai non si fe' tanta oscuritá. E giunti alla fornace, Drusolina s'inginocchiò, e raccomandossi divotamente alla divina madre Vergine Maria; e dette certe orazioni, fu gittata nella fornace con le mani legate e co' due figliuoli al collo. E 'l fuoco per divino miracolo arse solamente i legami ch'ella aveva alle mani, e la carne non magagnò, e uscí tutto il fuoco della fornace, e andò nella casa de' giudici che la giudicarono a morte, e arsono le case e i giudici: ancora n'andò alquanto nel palazzo della reina, e arse tutta la sua camera.
Vedendo la gente che 'l fuoco della fornace era spento e non avea offeso la donna né i fanciulli, subito la trassono della fornace, e, gridando misericordia, fu menata dinanzi a Fioravante. E la reina disse: «Bene t'ho io detto, figliuolo, che queste saraine fanno per forza di demoni queste cose». Fioravante disse: «Ora che volete voi che io ne faccia?». Disse la reina: «Che tu la cacci via, che quegli non sono tuoi figliuoli». Fioravante disse: «Donna Drusolina, io ti comando, a pena della testa, che per tutto questo giorno tu sia fuori del mio regno». E comandò a Riccieri, a pena della testa, che la vada a 'ccompagnare insino nella selva di Dardenna, e ivi la lasci sola con questi due figliuoli, «e sia domane tornato dinanzi da me, a pena della testa». E in sua presenza fece mettere uno bando che altra persona non la seguitasse né accompagnasse, e che passato quel dí, a pena della lingua, nessuna persona, quale si fosse, di questo parlasse né in palese né segreto, e ognuno ne potesse essere accusatore.
Riccieri montò a cavallo, e misse a cavallo Drusolina, e il dí e la notte cavalcò tanto, che l'atra mattina giunse dove Fioravante gli aveva comandato. E volendosi partire Riccieri, Drusolina gli disse piangendo: «O Riccieri, dove m'abbandoni e lasci? È questo il merito che voi mi rendete del mio ben fare per voi, quando savate in prigione? Bene è ragione che quella persona, che tradisce il suo padre e la sua madre, patisca pena del suo inganno; ma (Iddio m'aiuti!) io ingannai mio padre due volte per campare voi una e Fioravante due, e male m'avete meritato. E bene ch'io patisca pena dello inganno fatto a mio padre, questi due figliuoli non hanno colpa: perché ne debbono portare pena? Oimè, Riccieri, questi sono pure figliuoli di Fioravante, tuo signore». Allora Riccieri cominciò a piagnere e disse: «Madonna, se v'è di piacere, io rimarrò qui con voi». Ella rispose: «Io so il comandamento che Fioravante vi fe', e però vi priego che voi mi mostriate in quale parte voi credete che io possa trovare piú tosto abitazione dimestiche; e poi te ne va' a corte, e priega Iddio per me, e piú per questi due del sangue di Franza». Riccieri cosí le 'nsegnò; e poi si partí da lei, e lasciolla cosí soletta; e tornò a Parigi, e disse a Fioravante come l'aveva lasciata, e le parole che ella gli disse alla partenza. Disse Riccieri: «O Fioravante, per mia fe', ch'io temo che tu non sia stato ingannato, che io non posso credere che Drusolina t'avesse fatto fallo». Fioravante lagrimò e non gli rispose; e stette piú di due mesi addolorato, che mai non dette udienza a persona, e tutta la cittá ne stette addolorata.