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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo XIII.

Come Fiovo e' compagni entrarono in Provino,

e furono accettati dal re Nerino contro al duca di Sansogna.

 

Cavalcando Fiovo e' compagni per la Sansogna, giunsono dov'era la gente di questo duca di Sansogna a assedio a questa terra detta Provino; e vedendo la gente e le bandiere, domandò certi cavalieri perché era assediata questa terra; ma in piú parti per la via era stato detto di questo campo, e però v'andavano. E quegli a cui Fiovo ne domandò, gli dissono tutta la trama, per modo che Fiovo conobbe che 'l duca aveva il torto. Disse a' compagni: «A noi conviene entrare nella cittá, se noi vogliamo aiutare la ragione»; e d'accordo furono di dimandare soldo al duca. E giunti al padiglione, il duca domandò donde erano e quello che andavano facendo. Risposono essere taliani, e cercavano soldo per vivere. Il duca disse: «Io ho poco bisogno di gente; ma che soldo volete voi?». Eglino addimandorono condotta di dugento cavalieri. E 'l duca se ne rise, e disse: «La maggiore condotta di mio campo non sono cento, e voi volete due tanti: che se io non riguardassi al mio onore, io vi farei spogliare e battere a verghe, poltroni sanza vergogna! Ora andate dal mio avversario Nerino che n'ha bisogno, e perirete con lui insieme». E cacciògli via; e comandò che fussino menati verso la terra: e cosí fu fatto. E quando furono presso alla terra, certi dell'oste gli volevano cominciare a rubare; e eglino uccisono uno capitano dell'antiguardo e circa a dieci de' compagni, e cominciarono aspra battaglia. Quelli della cittá uscirono fuori circa a duemila, e feciono molto danno nel campo: e con costoro entrò Fiovo nella terra co' compagni, e furono presentati dinanzi al re che gli domandò d'ogni cosa, e perché venne la questione contro a' suoi nemici. Giambarone disse: «Noi siamo taliani e andiano cercando nostra ventura. E domandando soldo a questo gentile signore che v'ha assediato, egli ci rimbrottò, e per dispregio egli ci ha fatto venire a pigliare soldo da voi, e disse che voleva che noi perissimo con voi insieme. Noi siamo fuggiti d'Italia dinanzi a Gostantino che s'è battezzato». Disse il re Nerino: «Perché voi siete taliani, vi accetterò, e sappiate che giá fui grande amico di Gostantino, e trova'mi con lui in Brettagna, quando fu fatto imperadore, che egli era capitano de' Romani per lo imperadore di Roma; e poi che si battezzò, io lasciai sua amistá. Nondimeno, se egli mi liberasse da questo mio avversario, tornerei alla sua ubidienza». Disse Fiovo: «Non abbiate paura; che per la grazia di Dio noi vi liberereno da questa guerra, e affranchereno vostro stato». E 'l re fece loro grande onore, e riposaronsi tre giorni sanza fare battaglia.




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