Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
Gisberto Fier Visaggio, avendo come bestia salvatica cerco la maggior parte delle selve di Spagna, stette nelle montagne di Granata sette anni in una grotta in parte molto diserta, dove non abitava altro che orsi e porci cinghiali e gatti mamoni e scimie, cioè bertucce, ed era allato a uno fiume che si chiama Anor, e corre tra la Granata e la Spagna ed entra pel mezzo del reame d'Articana. Passato Gisberto i sette anni con grande penitenza raccomandandosi a Dio (e ogni dí due volte si lavava nel fiume Anor, e viveva di frutte salvatiche, come gli animali inrazionali), Iddio gli fece grazia che in capo di sette anni, purgato per tanta penitenzia, guarí della sua malattia, e trovossi nudo, tutto piloso; ed era stato tanto fuori del senno naturale, che egli non sapeva in che parte si fosse, o come quivi venuto si fosse. E vedeva che 'l fiume veniva di grandissime alpi, e diliberò di seguire il fiume alla 'ngiti; e per molte giornate andò, tanto ch'egli arrivò nel reame d'Articana presso a una cittá chiamata Agusta; ed eravi grande guerra, perché lo re di Lusintania voleva torre il reame alla reina Sibilla e aveva assediata Agusta. Giugnendo Gisberto a una villa di certe case, fu preso dalla gente ch'era a campo, e menato dinanzi al re Carianus, re di Lusintania. E quando il re lo vidde, se ne rise, perché Gisberto era nudo, e pareva bene affamato, e domandò per Dio da mangiare, e fugli dato del pane. E quando il re vidde che egli mangiava sí fieramente, disse per istrazio: «Mandianlo drento a Agusta, che gli tolghino la fame, che non hanno da mangiare per loro!». E cosí fu menato presso alla porta per istrazio e lasciato in su la riva del fosso della cittá. Gisberto se n'andò alla porta, e tanto pregò, che egli fu messo drento; e dimandavanlo, ed egli non intendeva; ma uno provenzale, ch'era drento al soldo, lo 'ntese; e parlando con lui, Gisberto disse: «Se voi mi date buone arme e buono cavallo, voi vedrete che per vero io sono di franco legnaggio. E per uno grande peccato sono stato sette anni lebroso; ora m'hanno perdonato e' miei iddei e sono guarito». Quelli della cittá non gli credevano, e segretamente, mandando lettere alla reina Sibilla, le significorono questo caso. Ella volle per forza di scienza, con arte di negromanzia, sapere chi egli era. Quando seppe che egli era Gisberto, re di Franza, mandò segretamente uno messo a Agusta, e mandò a dire che lo rivestissino e armassino e facessinlo capitano e signore della cittá, come a lui era in piacere; e cosí fu fatto.
Quando Gisberto fu armato e fatto capitano di tutta la gente drento, ed egli mandò a dire al re Carianus di Lusintania se egli voleva provare la sua persona con lui. Rispose che non si voleva provare con bestie salvatiche. Per questa risposta Gisberto fece armare la gente che aveva drento, e assalí il campo, e misselo mezzo in rotta. Allora lo re Carianus l'assaltò e ferillo d'una lancia avvelenata nella coscia; ma Gisberto gli tagliò la testa, e ruppe tutta la sua gente. E tornato drento con la vettoria, si fece medicare; ma niente gli valevano le medicine, e stette tanto nella terra d'Agusta, che la vita gli sarebbe mancata. Sentito questo, Sibilla mandò una nave per lo fiume di Anor, e fece portare Gisberto alla cittá di Sibilla, e di sua mano lo medicò. E quando Gisberto fu presso che guarito, disse Sibilla: «Signore Gisberto, se voi volete guarire, io voglio che voi siate mio marito». Ed egli fu contento, e poi ch'egli vide ch'ella lo conosceva, disse sí veramente ch'ella si battezzassi, ed ella fue contenta. E tolsela per moglie, ed ella si battezzò, e da quello punto in qua non volle piú fare arte di negromanzia. E cosí, sendo signore, stette alcuno anno in grande sollazzo e piacere nel regno d'Articana di Sibilla.