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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
Cintasi Mainetto Durindarda, si fece portare uno buono scudo e impugnò una grossa lancia, e tornò in sul campo a domandare battaglia. Quando lo re Bramante vide morto Polinoro, ebbe grande dolore, e ora si sentiva addomandare battaglia da colui che l'aveva morto, ond'egli con ira e con isdegno e con superbia s'armò, minacciando Mainetto di farlo mangiare a' cani per vendetta del re Polinoro. In prima si misse un osbergo di maglia e gambieri e cosciali e faldoni e gorgerino, e poi si misse l'osbergo di piastre d'acciaio temperato, e sopra tutto si misse uno cuoio di serpente con una sopravesta di Maometto d'oro, e poi s'allacciò in testa uno elmo incantato, o veramente di sí buona tempera, che mai veruno se ne trovò migliore di quello; e molti dissono che in questo elmo era fabricato entrovi uno de' chiovi con che fu confitto Cristo in sul legno della croce. E tutto il campo della sua sopravesta, da due Maconi in fuori, era cilestro e pieno di gigli d'oro, e cosí tutta la sopravesta del cavallo. E montò in su uno grande cavallo, e portava una grande spada cinta insino al tallone, e uno grande e grosso bastone attaccato all'arcione; e impugnò una grossa lancia, e comandò alla sua gente che, a pena della vita, che niuno soccorso gli dessino contro a uno solo cavaliere; e fece prima dare a' prigioni a ognuno quattro grande bastonate, che egli si movessi. E poi venne al campo contro a Mainetto, e salutollo e domandò come egli aveva nome e donde egli era; ed egli raffermò essere figliuolo d'uno mercatante. Bramante lo pregò per cortesia ch'egli gli mostrasse la faccia. Disse Mainetto: «Chi mi sicura? Scoprite prima voi la vostra». E Bramante se la scoperse. Allora Mainetto si scoperse la sua. Quando Bramante lo vidde, molto si fe' grande maraviglia, come poteva essere che uno sí giovane cavaliere avesse morto Polinoro; e guatava Carlo fiso nella faccia, e Carlo guatava lui; e convenne Bramante per forza abassare gli occhi, tanto aveva Carlo fiera guatatura. E rabassate le visiere, si sfidarono e presono del campo, e ferironsi delle lance con tanta forza, che ruppono cinghie e pettorali, e amendue caddono a terra de' cavalli; e quando si rilevarono, Bramante prese il bastone ch'aveva attaccato all'arcione, e Mainetto trasse Durindarda, e cominciarono uno fiero assalto. Vedendo Bramante la fierezza di Mainetto, l'arebbe volentieri tolto in sua compagnia, e cominciollo a pregare che gli piacesse d'essere di sua compagnia, promettendo di tenerlo per compagno d'uno suo figliuolo, ch'era d'etá di quindici anni, che aveva nome Triamides, e promettevagli d'incoronarlo di tre reami. Mainetto, sempre contradicendo e combattendo, gli tagliò lo scudo dal collo, e Bramante col bastone tutto il suo gli fracassò. E posto fine per lo grande afanno al primo assalto, ognuno di loro si fermò a buona guardia presso l'uno all'altro a due aste di lancia. Bramante ancora lo domandò di quello che l'aveva domandato prima, e Mainetto non gli ri spuose, ma sempre poneva mente in che parte lo potesse piú offendere, imperò che sempre Bramante l'avea vantaggiato. E ricominciarono il secondo assalto, assai peggiore; ma Bramante molto offendeva Mainetto, ma egli stava sempre a molto riguardo, e molti de' colpi di Bramante schifava. E cosí durarono insino alla sera di notte, e sempre aveva Mainetto il peggiore della battaglia. Essendo giá oscura la luce del sole, disse Mainetto: «O cavaliere, in mia terra non è usanza che cavaliere contro a un altro cavaliere combatta la notte». Disse Bramante: «Se tu mi prometti di ritornare domattina alla battaglia per la tua fede, io ti lascerò andare, perché se' tanto valente cavaliere». Mainetto giurò di tornare l'altra mattina alla battaglia, e cosí giurò Bramante; e quando si furono per partire, e Bramante disse: «O Mainetto, pensati stanotte sopra al fatto che io t'ho oggi ragionato. Io ti prometto d'incoronarti di tre reami, e sarai compagno del mio figliuolo Triamides». Mainetto rispuose che vi ripenserebbe, e poi disse: «O re Bramante, io vi priego che, per onoranza di cavalleria, che voi facciate onore per questa sera a que' prigioni; e sopra a tutti vi raccomando Ragonese, che fu l'ultimo prigione, per la buona compagnia che m'ha fatta, insino che noi diffiniremo nostra battaglia». Bramante promisse di fare loro onore per suo amore; e presono i loro cavalli a mano, perché non vi potevano montare suso, e a pie' si ritornò ognuno, Mainetto alla cittá e Bramante al campo.