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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo V.

Come Sinibaldo se ne menava Buovo verso la Rocca a San Simone,

e fu toltogli, e la rocca assediata da Duodo.

 

Mentre che le sopradette cose si facevono per la cittá d'Antona, Buovo, figliuolo del duca Guido, ch'era in etá d'anni undici, sentendo come suo padre era morto, ripieno di paura, non sappiendo che si fare (e udiva come la madre l'aveva fatto morire), aveva paura che ella non facesse uccidere ancora lui; e, come fanciullo, si nascose sotto una mangiatoia nella stalla, e coprissi di paglia. Essendo la novella andata a Sinibaldo alla Rocca a San Simone di questa cosa ch'era intervenuta, fece armare venti suo' compagni, e come Maganzesi si vestirono, e vennono ad Antona cosí sconosciuti, e vidde ogni cosa perduto e andava dimandando certi conoscenti se sapevano niente di Buovo. Essendo entrato nella stalla, e dimandando certi famigli, e Buovo lo sentí, e uscí di sotto la mangiatoia piagnendo. Sinibaldo, perch'e' non fusse conosciuto, lo fece tacere, e fece sellare uno cavallo di Guido, e miselo a cavallo, e uscirono fuori del palazzo per menarlo via. Intervenne che Brandoria era a una finestra del palazzo, e vidde Buovo passare la piazza: e' Maganzesi non lo conoscevano. Allora Brandoria chiamò Duodo, ch'era in su la sala armato, e disse: «O signore, el figliuolo del duca Guido è menato via, e credo che sia Sinibaldo della Rocca quello che lo mena via; e s'egli non è preso, tutta l'Inghilterra si dará a lui, e tu sarai sempre in guerra». Duodo, ch'era ancora armato, con grande romore montò a cavallo, e con molta gente, correndo, seguiva Sinibaldo.

Quando Buovo fu fuori della porta con Sinibaldo, s'afrettarono di cavalcare, ed erano mezzo miglio di lungi, quando Duodo uscí della porta. E spronando e' cavalli loro drieto, Sinibaldo se ne avidde, e fece spronare a Buovo, e passarono il fiume. E giunti di dal fiume, e Duodo giunse al fiume gridando. Sinibaldo afrettava Buovo, ma la fortuna non volle che egli campasse, imperò che la strada era sassosa e 'l cavallo di Buovo si sferrò di due piedi, e non potè andare: allora fu sopraggiunto. Sinibaldo cominciò a fare grande difesa co' sua cavalieri, ma tanta gente giugnea, e giunse Duodo, e Sinibaldo cominciò a fuggire verso la Rocca. Allora giunse Duodo, e prese Buovo pelli capelli con la mano stanca, e tenealo in aria sospeso, e trasse la spada per volerlo isbudellare, e diceva: «Io ho morto tuo padre, e tu non sarai cagione, né tua semenza, che mi disfaccia». Ma uno gentile uomo d'arme disse: «O signore, per Dio, non fare tanto vitupero al tuo legnaggio, che sia chiamato crudele, e pensa alla sua madre che t'ha fatto signore. De' modi ci sono assai, e non sarai biasimato, a farlo morire». Per queste parole Duodo lo gittò in terra e disse: «Pigliatelo e menatelo alla duchessa Brandoria, che lo faccia bene guardare tanto che io torno». E poi n'andò alla Rocca a San Simone, e assediólla minacciando di disfarla; ma ella era forte di luogo, forte di torre e di mura, forte di gente e d'arme, e sempre era fornita per quattro anni di vettuvaglia. Facevansi beffe di lui: nondimeno vi pose il campo.

E Buovo fu menato alla sua madre, che lo misse in prigione in una forte camera, donde non si potesse fuggire, e teneva le chiave nella sua camera, acciò che persona non gli aprissi; e perché Duodo non veniva alla cittá la sera, Brandoria molto si lamentò come iniqua, lussoriosa e crudele.




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