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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo XIV.

Come il re Balante fece disfare il castello di Monalto,

e come ne menorono presi Fioravante e Riccieri in Balda.

 

Essendo presi Fioravante e Riccieri, il re Balante die' ordine a fare disfare il castello e di menare Fioravante e Riccieri in Balda per mettergli in prigione, e molti baroni e cavalieri. E fece imprigionare Fioravante e Riccieri in assai cortese prigione, e diegli a guardia due donzelli di Galerana e di Drugiolina la bella, figliuole del re Balante. E il re Balante chiamò quelle due donzelle, e disse loro: «Figliuole mie, questi due cavalieri cristiani mi paiono due de' piú belli cavalieri del mondo; e se eglino volessino tornare alla nostra fede, io darò per marito l'uno di loro a una di voi, e l'altro all'altra. E però vi comando che voi guardiate ch'eglino non abbino niuno disagio di mangiare né di bere né di dormire; ma io vi voglio bene ricordare che voi abbiate l'occhio ch'eglino siano bene guardati per gli vostri donzelli, a cui io gli ho dati in guardia». Allora rispuose Galerana e Drugiolina la bella: «Fatto sará vostro comandamento». E passati alquanti giorni, disse uno giorno Galerana, ch'era la maggiore, a Drugiolina: «Vogliamo noi andare a vedere e' nostri prigioni?». Disse Drugiolina: «Facciamo quello che ti piace». Allora elle si mossono, e andorono alla prigione dove era Fioravante e Riccieri, e chiamorono le guardie loro, e entrorono drento. E viddono Riccieri e Fioravante che sedevano; e Fioravante molto si lamentava, e diceva: «Molto mi duole, compagno mio, che per me tu se' preso e se' imprigionato; ma se tu fussi di fuori e tu sapessi ch'io fussi in prigione, io cognosco ch'egli è tanto l'amore che tu mi porti, che tu ti metteresti a partito di morire per iscamparmi». E Riccieri disse: «Mettere' mi a ogni grande pericolo, ben ch'io credessi morire, pure che tu campassi, imperò ch'io conosco in voi tanta prodezza, che bene mi caveresti d'ogni pericolo. E se noi non fossimo stati a dormire, veramente noi non saremmo cosí tristamente stati presi e legati, pure che noi avessimo potuto porre le mani in su le nostre arme, però che con le spade in mano aremmo dato loro delle nostre ferite. Ora siamo e tu e io in prigione, e non possiamo pure avere del pane per mangiare». Udendo le donzelle cosí lamentare Fioravante, disse Drusolina la bella: «Che peccato è di cosí bellissimi cavalieri a lasciargli morire in cotale maniera! E perché e' siano cristiani, forse che torneranno alla nostra fede, e torrannoci per moglie. Però a me pare che noi non gli abbandoniamo». Rispose Galerana: «In veritá tu hai bene detto, e cosí facciamo sanza alcuno dimoro». Le donzelle si tornarono alle loro magioni, e molto dilicatamente feciono provedere da mangiare e da bere, e feciono portare a loro; e quando le donzelle scesono giú, e feciono recare giú queste buone vivande, eglino ne feciono grande maraviglia, e Riccieri disse: «Ancora ho io speranza in Dio nostro Signore, che non ci lascierá perire». E le donzelle giunsono a loro e salutorongli molti gentilemente, e eglino risposono loro molto graziosa e benignamente, e molto si vergognorono; e quando viddono venire quelle due donzelle a loro, si feciono grande maraviglia. E le donzelle dissono: «Noi v'abbiamo recato da mangiare». Rispose Fioravante: «Grande bisogno n'abbiamo». Allora le donzelle trovarono il pane e 'l vino e l'altre buone vivande che avevano fatto apparecchiare, e puosonsi le donzelle a mangiare con loro. Quando Fioravante e Riccieri ebbono mangiato, e tornò loro il colore alquanto nella faccia, allora Drusolina la bella ragguardò Fioravante, e incontanente fu presa del suo amore; e similemente ancora Galerana; e ognuna di loro non si ardiva di dirlo all'altra, e non sapevano la voglia l'una dell'altra. Ma quando elle ebbono mangiato a loro piacere, disse Galerana: «Sorella mia, io sono innamorata d'uno di quelli due cavalieri, che non truovo luogoriposo». Rispose Drusolina: «In veritá ti dico ch'io sono innamorata, che io non so che mi fare né che mi dire». Disse Galerana: «Deh, dimmi, sorella, di quale tu se' innamorata?». E ella rispose: «Sono innamorata di quello piú giovane e piú grande della persona». Rispose Galerana: «Io innamorai di lui prima di te». Rispose Drusolina: «Incontanente egli mi gittò e' suoi occhi a dosso». Allora Galerana levò la mano, e vollele dare nel viso. Allora disse Drusolina: «Se non fusse che tu se' mia maggiore sirocchia, io ti darei tale [nella bocca], che tu non parresti mai femmina fra l'altre». Rispose Galerana: «Non facciamo quistione insieme, ma facciamo una cosa: andiamo a lui alla prigione, e sappiamo da lui chi egli ama piú, o te, o me». Disse Drusolina: «Tu hai ben detto; andianvi». E quando furono alla prigione, elleno si posono amendue a sedere: e Galerana disse: «Sire cavaliere, io t'ho donato lo mio amore, e ti priego che tu mi doni il tuo; e dimmi il vero se tu m'ami piú che costei, o se tu ami piú lei che me». Allora parlò Drusolina e disse: «Sire cavaliere, intendete me. Io sono forte innamorata di voi, che se voi non mi donate il vostro amore, io me ne morrò». Rispose Galerana: «Non ci è a dire piú nulla, se non che voi guardiate me e guardiate lei, e quale piú vi piace, pigliate». Rispose Fioravante e disse: «In veritá assai mi piace l'una e l'altra; ma bene vi dico che, se io fossi messo alle prese, io prenderei inanzi Drusolina che Galerana». Allora Galerana se n'andò al suo palagio, il quale era sopra alla marina, e entrò nella camera, e cominciò a fare uno grande pianto, e lamentandosi cominciò a dire: «Io voglio morire per lo suo amore». E pel grande dolore che al cuore gli venne per le parole che aveva dette Fioravante, cioè che amava piú Drusolina che lei, strinse le pugna e cadde morta. E di queste cose Drusolina non sa niente, perciò che ella rimase con Fioravante; e volendosi partire, Drusolina disse: «Io voglio tornare al mio palagio reale», E andonne alla camera dove dimorava Galerana, e trovolla morta di dolore per quelle parole che Fioravante aveva loro dette. E sentendo che messer lo re Balante tornava, diliberò prima pigliare partito, e guardò la sera che niuno della casa non sentissino niente che Galerana fosse cosí morta: ella andò soletta, e gittolla dalla finestra alla marina. E quando venne la mattina vegnente, e Drusolina andò alla prigione a Fioravante, e disse la cagione bellamente, acciò che le guardie non sentissono niente, e disse [a] Fioravante: «La mia sorella Galerana si è morta per lo vostro amore». Allora Fioravante rispose e disse: «In veritá bene ne sono dolente». Disse Drusolina: «Io la gettai in mare, acciò che della morte sua non se ne senta alcuna cosa». Disse Fioravante: «Voi avete fatto prudentemente». Allora Drusolina, come infiammata del suo amore, gli si gittò al collo e abracciollo, e disse: «Sire, non lasciate per rispetto del compagno vostro che voi non prendiate sollazzo e gioia della persona mia». E Fioravante rispose: «Dama sappiate certamente che io non arò a fare di voi carnalmente, se voi non vi fate prima cristiana». Allora ella disse: «Io sono molto contenta di farmi cristiana, però ch'io voglio sempre essere al vostro comandamento, e fare e dire ogni vostro talento». Disse Drusolina: «Volete voi uscire di prigione?». Disse Fioravante: «Io voglio imprima vedere se 'l mio padre, re di Francia, mi manda soccorso, però che io sono certo che, come egli saprá che io e il mio fedele compagno siamo in prigione, egli provederá di soccorso». E Drusolina disse: «Dunche siete voi figliuolo del re di Francia? Ed io vi dico, per mia fede, che io vi voglio dieci cotanti piú bene che prima». Allora, stando in maggiore amore e in piú grande benivolenza insieme, che non era prima, disse Drusolina: «Sire, quando piacesse a voi, io voglio celatamente fare che voi e 'l vostro compagno abbiate le vostre arme; e poi, quando voi vorrete uscire di prigione, me lo direte, e io ve ne caverò».




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