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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
Come Ottaviano sentí la venuta del soldano, chiamò tutti e' baroni a consiglio, e avvisògli della sua venuta, e dimandò quello che pareva loro di fare. Levossi in pie' Gisberto di Guascogna, e disse che si mandasse per soccorso a Gisberto, re di Franza. Apresso si levò uno cavaliere di Scondia, chiamato Branforte lo Cortese, e disse: «Noi abbiamo in meno di due mesi preso Nobia e piú di trenta castella: se alcuno è tra noi che abbia paura, torni alle nostre navi, e vadasi con Dio». Ottaviano molto lo ringraziò, e al suo consiglio s'attenne, e cosí tutti i baroni.
E uscirono della cittá contro a Danebruno, e fece Ottaviano cinque schiere: la prima diede a Branforte con cinquemila; la seconda condusse Filippo di Provenza con diecimila; la terza condusse Antonio di Borgogna con quindicimila, e con lui Gisberto di Guascogna; la quarta condusse Sanson di Sansogna con diecimila, e con lui Giliante di Mondres; la quinta e ultima condusse Ottaviano e Duodo di Brabante e altri signori. Ottaviano lasciò la sua schiera a Duodo, ed egli passò dinanzi alla prima schiera, e lo re Danebruno, vecchio soldano, venne alla ischiera sua dinanzi, essendo Ottaviano dinanzi alla prima schiera mezza balestrata, e cosí Danebruno; e apressati, l'uno domandò l'altro che egli era. Quando Danebruno udí ch'egli era Ottaviano, disse: «Molto se' stato ardito a venirmi a torre le mie terre. Non bastava quello che mi fece el tuo bisavolo Fiovo e 'l tuo avolo Fiorello e 'l tuo padre Fioravante! Ma tu porterai pena del loro malfare, e non ti varrá avere la mia nipote per moglie, per cui addimandi la dota; ma io ti darò la morte per dota». E disfidati, presono del campo e rupponsi le lance a dosso; e tratte le spade, si diedono certi colpi; ma Ottaviano al secondo colpo gli tagliò la spalla a traverso, e al quarto colpo l'uccise. Morto Danebruno, si fece grande battaglia: alla fine, per la virtú d'Ottaviano e di Giliante, furono sconfitti e' saraini. E vinta questa gente, presono questo reame di Renoica, nel quale presono sette cittá e molte castella. Le cittá furono queste: imprima Nobia, ch'era in sul mare Libicon; e prese Cirena e Prenussa, che sono in sul detto mare Libicon; e fra terra e' prese Marotissa a pie' del monte Gianus; e presono Amonissa, posta in sul lago detto Fonte Solis; e presono la cittá di Filofila e Centropoli di verso la Morea; e queste sono tutte nel reame di Renoica.
Poi passò Ottaviano verso Egitto, e prese Alessandria e molte altre cittá; e in capo del primo anno pose l'assedio di Bambillonia. E mentre ch'egli aveva il campo a Bambillonia, prese molte cittá d'Egitto; e lasciava Giliante all'assedio, ed egli andava conquistando; e prese Damiata, e andò in Giudea, e prese Gerusalem. E 'l terzo anno albergò al santo Sipolcro due notte e due giorni digiuno in orazione, e l'agnolo gli apparí in visione, e confortollo ch'egli tornasse all'assedio in Bambillonia, e dissegli: «Di te nascerá gente che manterranno la fede di Cristo». Risentito, Ottaviano si confessò da capo e comunicossi, e partissi di Gerusalem, e tornò in Egitto, e accampossi intorno a Bambellonia. E in quelli dí ingravidò la sua donna Angaria in uno figliuolo maschio; e l'anno che Angaria partorí, morí Giliante: e Ottaviano al battesimo pose nome al figliuolo Bovetto. E stando a campo a Bambellonia, feciono molte battaglie, e grande gente vi morí; e stette a assedio Ottaviano anni diciotto, tanto che Bovetto portava arme. E in quello campo, compiuti anni diciotto, Ottaviano morí d'uno beveraggio, che la moglie gli diede a bere perché egli l'amasse piú; ma quella che fece il beveraggio, l'avvelenò; e vivette tre giorni, poi che l'ebbe preso. E fu portato il suo corpo in Nobia la grande e sopellito.
Bovetto prese Bambellonia il secondo anno dopo la morte di suo padre, e tutta la misse a fuoco. Come ebbe arsa Bambellonia, e' Persiani, gli Arabi e Etiopi con grande moltitudine di gente entrarono in Egitto, e perdé Bovetto tutto l'Egitto e 'l reame di Renoica. E fu la prima cosa, che la cittá di Nobia fu disfatta insino a' fondamenti, e convenne a Bovetto fuggire in Gerusalem, e ivi fu assediato.