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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
Mentre che nel campo si faceva el sopradetto parlamento, e Mainetto, che aveva veduto Morando menato prigione, disse a Galeana e alla reina sua madre: «Datemi arme e uno cavallo, ch'io voglio andare al campo». La reina molto si maravigliò del grande ardire che le pareva che dimostrasse Mainetto; e menaronlo nella camera del re Galafro, ed entrate drento madre e figliuola, quasi piangendo, Mainetto le confortò; e vidde piú di cento armadure, e tolsene una antica che gli piacque. E armato ch'egli fu, andorono con lui nella stalla e dierongli il migliore cavallo che fosse nella cittá. Egli montò a cavallo e venne al campo con sopravesta vermiglia e con uno Maometto d'argento. Giunto in sul campo, si fermò e cominciò a sonare un corno, dando segno che addimandava battaglia.
Ognuno si maravigliava chi costui potesse essere. Lo re Bramante domandò lo re Galafro e' figliuoli chi egli era, ma nessuno non seppe dire chi e' si fussi. Allora s'armò lo re Polinoro, e furioso venne al campo; e giunto a lui, lo salutò, e domandollo chi egli era. Mainetto rispuose: «Io sono di Barzalona, figliuolo d'uno mercatante». Polinoro cominciò a ridere, e disse: «Va dunque, e torna a fare la tua mercatantia, e lascia stare i fatti dell'arme». Disse Mainetto: «Io honne giurato di non fare altra mercatantia che fatti d'arme, e ho speranza di racquistare il mio signore per forza d'arme». Polinoro si maravigliò delle sue pronte parole, e disse: «Tu non se' cavaliere: io non combattere' con teco per piú cose: l'una, tu se' borgese; l'altra, servo d'altrui; terza, non se' cavaliere». Disse Mainetto: «Se mi prometti d'aspettarmi per tanto ch'io torni, io andrò alla cittá e farommi cavaliere». Polinoro promisse d'aspettarlo, ed egli die' volta verso la cittá. Quando la reina e Galeana lo vidono tornare, si maravigliavano, e sopra a tutto Galeana, imperò che la reina credeva ch'egli tornasse per paura, ma non Galeana. Ma quando giunse e contò la cagione, la reina lo voleva fare cavaliere, ma Galeana disse: «Madre, ogni figliuola di re o di reina può fare uno cavaliere inanzi che vada a marito, e però lo voglio fare cavaliere». E quando Mainetto venne per giurare cavalleria, disse a Galeana: «Giuro per lo Iddio ch'io adoro di mantenere la mia fede»; ed egli cosí giurò di mantenere la fede cristiana; e' saraini credevano ch'egli avesse giurato la fe' di Maometto. E fatto cavaliere, mutò insegna pure, il campo vermiglio e uno Maometto d'oro, e rimontò a cavallo e ritornò al campo, fatto cavaliere per mano di Galeana. E sfidossi col re Polinoro, e diedonsi grandi colpi, e poco mancò che lo re Polinoro non cadde da cavallo, e Mainetto non si piegò d'arcione.
Tutta l'oste di fuori e quelli della cittá si maravigliarono; lo re Polinoro si maravigliò sopra tutti; e diceva: «Per Maometto, costui non è figliuolo di borgese, come egli dice!». E tratte le spade, cominciarono grande battaglia; e durò il primo assalto insino a vespro. Molto si trabattevano, e i loro cavalli assai erano afannati e stanchi, e rotti i cimieri e gli scudi; e presono riposo al primo assalto. E cominciato il secondo, lo re Polinoro die' a Mainetto uno grande colpo a dua mani, che lo fece tutto intronare, e portollo el cavallo piú di cento braccia, ch'egli non sapeva dove s'era; e 'l re lo seguiva per riferirlo. Mainetto, ritornato in sé, ripieno d'ira e di vergogna, ricordandosi di Galeana, si gittò il rotto scudo dopo le spalle e prese la spada a due mani, e volto a lo re Polinoro, lo ferí in su l'elmo per tale forza, che gli fece dare dell'elmo in su lo collo del cavallo. Polinoro rimase tutto stordito; e ritornato in sé, bestemmiò Maometto e Trevigante. E durando gran pezzo la battaglia, giá era presso alla sera, e 'l re Polinoro si sentiva molto affaticato e parevagli che Mainetto non curasse la battaglia. Lo re Polinoro disse: «Per certo, cavaliere, io non credo che tu sia figliuolo di mercante; io ti priego che tu mi dichi il tuo nome, e quello che fai nella corte del re Galafro». Disse Carlo: «Io ho nome Mainetto, e servo di coltello inanzi a Galeana, ed ella mi fe' di sua mano cavaliere». Disse lo re Polinoro: «Io voglio una grazia da te, che noi indugiamo questa battaglia insino a domattina». Mainetto gli fece la grazia, e giurarono per la loro fede di tornare l'altra mattina a fornire la battaglia. Mainetto gli raccomandò e' prigioni, e sopra a tutti el Ragonese, perché gli avea fatta buona compagnia da Ragona in Ispagna. Mainetto si tornò alla cittá, e 'l re Polinoro si tornò nel campo al padiglione.