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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
Apparita la mattina, lo re Arbaul fece correre dodicimila a cavallo insino alle porte di Sinella, predando intorno alla cittá; e 'l romore si levò nella terra. Buovo e Guido s'armorono con tutta la loro gente, e Buovo disse: «Figliuolo, io voglio che tu rimanga nella cittá per salvamento della cittá e di noi». Guido rispose: «O padre mio, non sarebbe dovuto che io, che posso l'arme portare e sono giovane, rimanessi a riposare, e voi andassi alla battaglia, che doverresti riposarvi. Io voglio essere il primo che vada alla battaglia». Buovo molto lo contradisse: alla fine, veduta la sua volontá, gli diede la sua benedizione e diegli seimila cavalieri, e mostrògli certi casamenti da una finestra, e disse: «Figliuolo, non passare quelle case, imperò ch'io veggio questa gente correre pigramente, e temo che grande inganno non ci sia, secondo l'arte della guerra». Disse Guido: «Padre, io farò el vostro comandamento»; e uscí fuori della cittá dal lato della marina, e uccidendo molti infedeli, cacciandogli per lo campo, riscosse grande preda di bestiame e di prigioni, e andò insino alle dette case, e quivi fece sonare a raccolta. E' cavalieri bestemmiavono el sonare a raccolta e tornavano alle bandiere. Allora lo re Arbaulle mostrò uno fummo, come di sopra era l'ordine dato, da quello ordinato monte, e 'l re Morapes uscí d'agguato e corse insino in su' fossi, che persona de' cristiani non lo viddono, perché attendevano a guatare verso dove Guidone combatteva; e su per lo fosso della cittá correndo, giunse alla porta dond'era uscito Guido, ed entrarono drento uccidendo le guardie. El romore si levò nella cittá, e Buovo, sentendo come i nimici entravano nella cittá, montò a cavallo, e rincorando i cavalieri e' cittadini, e' giunse alla porta, e giá erano drento quattromila saraini. Buovo, rincorando la sua brigata, si misse francamente tra loro, e nella giunta scontrò lo re Morapes e passollo d'una lancia insino di drieto, e morto lo gittò alla terra; e tratta la spada, si misse tra' nimici, commettendo grande uccisione. Per la morte di Morapes si missono e' saraini in fuga, e volevano uscire della cittá, e per la grande calca non potevono; e Buovo sempre dinanzi nel mezzo de' nimici. Fu tanta la forza de' cristiani, che drento alla cittá furono morti quattromila saraini.
E ancora non era Buovo fuora, quando Guidone giunse alle spalle a quegli di fuori che avevano udito el romore; e grande uccisione v'era. Cosí combattendo, Buovo uscí fuora, e uccidendo e cacciandogli francamente, passorono la villa dove prima s'era fermato Guido per lo comandamento di Buovo. Allora fu fatto per lo comandamento del re Arbaul due fummi per cenno in sul sopradetto poggio, e quando i cavalieri di Guido viddono fare quelli due fummi, gli mostrorono a Guido, onde egli dubitò che non fusse segno, e ritornò subito alle bandiere e fece sonare a raccolta. E mentre che gli suoi cavalieri si raccoglievano, e lo re Tilopon d'Azia uscí dello agguato e corse insino alla porta; e veramente egli arebbe presa la terra, ma quella poca gente ch'era nella cittá e su per le mura, avevano paura degli agguati per quello che aveva loro fatto poco inanzi lo re Morapes, sí che, avendo piú guardia, s'avvidono di questa gente e levarono il ponte; e quelli delle mura gittavono sassi, e' balestrieri saettavano, e le grida erano grandi, e le campane sonavono a stormo per dare a quegli di fuori segno.
Allora Buovo ebbe temenza di non perdere la terra, e' cavalieri impauriti tra loro si lamentavano; e Buovo cominciò con grande boce a confortargli, e diceva: «O signori cavalieri, non vi spaventate per queste grida; la cittá senza fallo è nostra, e a noi danno segno che noi fuggiamo alla cittá: egli è di bisogno che noi ci facciamo la via con l'arme; questa gente partirete voi leggeramente»; e molte altre parole andava dicendo per lo campo. E poi segretamente disse a Guido: «Figliuolo mio, se Iddio non provede, noi abbiamo mal partito alle mani. Ma volgiti alla terra prestamente co' tuoi, soccorri la cittá, e io sosterrò questi di verso il monte, che 'l re Arbaul ci viene a dosso con tutto il campo». Guido gli rispose francamente: «Padre mio, non temete; confortate e' cavalieri, che Iddio ci dará aiuto»; e detto questo, si volse verso la cittá con le sue trombette e la sua bandiera. Buovo volse le sue bandiere verso la gente del re Arbaul: le grida, gli stormenti rinsonarono tutta la campagna, e 'l franco Guido si misse con la sua schiera de' taliani nella schiera dello re Tilopon, i quali erono giá volti verso loro, che avevano perduta la speranza della cittá: e grande e aspra e mortale battaglia si cominciò. Essendo la battaglia dubbiosa, Guido s'aboccò col re Tilopon, e assalito l'uno l'altro, Guido gli die' un grande colpo di spada; ma il re gli die' d'una mazza ferrata in su la testa per modo, che Guido fu per cadere a terra del cavallo. E arebbelo alla fine morto, perché egli era uscito della memoria, e sí per la grande moltitudine; ma Iddio mise in cuore a Buovo quello che fu il migliore. Egli pensò che troppo era la moltitudine del re Arbaul, e che gli era piú senno a rifuggire nella cittá; e volsesi drieto al figliuolo, e giunse nella gente del re Tilopon, e partirono per forza d'arme questa schiera, e fu dipartita la battaglia da Guido, imperò che Buovo gli die' d'una lancia e gittollo per terra lui e 'l cavallo. E giunti alla porta, fece affrettare di rientrare drento e' cavalieri e l'altra gente presto quanto si potea, e ritornarono drento con molto danno di loro gente, perché sopraggiunse lo re Arbaul loro alle spalle con la infinita moltitudine, e perderono quel dí cinquemila cavalieri, e non ve ne rimasono dumila che non fussino feriti, de' quali morirono poi nella cittá tremila cinquecento per le ferite ricevute. E' saraini puosono campo da due parti alla cittá, facendola in molte parti cingere di steccati e palancate, e dove affossare; e nel mare giunse l'armata de' saraini, donde il campo si forniva la maggiore parte di vettuvaglia; e rubovono tutto il mare Adriano insino alle piagge d'Italia. E stette Buovo quarantacinque giorni assediato in Sinella, che mai uomo non uscí della cittá; e in questo mezzo la sua gente cominciò a guarire, e cominciorono alcuna volta a assalire il campo pure con brieve battaglia, ora di notte, ora di giorno.