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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
Lo re Galafro apparecchiava di voler maritare Galeana sua figliuola, perché ella era giá negli anni maritali; e fece ordinare e bandire una ricca corte alla cittá di Saragozza, capo delle cittá del suo regno. A questa grande festa venne gran numero di gentili signori, molti per vedere la festa, e la maggiore parte per provarsi d'avere Galeana per moglie: fra' quali vi venne Ulieno di Sarza, el duca Dalfreno d'Africa, Canador di Cipri, l'ammirante di Numidia, el re Alchino di Giudea, el re di Granata, Alicardo, re d'Anfiore, el re Polinas di Ruscia, Sinagon di Faraonia, el re di Portogallo; re Magarigi di Pampalona, Pantalione di Trazia, Calindres d'Organa di Soria e molti altri signori; e tutti erano giovani e volonterosi di provare loro persone. Piú di quaranta signori aspettanti di corona vennono a Saragozza, sanza e' prenzi e conti e marchesi e gli altri signori. Comandò lo re Galafro a tutti e tre i figliuoli che facessino grande onore a tutti i signori; e cosí feciono. E passati certi giorni, ordinossi il giorno della giostra e del torniamento.
Essendo uno giorno Galeana in camera con certe damigelle a mangiare, e Mainetto serviva, disse Galeana a Mainetto: «O non romperai tu per mio amore una lancia?». Mainetto rispuose: «Madonna, io non so giostrare», e guatolla nel viso, e gli occhi si scontrarono insieme: ognuno abassò gli occhi, e sospirò. Apresso Mainetto si partí e tornossi alla sua camera, dove tornato Morando, gli parlò del torniamento, e pregò molto Mainetto ch'egli non si armasse, mostrandogli molte ragioni di pericolo, s'egli s'armasse: e Mainetto disse che non si armerebbe. E venuta la mattina della festa, che in piazza si doveva giostrare, e cominciossi la giostra in piazza per quelli di piú bassa condizione: e Mainetto stava a uno balcone a vedere; e Morando n'andò a lui e da capo l'ammoní che egli non pigliasse arme per giostrare, mostrandogli da capo el pericolo d'essere conosciuto. E come Morando fu partito, e Mainetto, essendo in camera, cavò tutte sue arme d'uno cassone e vollesele mettere, ed egli era tanto cresciuto, che l'arme non gli erano buone, onde egli le gittò per tutta la camera, maladicendo la sua fortuna, e malinconoso se n'andò suso in una piccola saletta ch'era fra mezzo le camere, e puosesi a sedere in su una panca, e apoggiavasi la mano alla mascella, tenendo l'uno ginocchio in su l'altro, e 'l gomito in sul ginocchio, ed era a lato all'entrata della sala, e sospirando fra sé faceva molte immaginazioni. In questo v'arrivò la sagretaria di Galeana, volendo passare per la sala. E com'ella giunse in su la sala, vidde Mainetto, e viddelo sospirare, ond'ella si tirò a drieto e stava a udire. E Mainetto disse, non credendo essere udito: «O lasso a me, o quando ritornerò io nel mio reame, dove mio padre portò sí onorata corona, da poi ch'io non posso avere arme da giostrare e non posso provare la mia persona? O magno Alessandro, che nello mio tempo avevi tutta Soria soggiogata; O franco Annibale, che nel mio tempo guidavi tutta l'oste de' Cartaginesi; O valente Scipione Africano, quanto ti fu il cielo benigno nella tua gioventú, e contro a me adopera tutte le terreste sciagure!». E diessi delle mani nella faccia. Alla giovane increbbe di lui e cognobbe alle parole ch'egli doveva essere di gentile legnaggio; e passò in sulla sala e dimandò Mainetto quello ch'egli aveva, ch'egli era cosí pensoso; ed egli tutto turbato le disse la cagione, ond'ella ridendo gli disse: «Vuoi tu amare Galeana, s'ella ti fará avere arme e cavallo, che tu potrai giostrare?». Mainetto le giurò di sí, e la segretaria n'andò a Galeana, e tiratola da lato, le disse ciò che gli era avvenuto di Mainetto, e le parole ch'ella gli aveva udito dire. E disse: «Per certo Mainetto è figliuolo di re, ma io non pote' intendere di quale paese egli si sia»; e poi le disse il patto ch'ella aveva fatto con lui. Ed ella mandò per lui, e con la sua sagretaria in compagnia gli parlò; e Mainetto se le gittò gi nocchioni a' piedi. Disse Galeana: «S'io ti farò armare, vuo' mi tu giurare di non torre mai altra donna che me, e d'essere sempre mio fedele amante?». Rispuose Mainetto: «Io vi giuro che, mentre che voi viverete, io non amerò mai altra donna che voi, e non ne arò altra sposa che voi, se voi giurate di non torre mai altro marito che me». Ed ella gliele giurò, ed egli cosí giurava a lei per Maometto. Disse la cameriera: «Non giurare per Maometto, ma giura per quello Iddio a cui tu credi». Ed e' cosí giurò, e Galeana giurò a lui.