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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo XXXII.

Come lo re Marcabruno trasse el duca Canoro di prigione, ed egli promisse

di dare Buovo e Pulicane presi, e diede due suoi figliuoli

per istatichi, e andonne a Montefeltron con tremila cavalieri.

 

Mentre che questa guerra si faceva, sempre era il duca Canoro in prigione in Polonia; e il re Marcabruno lo fece chiamare a sé, e quando l'ebbe nella sua camera, gli disse: «Canoro, se tu vorrai fare quello che io ti dirò, io ti caverò fuori di prigione, e farò la pace con teco, e donerotti tre castella che giá furono tue, e sempre ti terrò per caro amico». Ed egli promisse di fare il suo comandamento. Era stato Buovo otto mesi o piú a Montefeltron, e Drusiana aveva il corpo grande. Disse il re: «Manda per tuoi figliuoli alla duchessa, e dirai che tu vuoi fare pace con meco, con patto che Buovo e Pulicane si vadano con Dio; e tu, quando sarai nel castello, farai loro grande allegrezza e festa e grande impromesse, e tieni modo di darmegli presi o morti, e io ti giuro di fare Lionido e Lione, tuoi figliuoli, amendue cavalieri, e donerò loro le due castella quali tu vorrai, delle tre ch'io t'ho impromesso; ma io gli voglio per statichi». El duca, per volontá d'uscire della prigione e per tornare nella grazia del re, promisse di fare tutto il suo potere, e scrisse una lettera segretamente alla duchessa a Montefeltron in atto della pace, ma non le scrisse il tradimento; ed ella, per volontá d'avere il marito e la pace, gli mandò amendue e' figliuoli, Lionido e Lione, segretamente. Allora il re diede al duca Canoro tremila cavalieri, e partissi a otta da Polonia, ch'egli giunse in sulla mezza notte a Montefeltron, e ancora non ne sapeva niente BuovoPulicane. E dato segno alla guardia, e la duchessa aperse al duca; e quando fu drento per la porta del soccorso, la domandò che faceva Buovo; ed ella lo menò insino alla camera dove dormiva Buovo con Drusiana, ed alla camera dove dormiva Pulicane. Quando el duca sentí che amendue dormivano, disse alla duchessa: «Ora è tempo, sanza dare piú indugio, al fatto nostro. Io ho con meco tremila cavalieri: io gli metterò drento e piglierò costoro inanzi che sia il giorno»; e dissegli tutto il trattato ch'egli aveva ordinato. Ed ella disse: «O signore mio, nessuno de' tuoi non furono mai chiamati traditori; or come vuoi tu acconsentire a tanto tradimento? Per Dio, di' inanzi a Buovo che si vada con Dio: egli è cavaliere tanto da bene, ch'egli se ne andrá, egli e Pulicane e Drusiana, e non sarai chiamato traditore». Disse il duca: «Io voglio fare a mio modo». Ed ella disse: «Io non lo consentirò mai». Allora il duca la cominciò a battere con pugni e con calci. Quivi non era altri che loro due, perché el duca non voleva che altra persona lo sentisse; e mentre che egli le dava, ed ella lo pregava umilemente che egli non facesse tanto tradimento, e forte piagneva: e 'l duca la minacciava di morte.




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