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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
La mattina furono armati e furono alla giostra. Buovo aspettò Riccardo tre colpi e non lo piegò d'arcione; ma Buovo, quando Riccardo aspettò lui, l'abatté a terra del cavallo. Allora venne Riccardo insino alla tavola a pie', e fece dare a Buovo trecento bisanti d'oro, e Buovo gli donò a' suoi compagnoni. E Sinibaldo andò alla camera di Riccardo con lui, e domandollo che uomo gli pareva messer Agostino; ed egli disse: «Egli è valente uomo con la lancia, ma con la spada mi voglio provare con lui»; e disse a Sinibaldo ch'egli l'andasse a sfidare da sua parte. E Sinibaldo v'andò, e Buovo rispose: «Io sono piú amico di Riccardo che egli non crede; ma io conosco che amore gliele fa fare. Tornate, e dite che io non voglio che noi facciamo con le spade, che noi non siamo nimici; ma facciamo con le lance sanza ferri puliti, ma co' roccetti, tre per parte; e chi vince, gli altri sieno sotto quello capitano». Sinibaldo tornò a Riccardo; ma egli disse che gli pareva una viltá, ma che egli farebbe dugento contro a dugento de' suoi; e chi è abattuto, perda l'arme e 'l cavallo, e sia quella parte che perde, sotto quello capitano che vince. E a questo s'accordarono. E furono l'altra mattina in campo, e fu la giostra grande, e fuvvi de' morti e de' feriti, imperò che Riccardo volle fare a ferri puliti con le lance e sanza spade. Buovo s'affrontò con Riccardo, e rupponsi due lance a dosso, e al secondo colpo s'aurtarono, e 'l cavallo di Riccardo andò per terra, onde Riccardo si chiamò perditore, dicendo che Buovo aveva migliore cavallo e che non era caduto per possanza di messer Agostino. E ristette la giostra, e Buovo fece perdonare l'arme a quelli ch'erano abattuti, e cosí perdonarono e' cavalli, e ognuno tornò al suo alloggiamento. Buovo mandò per Teris, e disse: «Va e fa la pace tra me e Riccardo». E Teris v'andò, e non potè; e Buovo disse: «Va e menalo teco a cena». Egli v'andò, e tanto lo pregò, che egli il menò a cena seco. Mentre che cenavano, e Buovo v'andò, e giunse che Riccardo diceva: «A me incresce piú de' miei cavalieri che di me, che eglino avevano il vantaggio della giostra, s'io non fussi caduto». Disse Fiorigia: «La colpa del cadere non fu vostra, ma fu del cavallo». In questa giunse Buovo, e tutti gli salutò, e prese Riccardo per la mano; e fugli data l'acqua alle mani, e puosesi con loro a cena. E cenando, Buovo cominciò a pregare Riccardo che gli perdonasse se egli l'aveva offeso, e che contro a sua volontá l'aveva fatto. Essendo loro tre a uno tagliere, cioè Buovo, Teris e Riccardo, e Fiorigia gli serviva, e parlando di molte cose, mai Buovo non guatò Fiorigia. Questo ebbe molto per bene Riccardo, e fecesi la pace; e l'altro giorno sempre stettono in compagnia, e posonsi grande amore, perché Buovo mostrava di non si curare d'amore inverso Fiorigia.