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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo LXV.

Come Carlo ordinò ch'el duca Namo e Salamone di Brettagna

e Uggieri Danese seguissino Orlandino.

 

Quando Carlo fu nella camera co' tre baroni, disse loro: «Signori e fratelli miei, per certo questo segno che m'è parito in questa cittá di questo fanciullo non è sanza grande misterio, imperò che la visione fatta in questa notte in parte s'accorda con questo fanciullo. Voi sapete, secondo Lucano, che a Cesare apparí in visione ch'egli usava con la sua madre, e al re Filippo di Macedonia apparí il dragone in visione usare con la sua Olipiades, che significò il grande Allessandro; a Gostantino apparí in visione san Piero e san Pagolo: e queste visione sono assai volte grande dimostrazione del tempo futuro. E per questo io mi specchio nella visione che uno lioncello usciva d'una tomba ch'era in uno bosco, e questo fanciullo abita in una spilonca in uno bosco; noi non sappiamo nel futuro quello che possa addivenire. Io vi priego che tutti a tre domattina sanza altra compagnia voi andiate drieto a questo fanciullo, quando ne portará la tazza con la carne, e sappiate dove va e chi egli è, pure che il segreto non venga in altra persona: e però non voglio che meniate altra persona con voi». E cosí promissono di fare. E fu da capo ordinato a' portinai che Orlandino fusse lasciato andare in sala; e 'l dus Namo, Salamone e Uggieri ordinarono che tre loro famigli stessino a pie' della scala con tre ronzini sellati e in punto per potere montare a cavallo. E la mattina andorno inanzi a Carlo con gli sproni in pie' e le spade ataccate agli arcioni de' ronzini, e niuna persona non poteva immaginare il fatto. Orlandino tornò con la tazza e con la carne alla madre, e quand'ella vidde questa altra tazza, cominciò a piangere e disse: «O figliuolo mio, ben sarai cagione della mia morte; e' non mi vale il pregare te, che tu non vada piú alla corte. O figliuolo mio, perché ti diletti tu di farmi morire? Che se quello Carlo mi truova, egli m'ucciderá». Orlandino le promisse di non vi tornare piú, e stettesi tutto quanto quel con la madre sua, e l'altra mattina insino all'ora di terza. E poi si partí per venire a Sutri, e la madre cominciò a piagnere e pregarlo che non andasse alla corte. Ed egli disse: «Madre, io non vi andrò». E venuto drento alla terra e andando per la cittá, e' non trovava limosine, e ognuno diceva: «Va' alla corte». Ed egli, non avendo auto limosina, se ne venne alla corte. E molti gaglioffi, quando lo viddono, lo bestemmiavano e portavangli grande invidia. E quando sonarono gli stormenti, Orlandino se n'andò in su la sala, e nascondevasi tra le persone.




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