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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
Quando Gisberto Fier Visaggio fu in etá d'otto anni, lo menavano alla scuola, e imparava molto bene, e sempre l'accompagnavono Matteo e Bichieragio. Quando ebbe imparato a leggere e a scrivere, lo menavano al fondaco. Egli vi stava mal volentieri, e prese dimestichezza con certi giovani di Parigi di suo tempo, e cominciò a giostrare e armeggiare e fare molte feste. E la spesa rincrebbe a quelli giovani, e Gisberto ne vestí cinquanta a sue spese, e comperò loro e' cavalli, e sempre teneva corte, tanto che per tutto si diceva: «Gisberto tiene maggiore corte che il re Fioravante». La moglie di Chimento gli disse: «Figliuolo, tu fai troppe grandi spese». Allora disse Gisberto: «Madre, io ne guadagnerò piú in uno giorno, che non fará mio padre in dieci anni»; e alquanto s'adirò. Allora ella gli die' licenza di fare a suo modo, e mostrògli grande tesoro. E Matteo e Bichieragio lo menavano spesso al fondaco; e la prima mercatantia che egli fece, si fu che uno villano portava uno sparviere in pugno per venderlo, onde egli domandò che ne voleva. Rispose il villano: «Cinque franchi». Disse Gisberto: «Sempre sarai povero»; e fegli dare venti franchi. Disse Gisberto: «Ogni volta ch'io comperrò da uomo cortese, pagherò doppiamente». Matteo gliene disse male, ed egli s'adirò: a Matteo parve avere mal fatto, e chiesegli perdono.
E quando fu in etá di diciotto anni, fece uno grande torniamento e una festa di rompere aste. El paladino Riccieri andò a vedere, e ruppe una lancia con Gisberto; ma alla seconda rimase Riccieri vinto, e Gisberto gli chiese perdono: Riccieri lo confortò di provarsi con ognuno francamente. E tornò Riccieri a Fioravante, e disse: «Questo Gisberto sará molto valente»; e dissegli come egli l'aveva vinto a rompere aste di lancia. Fioravante disse: «Io voglio andare a provarlo». E andovvi, e rimase con quello onore che fe' Riccieri. Fioravante lo pregò che egli andasse a stare alla corte, facendogli grande onore. Gisberto disse: «Io non mi partirei mai dalla volontá di Matteo e di Bichieragio, a cui mio padre Chimento m'ha commesso». Fioravante pregò Matteo che gli facesse quella grazia, e disse: «Io non ho figliuoli, e prometto che alla mia morte io lascierò a Gisberto la corona». Ed eglino risposono: «Chimento ci ha comandato di non lo lasciare andare a corte», dicendo che Chimento temeva che quelli di Maganza non lo avvelenassino; «e però aspettate tanto che Chimento torni, e fará quello che voi vorrete».
E stando a Parigi Gisberto, e faccendo molte grandi spese, la moglie di Chimento lo riprese che egli spendeva tanto francamente. Disse Gisberto: «Io andrò in luogo ch'io ne guadagnerò, e non ispenderò del vostro». Ed ella temè che non si partissi, e mostrògli tre forzieri di tesoro, che Chimento in quegli dí aveva mandato, e confortollo: per questo Gisberto gli chiese perdono. Matteo gli comandò che egli non mangiasse in corte e non vi beesse. E cosí mantenne a Parigi grande corte per insino che 'l mercatante Chimento tornò, il quale credeva che fosse suo padre. E stette Chimento passati anni diciotto allora a tornare; ma egli recò a Parigi tutte le sue ricchezze; e Matteo ogni giorno gli scriveva de' fatti di Gisberto. E Chimento di questo si rallegrava, ma non delle grande spese che egli faceva; e per questo s'affrettò di tornare piú tosto.