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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo XXXV.

Come Mainetto combattè col re Gualfedriano, padre d'Uggieri; e tornossi

in Africa, e lasciò Uggieri con Mainetto, e raccomandòglielo piangendo.

 

Giunto Mainetto al campo, sonò il corno e addimandò battaglia; e lo re Gualfedriano s'armò e venne al campo, e portò uno grande bastone attaccato all'arcione; e giunto dov'era Mainetto, salutorono l'uno l'altro, e disfidati presono del campo e si fedirono delle lance: e poco vantaggio vi fu. Rotte le lance, Mainetto si volse con la spada in mano, e Gualfedriano prese il bastone, e cominciarono aspra e feroce battaglia. E combattendo, lo re Gualfedriano ruppe tutto lo scudo d'uno colpo col bastone a Mainetto, ed egli prese la spada in mano e con ambe le mani ferí sopra a lui, e lo re riparò il colpo con lo scudo e col bastone. Mainetto tagliò per mezzo il bastone e parte dello scudo; e poi combatterono con le spade. E finito questo assalto per afanno, e pigliando riposo, e Mainetto cominciò a dire: «O nobile re, io vi priego per amore del vostro figliuolo Uggieri che voi pognate fine a questa battaglia tra noi; non è cagione perché noi dobbiamo fare tanta mortale battaglia». Aveva Uggieri raccomandato a Mainetto il padre suo, quando l'aiutava a armare. Lo re Gualfedriano non gli rispose, ma ricominciarono l'altro assalto, el quale durò insino a mezzo giorno; e afannati i loro cavalli si fermarono a pigliare lena. Ancora Mainetto da capo lo pregò dell'accordo, ed egli rispose: «Non è ancora tempo». E poco stante ricominciorono il terzo assalto, nel quale s'inaverarono d'alcuna piaga; e vennono tanto alle strette, che l'uno prese l'altro per gli camagli dell'elmo. Mainetto gli levò la visiera dell'emo, e rimase il re senza visiera: e lasciato l'uno l'altro, Mainetto gli tagliava tutte l'arme; e veramente l'arebbe vinto, ma egli lo riguardava per amore d'Uggieri, a cui avea posto giá grande amore. E bene s'accorgeva lo re Gualfedriano ch'egli aveva il piggiore della battaglia. Essendo molto afannati, si ritirarono indrieto. Lo re Gualfedriano aveva giá tre piaghe, e stando saldi, disse Mainetto: «Ahi nobile re, perché volete che sanza cagione questa battaglia sia morte di voi o di me o d'ambedue? Io vi priego per quanto amore portate a Uggieri, vostro figliuolo, che noi facciamo pace». Lo re Gualfedriano fu contento, e feciono pace con questo patto, ch'egli si partissi con tutta l'oste e ritornassesi in Genturia, cioè in Africa, e che lo re Galafro gli rendesse Uggieri e rimanesse franco da ogni omaggio e trebuto. Mainetto si tornò alla cittá; e Marsilio e' fratelli, che giá portavano grande odio a Mainetto, cominciarono a dire ch'egli lasciava la battaglia per paura. E giunto Mainetto al re Galafro, egli lo domandò come la battaglia stava, e s'egli era inaverato. Mainetto gli raccontò la pace come era fatta. Disse il re Galafro: «Quello che tu hai fatto, io ne sono molto contento, e stia come si vuole». E affermò ogni cosa ch'egli aveva fatta, e fece chiamare Uggieri e dissegli come la pace era fatta. Uggieri fu molto allegro della pace, ma non fu allegro d'aversi a partire da Mainetto; e inginocchiossi a' piedi di Mainetto, e pregollo che pregasse lo re Gualfedriano, suo padre, che lo lasciasse con lui in Ispagna. Allora Mainetto pregò lo re Galafro che facesse compagnia a Uggieri, ed egli cosí fece; e lo re Gualfedriano venne incontro allo re Galafro insino allato alla porta, ed ognuno di loro ismontò, che tutti i baroni smontarono a pie': e fatto cerchio, fu affermata e giurata la pace, come di sopra è detto. E allora Uggieri s'inginocchiò dinanzi al suo padre e pregollo per tutti gli dei ch'egli lo lasciasse alla corte del re Galafro con Mainetto, «acciò ch'io impari e' suoi gentili costumi e di cavalleria». E Mainetto giurava trattarlo come propio fratello. Vedendo lo re Gualfedriano la volontá del figliuolo e la gentilezza di Mainetto, disse: «Io sono contento, ma io non ho altro figliuolo. Io priego lo re Galafro che ne faccia com'egli volesse che io facessi di Marsilio, suo maggiore figliuolo». Ed egli cosí gli promisse, e poi disse a Uggieri: «Io ti comando che tu non ti parta dalla volontá di Mainetto, imperò ch'egli è il migliore cavaliere del mondo». E poi abracciò Mainetto e baciollo, e raccomandògli Uggieri lagrimando; appresso lo raccomandò a Marsilio e a' fratelli e a tutti e' baroni; e abracciato il figliuolo, prese licenzia e tornossi a' padiglioni. E fece la mattina vegnente levare campo, e mandò molto tesoro a Uggieri, e lasciò con lui cinquanta gentili servidori; e per molte giornate tornò al porto di Cartagine ed entrò in mare con tutta sua gente. E navicando, tornò in suo paese, dove in poco tempo morí, e lo re Agolante prese tutto il suo reame.




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