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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
Morando, partito da Bernardo, passò il Po co' compagni, e passarono tutta Lombardia e passarono l'Alpe; e giunti a Costanza, seppono ch'el dus Namo era a Flaviera, e ivi andorono, e trovorono ch'el duca faceva grande corte. Morando aveva fatto i compagni smontare alla corte, e salirono in su lo palazzo, e trovarono il duca in sala a vedere ballare. E giunti in sala, si fermarono a vedere. Morando aveva a mano Galeana, vestita come maschio; e 'l duca la vide, e mostravala a certi baroni, dicendo: «Quello giovane pare una damigella»; e accostatosi a Morando, el duca gli disse: «O compagnone, questo tuo paggetto dee avere fessa l'unghia». Morando rise e disse: «L'uno buffone con l'altro non teme scherno». El dus Namo si volse a Carlotto e disse: «O cavaliere, onde siete voi?». Ed egli non potè piú indugiare, e inginocchiato rispuose ad alta boce e disse: «O nobilissimo duca, io sono Carlotto, figliuolo di Pipino, re di Francia e imperadore di Roma; e questo è Morando di Riviera; e siamo venuti a raccomandarci a te e fidianci nelle tue braccia, e priegoti che ti sia in piacere d'aiutare la ragione, come hanno fatto i tuoi anticessori». Quando il duca Namo intese Carlotto, subito si gli gittò ginocchioni a' piedi e abracciollo e baciollo, e tutti e' baroni ch'erano presenti e le donne s'inginocchiorono, vedendo inginocchiare loro dua, e non v'era sí duro cuore che non piagnesse d'allegrezza e di tristezza: per tristezza, considerando la morte del padre; per allegrezza, perch'era apparito, perché ognuno credeva che fusse morto.
Morando tirò il duca da parte e dissegli chi era Galeana. Subito il duca addomandò la sua vedova madre, ed ella abracciò Carlotto, e baciollo e benedillo, e 'l duca le die' a mano Galeana piangendo, e disse: «Madre, questa è la reina di Franza, moglie di Carlotto e figliuola del re di Spagna: fatele quello onore che per noi fare si può». La duchessa l'abracciò e baciò, e poi la menò in camera, e non è mestiere di dire quanto ella fu onorata, e rivestita e adorna come reina. E cosí venne in su la sala, e Carlo disse al dus Namo chi era Uggieri, e fugli fatto grande onore per amore di Carlo: e fu loro assegnato una ricca camera con molte altre camere con essa. E disarmato, il duca fece portare reali vestimenti; e ritornato in sala, fu manifesto che questo era Carlo, figliuolo di Pipino, a cui toccava la signoria di Franza. E 'l duca mandò lettere e imbasciadori per tutta la fe' cristiana e in Ungheria, significando come Carlo, figliuolo del re Pipino, era a Baviera.
El re di Parigi teneva sempre spie per tutte le terre degli amici di Carlo, perché non lo volevano mai ubidire; e sentito come questo era Carlotto, certe spie n'andorono a Parigi e manifestarono la cosa al re Oldrigi e a Lanfroy. Per questa novella fu a Parigi grande paura: alla fine mandarono per tutto 'l regno afforzando, e mandorono al marchese Berlinghieri della Magna, e mandarono ad Agnentino di Senis, ch'egli dovessino venire a soccorrere contro a questo che diceva essere Carlo ed era in Baviera. Quando il marchese e Agnentino intesono la novella di Carlo dal messo del re Oldrigi, si rivestirono di velluto alessandrino per la novella di Carlo, e mandarono a dire a Lanfroy e a Oldrigi che l'andrebbono a vedere in compagnia di Carlo. E 'l duca Gherardo n'andò in Borgogna e venne poi in aiuto a Lanfroy e Oldrigi con tre fratelli e con trentamila cavalieri, e Grifone e' fratelli con altri tanti di Maganza; e 'l papa mandò in Irlanda, e fece venire di Borgogna e d'Irlanda gente. E giunti al porto di Bordeus ventimila cristiani a cavallo e appiè', si mossono per andare a Parigi. Bernardo di Chiaramonte n'ebbe sentore, e assaligli in sul terreno d'Irlanda in Frigia bassa e isconfissegli e uccisene dodici mila. Lo re d'Ungheria venne in Baviera per la Buemia e per la Magna con ventimila arcieri e diecimila cavalieri; e venne in Baviera il re di Buemia e 'l marchese Berlinghieri e Agnentino, Lottieri d'Anelzimbor e Baldovino suo fratello e Salamone di Bretagna. Tutta questa baronia e molta altra s'accozzarono, passato il Reno, in Gostanza, insieme con Carlo e col duca Namo e col re d'Ungheria; e trovaronsi cento cinquanta migliaia di cavalieri: e quivi si fece consiglio dove dovessino andare a campo. Molti dicevano: «E' sarebbe il meglio a campeggiare per lo reame, che molte cittá si darebbono a Carlo». E 'l duca disse: «Facciamo la mostra, e veggiamo come noi siamo forti». Ma il marchese Berlinghieri e Agnentino e Salamone consigliarono che s'andasse di tratto a Parigi, dicendo: «Noi abbiamo la ragione»; e affermarono che non credevano che Lanfroy e Oldrigi gli aspettasse.
In questo giunse novelle da Parigi come Gherardo da Fratta e Grifone e gli altri Maganzesi erano venuti in soccorso de' dua fratelli, e che a Parigi erano giá centomila cavalieri; e anche si seppe come Bernardo di Chiaramonte avea isconfitti ventimila de' nimici. El duca fece fare la mostra, e trovaronsi centocinquanta migliaia di cavalieri. Allora feciono generale capitano il duca Namo di Baviera di tutta l'oste, ed egli fece le schiere ordinatamente: e diede la prima schiera a Salamone di Bretagna e al marchese Berlinghieri ed a Agnentino; e Carlo disse che voleva essere con loro nella prima schiera: e fu questa schiera ventimila cavalieri. La seconda diede a Morando di Riviera e a Uggieri: questa fu trentamila cavalieri. La terza fu data al re d'Ungheria e al re di Buemia con molta baronia, e fu questa schiera settantamila cavalieri con tutte le bandiere e con tutto il carriaggio. E la quarta tenne seco il duca Namo, che furono trentamila cavalieri. E fatte le schiere, si mossono e andorono verso Parigi. E come entrarono nello reame, passarono presso alla cittá di Laona per andare verso Orliens; e 'l campo corse tutto ad arme per gente che apparí. Ed egli era Bernardo di Chiarmonte co' sua figliuoli e con Sanguino, duca d'Irlanda, e Flovo di Bordeus e Guglielmo suo fratello, ed avevano con loro trentamila cavalieri. E fu grande allegrezza per tutta l'oste della loro venuta. E 'l campo si puose, e tutti i baroni si ristrinsono alle bandiere per vedere Bernardo che veniva colla sua gente di verso Brisson, perché s'era molto iscostato da Parigi inverso Troas in Campagna, e però non si scontrò nella prima schiera. Fermò il campo e le bandiere; ed essendo mostrato a Milon d'Angrante Carlo, egli si gittò da cavallo e corse inginocchiarsi a pie' di Carlo, e abracciollo e giurò non si cavare mai arme di dosso di quelle che al presente aveva, che Carlo sarebbe signore di Parigi e incoronato del reame di Franza. Carlo gli fe' grande allegrezza e festa, e cosí fece a tutti e' suoi fratelli. Allora fu, per piú riposo di Bernardo e della sua gente, dato a lui e a tutta la sua gente el rietiguardo, e al duca di Baviera fu data la terza ischiera, sí che il re d'Ungheria e 'l re di Buemia venne avere la quarta, e Bernardo la quinta. Ora era il campo cento ottantamila, sanza la gente disutile da battaglia. El dí si gittò Milon dinanzi a Carlo ginocchioni e chiese di grazia d'andare nella schiera sua in sua compagnia: e Carlo l'accettò. E fecer i baroni de l'oste certo mormorio, dicendo: «Noi andiamo con Carlo contro al suo sangue, e con Bernardo contro al suo sangue»; e per questo v'era grande favellare. Ma Carlo fece tutta la baronia ragunare, e confortogli, e giurò che se eglino tutti gli uccidessino, che mai nessuna cosa ne sarebbe a nessuno rammentato, e 'nsino a ora perdonò a tutti. «Siate pure franchi uomini, ch'io gli rifiuto come traditori contro a me e a mio padre». Bernardo di Chiaramonte rifiutò Gherardo da Fratta come nimico della corona di Franza e della ragione; e poi ch'e' baroni furono confortati, mossono l'oste, e cosí schierati n'andorono verso Parigi.