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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo XXXVII.

Orazione di Fiovo, nella quale conforta i cristiani contro a' saraini.

 

Apparita la luce del quarto giorno che si combatté, Fiovo, sollecito alla battaglia, fece sonare gli stormenti ad arme per tutta Roma; e i franchi cavalieri e arditi si rallegravano, e i vili si contristavano. Fiovo fece venire tutti i re, principi e signori e duchi e tutti i capitani dinanzi da Gostantino; e poi che furono venuti, in questo modo fece sua orazione e parlamento, confortandogli: «Nobilissimi regi, prenzi, duchi e signori e padri, e voi altri a me fratelli, le cose di questo mondo e i beni terrestri sono piú tosto da sprezzare che deprezzare, e le cose celestiali e divine sono quelle che si debbono magnificare e aprezzare e amare e tenere, e solo una cosa è quella che si dee amare in questa vita presente, e questa si è d'avere buona fama; e chi non ama buona fama, non ama Iddio. Imperò che noi nasciamo tutti nudi, e nudi ritorniamo nel corpo della prima nostra madre, e ogni cosa lasciamo in questo mondo che noi ci troviamo, e di noi non ci rimane niente, se non l'operazione che noi abbiamo fatte. Imperò che l'anima non rende al mondo testimonianza; ma ella va dove la divina giustizia la giudica, secondo quello che noi adoperiamo in questo mondo; e del corpo non è fatto menzione, se non in tanto, quanto egli ha adoperato. E per tanto ognuno si doverrebbe ingegnare d'essere vivo, poi che l'anima sará partita dal corpo, in questa forma d'ingegnarsi, che di lui rimanga buona fama. E pertanto noi abbiamo combattuto tre giorni, ed è morti assai de' nostri baroni, e anche i nimici non sono cresciuti, imperò che quindici re e piú di centomila saraini [sono morti]. O quanti credete che siano i feriti, e' quali muoiono nel campo come cani perduti di corpo e d'anima? Almeno e' nostri sono medicati e sono aiutati, e quelli che sono morti siamo certi che sono tra gli altri martiri dinanzi da Dio: in questo mondo aranno sempre buona e perpetua fama, e sempre saranno vivi nelle menti di coloro che sentiranno la loro virtú essere stata sí pronta a morire a difensione della fede di Gesú Cristo. Voi sapete che Cristo volle per noi morire; e però tutti noi ci dispogniamo di morire per lo suo amore, uccidendo coloro che vanno contra alla fede di Cristo. Per due cose dobbiamo essere feroci nella battaglia: l'una si è che morendo siete ricchi, e vincendo ancora siete ricchi, imperò che, se voi vincete, quanto fia il tesoro che s'acquisterá? E se voi morite, quale tesoro vale piú che la gloria di Dio? E siete certi di due glorie: la prima quella di Dio; seconda quella del mondo, che sará in perpetua fama; e però ognuno s'affatichi nel bene adoperare, e pensi ognuno di difendere la patria sua. E, pensate, se noi perdessimo, chi difenderebbe e' nostri figliuoli e le nostre donne e i nostri padri vecchi? E noi saremo venduti per servi e straziati come bestie. E però vi priego che siate obedienti a' vostri capitani e a' vostri conducitori, e fieri nella battaglia a uccidere chi vuole uccidere voi. E rammentovi che Iddio ci dará di certo la vittoria, perché noi abbiamo la santa bandiera Oro e fiamma, la quale Iddio mi mandò per la sua grazia non a me, ma a tutti e' cristiani che divotamente v'aranno fede; la quale debbe rimanere vittoriosa. Ma non si puote sanza fatica acquistare il regno del cielo né la fama del mondo. E 'l santo padre papa Salvestro perdona pena e colpa a chi viene a questa battaglia e muoia; e però siate robusti e fieri e presti delle mani, uccidendo e' saraini nel nome di Dio e di buona ventura. E 'l nome sia: 'Mongioia santa e viva Gostantino!'».

Non finí Fiovo queste parole, che le grida si levorono gridando: «Mongioia santa, battaglia, battaglia!». E usciti del palagio, questa voce andò per tutta Roma; e questa fu la prima volta che fu gridato da' Franceschi «Mongioia santa», quasi dica: «Ogni nostra fede e ogni nostra speranza sia ed è nella santa croce». E però dissono: «Ogni mia gioia viva!». E per tutta Roma s'apparecchiava la gente, disiderosi d'essere alla battaglia sotto loro duchi.




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