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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo XI.

Come Fiovo fece battezzare Artilla di Melano,

e fece battezzare Melano la prima volta; e certe battaglie.

 

Veduto il torrigiano della fortezza questi quattro venire, molto si maravigliò della bandiera; e gridò chiamando Artilla suo signore, e dissegli quello che egli vedeva. Subito Artilla s'armò a furore, e corse contro a Fiovo con cinquecento armati a cavallo. Quando Fiovo gli vidde venire, non si isgomentò; ma, vinto dalla buona fede, disse a Sansone: «Io voglio che voi rimagnate a guardare questa bandiera». Disse Sansone: «Questo non voglio io fare; ma voglio essere il primo che ferisca fra loro». E subito mosse il suo cavallo, e uccise uno de' nimici; ma Artilla gittò il romito e 'l cavallo in una fossa allato alla strada. Allora Fiovo disse a Sanguino: «Te' questa bandiera in mano». Sanguino la prese, e Fiovo e Giambarone entrarono nella battaglia. Fiovo riscosse Sansone e abatté Artilla; e' suoi cavalieri lo rimissono a cavallo. Vedendo Sanguino la battaglia, pose mente a sé che non si provava. Corse dov'era Sansone, e disse: «Io ti priego che tu torni a guardare la bandiera, e lascia a noi combattere». Sansone non volle. Allora tornò Sanguino dove Fiovo l'aveva lasciato, e ficcò in terra l'aste, cioè la pertica della bandiera, ed entrò nella battaglia facendo molte prodezze della sua persona. Quando Artilla vidde la bandiera cosí sola, e vidde la franchezza di questi quattro cavalieri non gli potere co' suoi vincere, pensò che fosse per virtú di quella bandiera. Con molti armati corse verso quella bandiera per gittarla in terra; e come fu presso trenta braccia alla bandiera, mostrò miracolo che mai piú non si poterono a lei accostare, e andavano pure intorno. Fiovo, che era nella battaglia, vidde costoro presso alla bandiera. Corse verso la bandiera, perché e' nimici non la togliessono. Quando Artilla lo vidde venire, si mosse contro a lui, e ruppe la lancia a dosso a Fiovo; e urtaronsi e' cavalli. E Artilla con tutto il cavallo andò per terra; e Fiovo smontò da cavallo per tagliargli la testa. Artilla lo domandò chi egli era. Disse Fiovo: «Io sono Fiovo, figliuolo di Gostantino». Rispuose Artilla: «Io fui sempre fedele servo di Gostantino, imprima che egli si battezzasse; ma poi che egli lasciò gli nostri iddei, noi non l'abbiamo ubidito». Disse Fiovo: «La fede di Cristo è la diritta e vera fede, e questa bandiera mi fu data dall'agnolo». Disse Artilla: «Ella ce l'ha bene dimostrato, che non ci potemmo mai accostare a lei. Per tanto tuo padre fu mio signore, e cosí ti priego che voglia essere tu». E arrendessi, e fu tolto a prigione, perché promisse di battezzarsi. E per questo si battezzò Artilla, e battezzollo Sansone il romito, e posegli nome Durante. E battezzoronsi per lo miracolo della bandiera quattrocentotrenta cavalieri; gli altri erano morti nella battaglia.

Ed entrarono nella terra di Melano, e corsonla per Fiovo, e feciono battezzare piccoli e grandi. E stettono dieci giorni a Melano; e poi andorono a una terra che aveva nome Pavia, e in poco tempo la presono, e feciono ognuno battezzare. E poi presono Novara e Vercelli; ed era fatto di tutto signore Fiovo. E l'agnolo parlò al romito che la loro stanza non era quivi; e Fiovo rendè la signoria di questa cittá e di molte castella ad Artilla, che ora si chiama Durante al battesimo; e prese licenza da lui, e verso Piamonte prese sua via e suo cammino, e viddono Torino e Susa e Susana, e passarono l'alpe d'Apennino e molte altre province, e giunsono in Sansogna a una cittá detta Provino.




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