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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
Quando la novella venne a Parigi ch'el campo aveva passato Orliens, Gherardo da Fratta disse a Lanfroy e al re Oldrigi: «E' si conviene uscire a campo contro a costoro, che non paia che noi abbiamo paura». E fu comandato che ognuno uscisse di Parigi. E 'l re Oldrigi fece fare la grida a' banditori che, a pena della forca, ogni cittadino uomo che abitasse drento, che potesse portare arme, uscisse fuori della cittá contro a' nimici. E come furono fuori della cittá, fece loro dare la prima schiera e diede loro due cittadini per capitani; la seconda schiera fu data a Lanfroy, e questa furono ventimila cavalieri. E Gherardo mandò in questa schiera Guerrino, suo fratello minore, e disse loro: «Questo Carlo dice ch'egli è figliuolo del re Pipino e ch'egli fu generato a una caccia in su uno carro. Questo non è da credere, imperò che Pipino era sí vecchio, ch'egli non arebbe potuto; ma la madre, per mettere quistione in questo reame, tenne bene modo d'ingravidare. Ma questi che sono signori, siamo noi certi che furono figliuoli di Pipino». E poi disse a Guerrino: «Costoro non ci domandano né omaggio né tributo; e Carlo, come fusse in signoria, vorrebbe omaggio da noi, come volle giá suo padre dall'avolo nostro. E però difendiamo la nostra libertá. E però ti priego, Guerrino, che tu somigli il padre nostro, per cui tu hai nome». Eglino si mossono, e missono e' cittadini inanzi in questa schiera; la terza schiera diede Gherardo a Ghinamo di Baiona e a Lionetto d'Altafoglia, figliuolo di Riccardo di Morgalia, e a Dionigio suo fratello: questa schiera furono ventimila. La quarta schiera diede a Milon e a Bernardo di Borgogna, sua fratelli, e lui volle essere capitano di questa schiera: questa furono trentamila cavalieri. La quinta e ultima diede al re Oldrigi, che furono in questa trentamila di cavalieri di fiorita gente, con Grifone e con tutto il fiore de' Maganzesi. E cosí schierati vennono incontro al campo di Carlo.
Alcuni cittadini la notte vegnente si fuggirono dalla loro schiera e andorono nel campo di Carlo; e per loro fu saputo come i borgesi erano per forza costretti di uscire alla battaglia. Quando Carlo lo sentí, ne ebbe grande dolore e fu a parlamento co' baroni. Disse il duca Namo: «Leva contro a loro la reale bandiera e fatti loro incontro, e dara'ti loro a conoscere: o eglino terranno teco, o eglino si metteranno a fuggire, imperò ch'io so l'animo loro». La reale bandiera era una Oro e fiamma contrafatta, imperò che Oro e fiamma vera avevano quelli di Parigi, cioè lo re Oldrigi. E Carlo fece come il duca ordinò, e l'una gente si cominciò apressare all'altra.