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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
Istando Fiovo nella camera, venne a corte Giambarone, il quale era del sangue e del legnaggio degli Scipioni di Roma, ed era suo balio, e aveva allevato Fiovo insino da piccolo fanciullo, e molto l'amava. E giunto in su la sala, non vedendo Fiovo, domandò alcuno dov'egli era. Fugli risposto: «Egli andò adesso in camera»; e non gli fu però detto altro. E giunto in camera, lo trovò lagrimare. Domandollo della cagione; e quando udí questa cosa, disse: «Sozzo poltrone che tu se'! o di che piagni? Adunche di': tu che se' figliuolo di Gostantino, che vinse con l'arme tre imperadori e prese lo imperio di Roma con la sua virtú, non hai ardire di dargli d'uno coltello nel petto per me' quello lato dov'egli ha dato a te, acciò che uno cane mastino traditore non si possa vantare che abbia battuto il figliuolo dello 'mperadore Gostantino?». Fiovo inanimato giá sarebbe mosso. Disse Giambarone: «Non fare cosí; aspetta il tempo. Io andrò cosí a dire a' portinari che nel fuggire, quando tu sarai passato, serrino le porte, acciò che tu non sia preso; e come tu l'hai morto, vientene a casa mia. Io t'arò apparecchiate le tue arme. Vattene in Gallia, ove ti sará fatto grande onore». E detto questo, venne in sala.
E stando un poco, comandò a' portinari celatamente a pena della forca, da parte di Gostantino, che, come Fiovo fuggisse di sala, subito gli serrassino l'uscio drieto, acciò che non fusse seguito. Per due cose fu ubidito: prima, Giambarone era il maggiore siniscalco di corte; seconda, credettono che Gostantino l'avesse fatto fare. E dato l'ordine, accennò a Fiovo che se ne vada, e ch'egli fornisse la faccenda; e partissi, avendo a tre porte dato l'ordine dove doveva passare.