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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo XV.

Come Alfideo prese Pavia; e' signori franzosi tornarono in Franza,

e 'ncoronarono il re Michele, figliuolo di Gisberto, del reame;

e come Bovetto e Guido, suo figliuolo, passarono ad acquistare

l'Inghilterra contro agl'Inghilesi, ch'avevano cacciati i Brettoni.

 

Poiché Monza fu presa e disfatta, e' signori di Franza col duca Bovetto andarono a Pavia, e per la loro venuta quelli che tenevano la terra per Artifero, s'arrenderono, salvo le persone: alcuno si battezzò e alcuni si tornarono nell'alpi, le quali alpi si chiamano Apennine. Bovetto e gli altri baroni lasciarono la signoria ad Alfideo di tutta quella Lombardia che avevano acquistato, e a' suoi figliuoli Fiovo e Durante; e loro passarono l'alpe di Piamonte e tornoronsi a Parigi. E incoronarono el figliuolo del re Gisberto, che aveva nome Micael, che fu chiamato el re Michele, di cui nacque poi il re Agnolo Michele; e fatta la festa dello incoronamento, ogni barone tornò in suo paese. Ed aveva Bovetto una donna molto bella, figliuola di Gulion di Baviera, e aveva nome Alibranda, e aveva di lei uno bello figliuolo, chiamato Guido.

In questo tempo gl'Inghilesi avevano presa tutta l'isola d'Inghilterra e cacciatone tutti e' signori, perché e' loro maggiori morirono col buono re d'Inghilterra a Roma, e 'l suo figliuolo Jonasbrando ancora vi morí, ed era fatto signore d'Inghilterra gente strana. Per questo diliberò Bovetto, figliuolo d'Ottaviano del Lione, passare all'acquisto dell'isola, essendo chiamato dal re d'Irlanda, promettendogli quanto aiuto potesse. Bovetto richiese l'aiuto del re Michele di Franza e l'aiuto del suo suocero, Gulion di Baviera, e richiese molti altri; e passò in Inghilterra con cinquantamila cristiani, e menò con seco Corvalius d'Ordret e Ughetto di Dardenna e Guido suo figliuolo. E come giunse all'isola, ismontò al porto di Tamisa; e come fu nel porto, fece cavare ogni cosa delle nave e molte carrette da portare la vettuvaglia e 'l carriaggio; e quando tutta la gente fu smontata e vote le nave, e Bovetto comandò a' marinai che, a pena della vita, per insino a due mesi che mai alcuna delle navi che l'avevano portato entrasse in nessuno de' porti d'Inghilterra, e che qualunque nave di quelle fosse per quello e per lo secondo trovata in porto, fosse sicura; ma da quelli due di in , quale fosse trovata, fosse arsa o affondata in mare. Quando e' marinari udirono il comandamento, tutti si missono in mare con le vele gonfiate, e ritornarono ne' porti di Franza e di Fiandra, e lasciarono l'Inghilterra. La gente che aveva menata Bovetto cominciarono a mormorare, e Bovetto disse a' loro capitani: «Io non sono venuto per fuggire alle nave, ma voglio che voi ne perdiate ogni speranza di fuggire. Io non arò vantaggio da voi: le spade e l'arme conviene che sieno le nostre navi, le nostre cittá e le nostre speranze». E stette in questo luogo accampato due giorni; e quando giunse la terza mattina, n'andò verso Londres seguendo il fiume di Tamis.




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