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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
La mattina vegnente che Sinibaldo aveva riconosciuto Buovo, tornò una spia d'Antona e disse a Sinibaldo come Duodo di Maganza giacea nel letto, ferito a morte d'una ferita che gli fece uno cavaliere con uno lione vermiglio nel campo azzurro e una sbarra d'argento, nella battaglia presso alla porta d'Antona. Quando Buovo sentí questo, disse segretamente a Sinibaldo: «Fatemi apparecchiare segretamente uno vestimento da medico, che io voglio andare ad Antona a medicare quello che uccise il padre mio». Disse Sinibaldo: «Molto v'avete da lodare de' cittadini d'Antona, imperò che co' loro danari ho fatto la guerra, e spezialmente di Ruberto dalla Croce, che sempre me gli ha mandati». Disse Buovo: «Iddio mi dia grazia che io torni in casa mia, che io gliele meriterò giusto il mio potere». E Terigi scrisse una lettera a Ruberto della Croce, e diella a una spia, e mandògli significando ogni cosa di Buovo. E la sera comandò Buovo a' suo' cavalieri che ubidissino a Riccardo di Conturbia come alla sua propia persona, e pregò Riccardo che attendessi a buona guardia. E la notte, stravestito egli e Terigi, si partirono, e l'altro giorno giunsono alla porta d'Antona di verso il mare, e giunti a uno ostiere, drento dal borgo chiamato Alerici, chiesono da mangiare. Era questo borgo in fortezza con fossi e con uno steccato, e Buovo pareva uno medico, e Terigi pareva il famiglio. E l'ostiere domandò Buovo s'egli era mercatante, ed egli rispose che non era mercatante, ma ch'egli era medico di piaghe e andava a Parigi allo studio; «e io udi' dire che qui era stata battaglia, e però sono venuto per guadagnare qualche danaro, se nessuno avesse bisogno del mio mestiero. E udi' dire ch'era ferito questo signore, e io mi vanto di guarirlo». Disse l'ostiere: «Andatevi con Dio, ch'egli ha medici troppi, e non voglio che voi mangiate in mio abergo». E Buovo disse: «Per dispetto cel fai, ma io t'accuserò al signore». Disse l'ostiere: «Omè, per Dio, non fate, e io vi darò da mangiare per niente». Eglino mangiorono, e l'oste disse:«Io mi vi raccomando per l'amore di Dio; che se voi m'accusassi, io sarei disfatto del mondo». Ed eglino si partirono. Disse Buovo a Terigi: «Che ti pare dell'oste?». Disse Terigi: «Egli vorrebbe la festa prima che la vigilia».
Entrorono nella cittá, e furono appresentati alla corte e addimandati che andavano cercando; e Buovo disse come aveva detto all'oste. Molti famigli d'oste gli volevano menare alla loro osteria, ma Terigi disse a Buovo: «O maestro, andiamo con costui ch'è famiglio d'uno buono abergo». E andorono all'albergo di Ruberto dalla Croce; e quando giunsono, e Ruberto si fece loro incontro e dimandò quello che andavano facendo. Buovo disse com'era medico, «e per avventura guariremo il duca Duodo vostro signore». Ruberto se ne mostrò allegro, e nondimeno borbottò da se medesimo, e rispose: «Io ho molti forestieri, e non vi potrei albergare». Buovo gli rafferma e dice: «Come? Se noi vegniamo per guarire Duodo vostro signore, non ci volete voi albergare?». E Ruberto gli volse le reni, e disse a uno famiglio: «Mandagli via!». E Buovo l'udí, e disse: «O Ruberto, io ti priego che tu m'alberghi per quella cosa che tu piú desideri in questo mondo». Disse Ruberto: «Iddio ve lo meriti!». E per questa parola gli raccettò e fece dare loro una camera. E quando furono alloggiati, e Ruberto andò da loro, e Buovo lo domandò: «Come fu ferito il vostro signore?». Disse Ruberto: «Ferillo uno cavaliere nella zuffa a pie' della porta, il quale istá alla Rocca a San Simone e ha nome messer Agostino». E Buovo lo domandò come Duodo era signore d'Antona; e l'oste gli contò come el duca Guido d'Antona fu tradito e morto, e come scampò uno suo figliuolo di dodici anni, e disse: «Se io non dubitassi, io direi piú oltre». E Buovo disse: «Di' pure sicuramente». Disse Ruberto: «Costui ha guasto questo paese di nobili uomini, ma bene havvi Sinibaldo dalla Rocca che gli ha fatto sempre guerra da poi in qua che costui uccise el duca Guido; ed ha Sinibaldo uno figliuolo che ha nome Terigi, el quale io vorrei volentieri vedere». E pregògli che queste parole fossero sagrete, e proferse loro l'abergo e ciò ch'egli aveva al mondo, e menògli nella piú ricca camera ch'egli aveva.