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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo XXIII.

Come, passati quattro mesi che l'assedio era stato a Londra,

Bovetto ragunò quanta gente potè, e ruppe il campo.

 

Fra molte battaglie che furono fatte, passati e' quattro mesi che l'assedio era stato a Londra, e' nimici erano molto mancati, e avevano patito molti disagi. Essendo presi certi di Fris, furono menati a Feliziana, e dissono come l'oste del padre aveva molti disagi. Ella ne parlò con Bovetto, ed egli chiamò molti de' suoi gentili uomini, e trattarono di mandare al re Adramans a trattare accordo. E trovato l'ambascieria, mandò per salvocondotto per due ambasciadori al re Adramans; ed egli lo diede. E Bovetto mandò due savi e gentili uomini che trattassino di rimanere parenti come dovevano essere, e che egli farebbe a Feliziana ogni cosa di carta della sua signoria, e che egli le perdonasse, e che egli la 'ncoronerebbe d'Inghilterra, e che al re Adramans farebbe ogni ammendo ch'egli voleva, e che egli voleva essere suo figliuolo. Gli ambasciadori portarono questa ambasciata.

Udita el re Adramans questa domanda, montò in tanta superbia, che, s'egli avesse auta la gente drento alla cittá per correrla, non arebbe fatta aspra risposta, e disse: «Cani cristiani, io credetti che voi mi recassi le chiavi della cittá, e che Bovetto e la meretrice di mia figliuola si venissino a 'nginocchiare alla mia volontá, e fare quello di loro che mi piacesse. Or va', e di' a Bovetto e alla puttana di mia figliuola che io non mi partirò di questo paese, se non quando io arò fatto mangiare Bovetto e 'l suo figliuolo a' cani, e lei ardere, e gittare la polvere al vento per vendetta del mio nipote. E se io non vi avessi fatto il salvocondotto, com'io ho, io vi farei a amenduni cavare le lingue». E' fedeli ambasciadori tornorono a Bovetto, e feciongli la crudele risposta. Bovetto, tutto acceso di focosa ira, subito fece trovare e' suoi corrieri, e mandò al re d'Irlanda pregandolo per Dio che lo servissi di semila cavalieri, e mandò per tutta l'isola per quanta gente potè fare da cavallo e da pie', e diede ordine il che egli voleva uscire alla battaglia co' nimici, avvisando e' cristiani ch'e' saraini erano male in punto da combattere. Per queste lettere e messaggi, che segretamente e di notte uscirono di Londra, fu soccorso Bovetto di quindicimila cavalieri, e nella cittá n'era ottomila, e piú di diecimila pedoni, e di fuori erano piú di diecimila pedoni apparecchiati. E 'l ch'egli ordinò, essendo in su la terza, parlò a' suoi conestaboli e caporali: «Fratelli miei, voi sapete che io addomandai la pace, e quello ch'e' mi rispuose v'è palese. Noi siamo certi che non sono per la mezza parte forti, che quando vennono. Io ho ordinato che, come noi assalireno il campo, e' saranno assaliti da molta gente, ch'aspettano el nostro segno. Meglio è francamente morire, che stentando vivere in vergogna». Allora tutti gridarono: «Battaglia! battaglia!». E fece Guido il primo feritore con quattromila cavalieri e tremila pedoni; ed egli con quattromila cavalieri e cinquemila pedoni lo seguitò. E quando si mosse, tutte le torre feciono cenno di fummo. Guido uscí per una porta, e 'l padre per un'altra, e come gente disperata assaltorono il campo. Guido entrò nella battaglia come uno drago, e cosí la sua schiera; e' cavalieri ruppono l'antiguardo, e' pedoni gli uccidevano come cani. El romore si levò: Candrazio corse al romore di Guido, e Serpentino corse al romore di Bovetto. Guido fu percosso d'una lancia da Candrazio, e mancò poco che Guido non cadde da cavallo, e, adirato, in sé stesso si rodeva d'ira, e per la propia disperazione volse il cavallo drieto a Candrazio. Giugnendo ira a forza e forza a forza, lo giunse avendo gittato via lo scudo, e gli partí per mezzo il capo: infino alle reni gli misse la spada. Per la morte di Candrazio tutto il campo impaurí, e 'l romore e le grida e gli stormenti rintronavano il cielo e la terra. In questo punto fu assalito il campo da due altre parte da gente che giugneva, da cavallo e da pie'; e giá el campo, dov'erano le bandiere del re Adramans, era assalito per modo, che non poteva soccorrere all'altro campo. Serpentino s'aboccò con Bovetto, e per la furia de' cavalieri fu gittato per terra e mortogli il cavallo; e morí assai vituperosamente, perché i pedoni lo trovarono mezzo morto tra' piedi de' cavalli, e liverarono d'ucciderlo. E correndo verso le bandiere del re Adramans, si feciono due schiere una, cioè quella di Bovetto e di Guido, ma Guido era inanzi al padre. Quando il re Adramans vidde le bandiere di Bovetto e conobbe non avere rimedio, subito abbandonò le bandiere e' padiglioni: tutta sua gente cominciò a fuggire. Or qui fu la grande uccisione d'infedeli. Tutto il campo andò a preda, e poco seguitarono lo re Adramans; ma con la vettoria tornarono a Londra ricchi di preda d'oro e d'ariento e di cavalli: pochi prigioni v'era, perché la battaglia fu disperata, e molti prigioni furono morti, poi che furono a Londra, rammentandosi della crudele risposta del re Adramans e delle sue minacce.




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