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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
Fiovo aspettò il tempo e mutò di vestimenti, e venne in sala con uno coltello arrotato sotto, e non mostrò adirato, e posesi a sedere nel luogo la dove gli parve meglio potere offendere el nimico che sedeva allato a Gostantino. Credettesi per molti che Saleone dubitassi di Fiovo; ma quando lo vidde tornare in sala, non fe' piú stima di lui; e stando un poco, prese licenzia per partirsi da Gostantino. E com'egli giunse per me' dov'era Fiovo, el giovane, volonteroso della vendetta e atante, si gli avventò a dosso e si lo passò di tre punte mortali nel petto del coltello; e fece tanto presto, che ognuno uscí di sé. Saleone cadde morto in su la sala. Fiovo uscí fuori, e le porte gli erano serrate drieto. Il romore si levò in su la sala per Gostantino, perché egli fosse preso. Quelli che correvano non potevano uscire. In questo mezzo Fiovo si andò a casa del balio; e armossi, e mangiò e beve un poco, e montò a cavallo, e prese suo cammino verso Toscana. In questo mezzo le porte del palagio furono aperte con molte busse a' portinai. Gostantino s'adirò, e armato, montò in su il piú vantaggiato cavallo che avesse. Aveva allora Gostantino anni quarantadue, e Gostanzo Fiovo n'aveva venti o poco meno. Seguitò nel furore drieto a Gostantino mille cavalieri, ma poi furono piú di diecimila. Quando Gostantino si partiva dal palazzo, riscontrò Giambarone e dissegli: «Tu ne se' stato cagione di tutto questo male; ma tu ne porterai la pena col mio figliuolo insieme, che dicesti a' portinai: —Come Fiovo passa, serrate le porte—». Disse Giambarone di subito: «Ma i' non dissi cosí; ma dissi loro: — Non lasciate entrare Fiovo in sala —». Intanto Gostantino passò via drieto a Fiovo. Tutte le persone di Roma che 'ntesono il fatto, pregavano Iddio che Gostantino non lo giugnesse; ma egli era tanto bene a cavallo, ch'entrò inanzi a tutta sua gente presso a tre miglia, e dieci miglia di lungi a Roma lo giunse nella pianura detta Suvereta. E come gli giunse alle spalle, gli disse: «O figliuolo della fortuna, in mal'ora v'acquistai tutti a tre; ma pure il meglio è ch'io t'uccida con le mie mani, che farti giustiziare a Roma». Fiovo per questo non si volse alle parole del padre; ma Gostantino lo chiamò bastardo traditore. Per questo Fiovo si volse, e disse: «O padre, perché mi farai figliuolo di crudeltá?». E 'l padre adirato, piú disperato del figliuolo, arrestò la lancia con animo di dargli la morte; ma Fiovo volse il calcio della lancia, e abatte sí duramente il padre, che appena ebbe possa di levarsi ritto. Fiovo non si mosse d'arcione, e presto ritornò al padre, e disse: «Padre, perdonami se io t'ho abattuto, però ch'egli è stato contro al mio volere». E 'l padre non gli rispuose, ma misse mano alla spada. E Fiovo vedendo la gente che veniva drie' a Gostantino, e vidde il cavallo di Gostantino, e sapeva ch'era migliore d'altro cavallo del mondo, subito si gli accostò, e lasciò il suo, e montò in su quello, e l'aste in mano e lo scudo in braccio. Gostantino rimase in terra abattuto, e Fiovo ne venne inverso Toscana; e prese la piú salvatica via per la marina e pe' boschi.