Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Andrea da Barberino
I reali di Francia

IntraText CT - Lettura del testo

Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

Capitolo XLVII.

Come Carlo prese la cittá di Parigi e di sua propia mano

tagliò la testa a Oldrigi suo fratello.

 

Carlo con tutta l'oste andava verso la cittá di Parigi, e Bernardo di Chiaramonte co' suoi figliuoli e con la sua gente avea la prima schiera. Apressandosi alla cittá, comandò Bernardo a Ottone suo figliuolo che conducesse la schiera, ed e' chiamò Milon d'Angrante e Buovo d'Agrismonte e Amone di Dordona, e menògli seco. E vennono verso Parigi inanzi a tutta la sua gente per fare accordo, ed egli scontrò ambasciadori della cittá, che recavono le chiavi per parte di tutta la cittá. E Bernardo allegro tornò indrieto con loro e fece fermare la sua schiera, e andò con gli ambasciatori dinanzi a Carlo. E feciono l'ambasciata, dicendo come i borgesi l'avevano corsa per Carlo, e consigliossi che l'oste rimanessi fuori della cittá, per non dare noia alla cittá e per levare il pericolo. E fu commesso a Bernardo che facesse l'entrata, ed egli cosí fece. E andò con lui, oltre a' sua figliuoli, Agnentin le Normande, e Berlinghieri marchese e Uggieri. El primo ch'entrò in Parigi fu Milon d'Angrante, con la spada in mano, gridando: «Viva Carlo!». Apresso entrò Uggieri e Bernardo co' figliuoli, e corsono tutta la cittá. E la mattina vegnente entrò nella cittá Carlo, e a l'entrare drento fece centocinquanta cavalieri, fra' quali fece Uggieri il primo, e Milon d'Angrante e 'l marchese Berlinghieri e Agnentino e tutti i figliuoli di Bernardo di Chiaramonte, e Salamone di Bretagna e molti altri, che tutti centocinquanta furono e signori e gentili uomini. Ed entrato nello palazzo reale, sedette in su la sedia reale del padre suo, ed essendo a sedere in su la sedia, comandò che Oldrigi gli fosse menato davanti: e cosí fu fatto. E come giunse dinanzi da Carlo, si gittò in terra ginocchione, dimandando misericordia. Carlo parlò queste parole contro a Oldrigi: «O scelerato patricida traditore, figliuolo del dimonio, come ti muovi tu a dimandare misericordia, avendo morto quello che t'ingenerò? Quale animo di crudeltá ti mosse a uccidere il mio e non tuo padre, imperò che s'egli fosse suto tuo padre, e fosse stato uno vile sasso, o uno animale inrazionale, o uno brutto vermo, non doveva la tua mano essere cruda che spargesse il suo sangue? Bene conosco che non si confá che per le mie mani voi morte riceviate, perché te n'è troppa grande laude; ma perché nessuno non si possa vantaregloriare d'avere sparto il sangue nostro, voglio con le mie mani pigliare vendetta del mio padre». E comandò che fosse menato in su la piazza: e cosí fu menato; e fu disteso uno tappeto a pie' del palazzo di verso la piazza, e furono chiamati sacerdoti che si confessasse: ma egli non si volle confessare, anzi cominciò a dire ad alte boci che Carlo non era figliuolo del re Pipino. Allora Carlo con le propie mani gli tagliò la testa, perché nessuno non mettesse mano nel sangue reale; e' baroni feciono portare il corpo per sopellire tra' Reali. Carlo, perché non s'era confessato, non volle che fosse sopellito in sagrato; pure e' baroni feciono onore al corpo e portaronlo insino alla chiesa per onore di Carlo, e poi fu altrove sopellito. Ma Carlo fe' sopellire Guerrino di Mongrana, fratello di Gherardo da Fratta, e fecegli grande onore; e Carlo medesimo molto il pianse, e fece sopellire molti signori ch'erano morti nella battaglia, fra' quali fu Lanfroy. E comandò che tutti i morti avessino sepoltura; e cosí fu fatto.




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License