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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
Quelli che camporono della battaglia, molto percossi e malmenati tornarono nel campo del re Arbaul d'Ungheria e dissono la morte di Trifero e la ricevuta sconfitta da Buovo; e funne grande dolore nel campo; e comandò ch'el campo si levasse e andasse verso Sinella. E racozzossi con l'altra parte del campo, cioè col re Morapes di Ruscia, e mandò a dire all'armata di mare che assediassino Sinella per mare, ch'egli vi sarebbe per terra, e che tenessino modo che la vettuvaglia fosse per mare apparecchiata, e di fornire il campo. E prestamente mosse l'oste, e tre giorni cavalcarono senza fermare campo, tanto che giunsono alla disfatta cittá d'Ascilacca, e ivi si riposò il campo tre giorni. E 'l terzo giorno chiamò a consiglio e' suoi baroni, ed ebbono alcuno de' Turchi ch'erono campati della battaglia, e domandarono come la battaglia andò a Sinella. E sentita la cosa come era andata, pensarono per agguati di torre la cittá a Buovo, e ordinorono d'andare con l'oste insino passati e' monti ch'erano presso a Sinella a sei miglia, e starvi due giorni, e la notte porre due agguati alla cittá, e la mattina cavalcare pianamente verso la terra e fare correre dodicimila saraini a predare insino in su le porte. E con questo ordine passorono e' monti, e accamporonsi in su la piaggia di verso Sinella, e stettonvi due giorni.
Giá era palese a Sinella come il campo avea passato e' monti; e la notte, passati e' due giorni, mandò il re Arbaul el re Morapes con ventimila saraini, e passò la cittá di Sinella, e puosesi in agguato presso alla cittá a mezza lega in una valle molto grande: e apresso mandò lo re Arbaul lo re Tilopon d'Azia con altrettanti, e posesi co' suoi tra certe lagune d'acqua presso alla cittá a due miglia; e aveva dato per segno di fare, in su uno monticello che v'era presso a una lega alla cittá, segno di fummo, e per uno fummo si scoprisse lo re Morapes, e per due fummi si scoprisse lo re Tilopon, e che ognuno corresse alla porta della cittá, e a giusto loro potere entrassino drento e pigliassino la cittá.