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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
Essendo Riccieri giunto col famiglio di Fegra isconosciuto nel campo ch'era intorno alla cittá di Tunizi, non vedeva né sapeva in che modo entrare nella cittá. E andando ragionando con questo famiglio, certi del campo feciono loro cerchio, domandando che gente erano e quello ch'andavono cercando; non avendo tanta sofferenza che gli lasciassino rispondere; che uno gridò: «Ponete giuso vostre arme!» E alcuno altro gli voleva cominciare a rubare. Riccieri cavò fuori la spada, e uccise uno di loro, e alcuno n'abatté ferito; e grande romore si cominciava. In questo romore fue morto el famiglio. Ma eglino corsono a questo romore certi gentili uomini, e partirono questo romore. E vedendo questo solo cavaliere, domandarono perché era stato questo romore. Riccieri disse come l'avevano assalito e voluto rubare. Dissono alcuni di quegli gentili uomini: «Donde siete, cavaliere?» Rispuose: «Io sono di Ragona». Ed eglino feciono pacificare la quistione. Riccieri aveva meno il suo famiglio, e un altro di quegli del campo era morto; per questo ognuno s'ebbe 'l danno. E questi gentili uomini il menarono al padiglione d'Alifer, loro capitano, e dissono ad Alifer la valentia di questo cavaliere, e come aveva morto uno di quegli del campo, e quegli del campo avevano morto un suo compagno. Disse Alifer: «Per lo iddio Balain, se io non riguardassi a voi che l'avete menato, io gli farei torre tutte l'arme, e fare' lo impiccare a uno albero; e voi facesti male a nollo aiutare a uccidere come ribaldo. Con quale fidanza o con quale sicurtá vien egli nel mio campo sanza mia licenza?» E domandò dond'egli era. Rispuose ch'egli era di Ragona. Ed egli domandò come aveva nome. Rispuose ch'era chiamato el cavaliere nero. Disse Alifer: «Per amore di questi gentili uomini ti voglio perdonare la vita; ma io non voglio che la mia gente perda l'arme che tu hai in dosso. E alla ventura n'andrai; con ciò sia cosa che tu andrai drento alla cittá, la quale non si può tener per uno mese intero; e quando noi la piglieremo, el primo cavaliere che ti piglierá, saranno sue». Riccieri, per dimostrare ch'egli avessi grande paura, cominciò a dire: «O signore, io sono povero cavaliere; e quando arò perdute quest'arme, io andrò mendicando». Alcuno non v'era che per lui pregasse. Egli fu fatto rimontare a cavallo, e fu accompagnato infíno presso alla porta di Tunizi, e lasciarollo andare verso la cittá. Riccieri si volse verso el campo e disse: «O cavalieri, tornate al vostro capitano Alifer, e ditegli da mia parte ch'egli non passerá el mese, che voi e lui proverete come sanno fare l'arme del cavaliere nero, per modo che la boce n'andará insino a Bambillonia». Non furono aprezzate le sue parole. Egli n'andò alla porta; con molti disaminamenti fue messo drento e menato all'osteria e tenuto mezzo a sospetto; e colla licenza del re e della reina entrò nella cittá, e stette tre giorni in sull'abergo. El quarto giorno l'oste gli domandò e' danari dell'abergheria. Riccieri non aveva danari, e diegli pegno lo scudo. E l'altro giorno andò alla porta (questo fue el quarto di ch'egli era entrato drento); e la porta s'aperse, e cominciossi una zuffa tra quegli della cittá e quegli del campo. Riccieri si cacciò nella zuffa a pie' colla lancia in mano, e fecesi molto piú inanzi che gli altri, in tanto ch'egli prese uno cavaliere e guadagnò due cavagli. Il cavaliere diede a quegli della terra; e' due cavagli menò all'osteria, e dielli all'oste per lo suo scudo, e l'oste gli cominciò a fare onore. Ma certi cavalieri dissono al siniscalco di corte: «Per la fe' di Balain, ch'egli è al tale abergo uno cavaliere forestiere, che ha fatto oggi di belle valentie nel campo! Prese questo cavaliere», e presentarogli el cavaliere che Riccieri aveva preso. Per queste parole el siniscalco mandò per lui e per lo suo cavallo; e domandò donde era e del nome. E' disse essere di Ragona, e che aveva nome el cavaliere nero. El siniscalco gli ordinò una camera in corte e le spese per lui e per lo cavallo. E cosí stava in brigata cogli altri compagnoni della cittá, isconosciuto tra le gente d'arme.