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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo XIX.

Come Morando di Riviera cercava di Carlotto,

e come l'abate lo riconobbe e fecegli fare arme a suo dosso.

 

Due anni dopo la morte di Pipino, Morando di Riviera, balio di Carlo, avendo fatto molto cercare di Carlotto e non potendo sentirne novelle, diliberò d'andare egli in persona cercandolo, e lasciò la sua terra a due suoi piccoli figliuoli e diede loro fidato governo, ed egli sconosciuto venne a Parigi a certi amici, e mai non ne potè sapere novelle. E cercò, vestito come religioso, tutte le chiese e munisteri di Franza presso a Parigi a tre miglia, e non trovandolo, n'andò a Roma e per molti paesi, tanto ch'erano presso a quattro anni passati che Pipino era morto. E Morando ritornò a Parigi sconosciuto, e ridomandò gli amici, e nulla ne sentí; ed egli si partí da Parigi armato a cavallo, e prese la via d'andare a Orliens. Ed essendo di lungi da Parigi cinque miglia, trovò uno pastore che guardava pecore, e aveva indosso uno giubberello di seta tutto stracciato. Morando si fermò, e parvegli ri conoscere il giubberello, e domandò il pastore, ch'era d'etá d'anni sedici, donde egli aveva auto quello farsettino. Disse il pastore: «Il giorno che fu morto lo re Pipino passava di qui uno valletto, e pregommi che io cambiassi vestito con lui: egli mi diede li suoi panni, io gli diedi i mia, e le mie calze e i miei calzari. Io il domandai perché egli lo faceva, ed egli mi disse: — Per paura di non essere morto —». E diede il pastore tanti segni, che Morando tutto si rallegrò, pensando ch'egli dovea pure essere vivo.

In questo tempo l'abate ebbe molte volte la sopradetta visione che questo era Carlotto, il quale egli chiamava Mainetto, onde egli l'ebbe una mattina nella sua camera solo con lui, e in questo modo gli parlò, e se gli misse ginocchioni dinanzi e disse: «Signore, tu non puoi piú celare che tu non sia il mio signore Carlo». Allora Carlo non si seppe negare e gittossi piagnendo ginocchioni inanzi a l'abate, e fecegli croce delle braccia, e raccomandandoglisi tremava di paura che egli non lo desse nelle mani a' due bastardi. L'abate piagnendo l'abracciò e confortollo, e dissegli: «Signor mio, el tuo padre mi diede questa badia, e fui suo cappellano otto anni; e la mia persona e la badia è tua, e inanzi sofferrei mille volte essere morto, che tu impedimentissi nelle mani de' dua traditori patricida». E Mainetto lo pregò che non lo mutasse del suo uffizio, acciò che non fosse conosciuto. L'abate gli fece fare segretamente una armadura a suo dosso un poco agiata, e per suo amore teneva uno grosso destriere in istalla; e perché Carlotto aveva fatto quistione con tutti e' monaci, e' fece fare pace con tutti, e tenevalo a dormire nella sua camera; e tennelo cosí due anni, poi che l'ebbe riconosciuto.




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