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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo XIII.

Come Bovetto combattè con Camireo e con Artifero,

e amendue gli uccise a corpo a corpo, e fu a grande pericolo.

 

Artifero, vedendosi assediato co' fratelli, e avendo poca speranza di soccorso e poca vettuvaglia con molta gente drento, essendovi giá istato il campo trenta giorni, chiamò Camireo e Carpidio, sua fratelli, e disse loro: «Io voglio combattere con Gisberto o con uno suo campione per nostro scampo». Allora disse Camireo: «Io ti prego che tu lasci prima combattere a me, e poi combatterai tu». Alla fine gli die' licenza. E l'altra mattina s'armò e montò a cavallo Camireo, e menò seco uno loro araldo; e come fu fuora della porta presso all'antiguardo de' cristiani, mandò l'araldo a dimandare battaglia al re Gisberto. Per avventura faceva il la guardia Bovetto co' suoi Scondii. Essendogli menato dinanzi l'araldo, udí la sua dimanda; onde egli montò a cavallo, e andò con lui dinanzi al re Gisberto; e inginocchiatosi a lui, gli addimandò una grazia, e 'l re gliela concedette. Allora l'araldo fece sua ambasciata da parte di Camireo. Fatta l'ambasciata, e Bovetto disse: «Signore Gisberto, la grazia che m'avete fatta si è questa battaglia». El re ne fu malcontento; ma poi ch'era promessa per grazia, gli die' licenza. Ed egli tornò all'antiguardo, e armossi, e montò a cavallo, e andò a combattere con Camireo, e lasciò capitano dell'antiguardo Ughetto di Dardenna. Lo re mandò Corvalius ed Eripes e molti altri baroni all'antiguardo armati per guardia di Bovetto, e tutto il campo stava armato. Bovetto giunse dov'era Camireo, e usarono villane parole, e disfidatisi presono del campo, e rupponsi le lance a dosso, e venuti alle spade, feciono uno fiero assalto, el primo. E riposati alquanto per ricominciare il secondo, Bovetto al primo colpo gli uccise il cavallo, e poi ismontò, e a pie' combatterono gran pezzo. E ripresono lena; e al terzo assalto s'abracciarono: Bovetto lo gittò di sotto, e col coltello gli segò la vena organale, e cosí l'uccise.

Morto Camireo, montò Bovetto a cavallo, e tornò al suo alloggiamento dell'antiguardo; e a pena era rinfrescato e trattosi l'elmo, ch'egli uscí della terra armato Artifero, e cominciò a chiamare traditore quello cavaliere che aveva morto suo fratello, perché non lo aveva tolto a prigione. La novella venne a Bovetto. Allora Eripes e Ughetto volevano andare alla battaglia: Bovetto non volle, ma egli s'armò e venne alla battaglia. L'uno dimandò l'altro chi era; e alla fine si diffidarono, e rupponsi le lance a dosso. E venuti alle spade, insino alla notte combatterono; e poi feciono patto di tornare l'altra mattina alla battaglia, veramente che s'affermasse patto che, se Bovetto vincesse, che la terra fosse data al re Gisberto; e se Artifero vincesse, che 'l re con tutta l'oste tornasse a Melina e che la pace si facesse fra loro ed Alfideo, ed eglino renderebbono Pavia al loro cognato, e ogn'altra cosa chi avesse, tenesse. E con questo si partirono per quello giorno. Bovetto a gran fatica fece che 'l re Gisberto fu contento, ma pure il patto s'affermò; e l'altra mattina Artifero, ch'era tornato nella cittá, s'armò e venne alla battaglia, e menò Carpidio che giurò e' patti; e' baroni cristiani giurarono col re Gisberto. Allora si cominciò la battaglia fra' due guerrieri. Rotte le lance, vennono alle spade; e durò gran pezzo il primo assalto. E cominciato il secondo, l'uno inaverò l'altro, e molto lo pregava Bovetto che egli s'arrendesse al re Gisberto. Alla fine di questo assalto, essendo pure a cavallo e sanza scudi, s'abracciarono, e i cavalli per forza si scostarono, onde amendue e' baroni caddono a terra de' cavalli: e nel cadere Bovetto gli cavò l'elmo di testa, e poi lo lasciò, e, scostato, lo pregava che egli s'arrendesse. Egli, pieno di superbia, si mise alla difesa. Allora e' baroni cristiani s'erano ritirati indrieto tra la gente dell'antiguardo. Subitamente fu aperta una porta per soccorrere Artifeo; ma quelli del campo se ne aviddono e mossonsi; nondimeno Carpidio ferí Bovetto d'una lancia, e fegli una piaga nella spalla, e se non fosse il presto soccorso, egli era morto. Ma Corvalius, Eripes e Ughetto rimissono e' saraini indrieto. Bovetto non abbandonò Artifero, ma combattendo gli levò la testa dalle spalle. Poi che l'ebbe morto, poco stette ch'egli cadde per le ferite che egli aveva, e fu portato al padiglione dinanzi al re Gisberto. E quando seppe come a tradimento Carpidio l'aveva ferito, comandò a tutti e' baroni che la guardia si facesse doppia con ogni ingegno, che egli l'avesse vivo o morto; e in questa ira ordinò maggiore e piú sagrete guardie alla cittá per avere Carpidio.




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