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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo XLVII.

Della festa della tornata di Chimento mercatante, che comprò Gisberto

Fier Visaggio, e come Gisberto fu fatto servidore di coppa del re

Fioravante e fatto dal re ereda del reame.

 

Passati anni diciotto, Chimento tornò di levante con grandissimo tesoro; e quando fu presso a Parigi, mandò a dire a Matteo come egli venia. Matteo lo disse a Gisberto, il quale in due giorni vestí cento giovani di Parigi a una divisa, e aspettava che suo padre giugnesse presso a Parigi. E quando seppe ch'egli era presso a dieci miglia, montò a cavallo con quelli cento, e andògli incontro. La novella andò a Fioravante: subito montò a cavallo, non per Chimento né per debita cosa, ma per vedere la nobiltá di Gisberto; e montò a cavallo, e andò drieto a Gisberto; e quando lo giunse, disse: «Perché non mi facesti assapere la tua andata?». Rispuose: «Per non vi dare fatica, santa Corona». E cavalcando iscontrarono Chimento con certa compagnia in su uno portante. Gisberto domandò Matteo: «Qual è il mio padre?». Ed egli gliele mostrò. Gisberto ruppe in uno albero l'asta ch'egli aveva in mano, e presto saltò a terra del cavallo; e furongli stracciati e' drappi che egli aveva sopra al giubberello, ed egli gridò: «E anche el mio cavallo e tutti quelli c'hanno i miei compagni vi dono». Appena poterono e' compagni rompere loro aste, che furono rubati di cavalli e di sopraveste, e fu teso uno baldacchino di velluto sopra il capo di Chimento in su l'aste. E Chimento domandò Matteo: «Qual è il mio figliuolo?». Ed egli gliel presentò, e Chimento imbracciò e baciollo, e poi lo dimandò: «Dimmi, Gisberto, di cui sono questi cavagli, che sono cosí messi in preda?». Disse Gisberto: «Ogni cosa è comperata de' vostri danari». Disse Chimento: «O figliuolo, dunque quello ch'io ho in tanti anni guadagnato, tu lo getti via in questo modo?». Gisberto rispuose: «Padre mio, se voi non volete ch'io spenda, io me ne anderò altrove, e guadagnerò da spendere». Chimento l'abracciò e disse: «Figliuolo mio, io sono vecchio oggimai: io ne spenderò pochi, e sappi ch'io n'ho tanto arrecato in questa andata, che ti basterá gran tempo; e però spendi francamente, e fatti onore a te e a me».

Fioravante giunse, e abracciò Chimento, e accompagnollo drento a Parigi, e molto gli lodò Gisberto per lo piú valente giovane del mondo. Essendo lo re Fioravante a casa di Chimento a desinare, disse a Chimento: «Io voglio che Gisberto mi serva della coppa del vino; e sappi ch'io gli ho posto tanto amore, che alla mia morte lo farò mio ereda del reame di Franza». Disse Chimento: «Io temo che non mi sia morto per invidia da quegli di Maganza, perché voi sapete che voi non avete figliuoli, e dopo la vostra morte aspettano la corona». Fioravante rispuose: «Non dubitare di quello; ch'io darò tale ordine, che non lo potranno offendere». Chimento gliele concedette; e Matteo e Bichieragio sempre erano al suo governo.

Quando Chimento morí, lasciò Gisberto sua reda. Cosí con grande nominanza stava a Parigi Gisberto Fier Visaggio, e aveva maggiore nominanza per lo reame, che non aveva Fioravante, che era re di Franza.




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