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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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APPENDICE

I CAPITOLI XIII-XXV DEL LIBRO II.

Secondo La Lezione Del Codice Magliabechiano

 

... intorno al castello. E la mattina Tibaldo si levò, e venne alla finestra, e vidde quella gente. Incontanente mandò per Fioravante, e Fioravante venne a lui, e Tibaldo disse: «Vedi, Fioravante, che noi siamo assediati qui». E Lione venne a Tibaldo e disse: «Sire Tibaldo, che vogliamo noi fare?». Allora disse Tibaldo: «Lione, vattene; che io farò bene quello che io arò a fare». E egli se n'andò molto adirato, e trovò Lionello, e disse: «Fratello mio, Tibaldo m'ha cacciato». E stettono tutta quella notte e il ; e Tibaldo non aveva detto a Fioravante questo, come egli facesse, e andossene la sera a dormire egli e Riccieri. E Tibaldo mandò per tutti a dieci capitani che erano sotto di lui, e disse loro: «Non vi disarmate, e state tutti acconci; e quando voi udirete sonare il corno, siate tutti quanti a me». E eglino rispuosono: «Messere, e' sará fatto il vostro comandamento». E Tibaldo vegghiò tutta quella notte; e quando venne l'ora della mezzanotte, e Lione e Lionello s'armorono di tutte arme, e montarono a cavallo, e uscirono fuori, e giunsono alla porta: e le guardie sentirono, e cominciarono a saettare. Allora eglino dissono: «Non saettate, che noi siamo Lione e Lionello». Allora fu loro aperta la porta, e eglino dissono: «Noi andremo a guadagnare». E uscirono del castello, e andorono verso el campo, e giunsono al padiglione dove era il re Balante che giucava a scacchi co' suoi baroni a lume di torchi. E Lione e Lionello salutorono il re, e il re alzò la testa, e vidde e' suoi nipoti, e corse incontanente abracciargli, e disse: «Voi siate e' benvenuti». E trassegli da una parte e disse: «Come avete voi fatto di quello che voi mi mandasti a dire per lo vostro valletto?». Rispose Lione e Lionello: «Noi faremo , che noi vi daremo il castello; e poi noi vogliamo stare con voi». Allora disse il re: «Bene mi piace»; e incontanente fece recare uno libro, e giurorono che farebbono quello che eglino avevano a fare. E allora dissono Lione e Lionello: «Voi ci darete quantitá di monete d'oro e d'argento, acciò che paia che noi abbiamo rubato; e poi voi verrete con la vostra gente, e noi faremo , che la porta ci sará aperta». Allora disse il re: «Ben mi piace»; e fece dare loro buona quantitá di monete d'oro e d'argento, acciò che paia ch'eglino abbino rubato. E' dissono: «Poi voi verrete con la vostra gente, e noi faremo , che la porta ci sará aperta». E il re fece dare loro alquante some di panni e altre cose. Allora Lione e Lionello si partirono, e vennono alla porta, e dierono alle guardie certe di quelle monete e altre robe, e dissono alle guardie: «Queste abbiamo noi guadagnate stanotte; e togliete e portate a casa vostra; e noi guarderemo la porta tanto che voi tornerete». E tutte le guardie dissono: «Bene ci piace»; e tutta la roba portarono a casa loro, e Lione e Lionello rimasono alla porta. E allora il re Balante fece armare tutta sua gente, e montarono a cavallo, e vennono su nel poggio, e vennono su al castello; e quanta gente trovorono, tutti gli missono al taglio delle spade, e Lione e Lionello gli missono per cosí fatto modo voi avete udito. Molto poca gente ne camporono, che non fossono mandati al taglio delle spade e delle lance; e poi andorono dintorno al palagio, e trovorono a dormire Fioravante e Riccieri, e legarono loro le mani inanzi ch'eglino si risentissino, dormivano forte; e quando eglino gli ebbono cosí legati, eglino gli feciono risentire. E quando Fioravante si sentí cosí preso e legato, trasse gran guai e disse: «O me lasso! chi m'ha cosí preso? Siete voi saraini o cristiani?». Allora rispuosono: «Noi siamo saraini, e non siamo cristiani». E incontanente feciono torre tutte l'arme di Fioravante e di Riccieri e i loro buoni destrieri; e cosí legati amendue gli menarono dinanzi al re Balante. Quando lo re gli vidde, egli disse: «Per mia fe', costoro sono bene cavalieri, ch'io non voglio che muoino!». E comandò che fussino amendue bene guardati.

Quando lo re Balante entrò drento con la sua gente, Tibaldo lo sentí, e immantanente uscí fuora celatamente per una altra porta con alquanti della sua gente, e andò in Dardenna, e fu dinanzi al re Fiore.




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