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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
Per lo grande assalto che aveva fatto Fioravante nel campo con quelli della cittá, tutta l'oste era impaurita, e bestemmiavano il loro soldano, perché non l'aveva tolto a suo soldo; e quelli della cittá pigliavano speranza della vittoria, e arditi ogni dí assalivano il campo, quando da una parte, quando da un'altra, e aspramente l'offendevano. El soldano per questo fece afforzare le guardie del campo. Avvenne che quelli della cittá ogni dí moltiplicavano come disperati la battaglia. Per questo lo re Balante mandò uno dí fuori della cittá tre signori gentili uomini con tremila armati, perché molto popolo era fuori della cittá; e per questo il romore e la battaglia crebbe di fuori. E drento Fioravante allora s'armò, e armossi il re Balante per guardia della terra; ma Fioravante andò fuori con lo scudo al collo e con la lancia in mano, e non aveva cimiere sopra all'elmo. E quando giunse dov'erano questi tre signori, ognuno l'odiava a morte, perch'egli aveva tolto loro l'onore, che, inanzi che Fioravante entrasse nella cittá, egli erano tenuti i da piú, ma poi erano tenuti poco a capitale. Ancora erano tutti e tre innamorati di Drusolina, e avevano giurato tra loro tre che al primo di loro ch'ella donasse una gioia, ella dovesse rimanere a quello; e odiavano Fioravante, perché ella mostrava giá di volergli bene, e mandava per lui, e favellavagli, e a loro non aveva mai mostrato uno buono viso; sí che, vedendo venire Fioravante, l'uno lo mostrò all'altro, e dissono: «Non lo lasciamo andare, acciò ch'egli non abbia l'onore di questa battaglia». E giunto Fioravante a loro, eglino gli dissono: «Tu non puoi passare, cavaliere». Fioravante domandò per che cagione: eglino, non sappiendo altro che si dire, dissono: «Perché tu non hai insegna in su l'elmo». Fioravante tornò indrieto, e Drusolina, ch'era giá salita in sul palazzo per vedere come questo cavaliere si portava nella battaglia, quando ella lo vidde tornare indrieto, iscese del palazzo per sapere la cagione. Quando Fioravante smontò da cavallo a pie' del palazzo, credendo che 'l re Balante fosse in sul palazzo, egli scontrò Drusolina in sulla porta del palazzo, la quale lo chiamò pianamente e disse: «O codardo cavaliere, ora credo io bene che tu uccidesti Fioravante a tradimento, poiché per paura di combattere se' tornato. Ora vatti a riposare, che tu hai fatto assai!». Fioravante, levato la visiera dell'elmo, ridendo le rispose: «O nobile donna, paura non m'ha fatto ritornare drento; ma per non disubidire a' comandamenti del vostro padre sono tornato». Allora gli disse quello che i tre signori gli avevano detto, che non portava insegna in su l'elmo; «e io vo al re Balante, che mi doni una insegna». Allora Drusolina si spiccò la manica del destro braccio, e Fioravante s'inginocchiò, e Drusolina gliela apiccò in su l'elmo, e disse: «Per amore di quello cavaliere che tu di' che uccidesti, il quale tu somigli, e per dispetto di quelli tre che t'hanno rimandato indrieto, che m'hanno grande tempo amata e da me non ebbono mai una buona parola né aranno. Ma se voi sarete quello che io credo, voi sarete da me amato. Fate che siate valente». Fioravante rimontò a cavallo e tornò fuori della porta.
Giá sapevano quelli tre signori, per bocca di famigli da loro mandati, come Drusolina gli aveva messa in su l'elmo la manica della sua vestimenta; onde molto si turbarono, e l'uno diceva all'altro: «Noi abbiamo sempre amata Drusolina, e non dimostrò mai d'amare nessuno di noi; e questo cavaliere in sí pochi giorni hanne giá auto segno d'amore»; e accordaronsi tutti a tre, come viene di fuori, andargli a dosso e dargli morte. E come Fioravante uscí fuori della porta, e l'uno de' tre signori, cioè quello che aveva mosse le parole, venne contro a Fioravante con la lancia arrestata. Quando Fioravante lo vidde venire, si maravigliò, e nondimeno si gli fece incontro con la lancia in resta; e 'l gentile uomo gli ruppe la lancia a dosso gridando: «Traditore, tu non ci torrai la nostr'amanza!». Ma Fioravante lo passò insino di drieto, e morto l'abatté. Allora la gente della cittá, vedendo l'atto villano di questi tre signori, cominciarono a venire come disperati contro agli altri due in aiuto di Fioravante. Vedendo gli altri due questo, ebbono paura, e smontorono da cavallo, e dimandorono merzé al cavaliere novello; e Fioravante perdonò loro, con patto che eglino dovessino andare con lui alla battaglia con quelli tremila cavalieri ch'eglino avevano in compagnia; e cosí feciono. E assalirono il campo de' nimici, abattendo trabacche e padiglioni, cacciandogli dall'ordinate guardie con grande romore e morti di molti. E Fioravante abatté il dí quattro re di corona, e corse insino al padiglione del soldano. E fu openione di molti che, se Balante avesse il dí assalito il campo, eglino rompevano il soldano. Fioravante con la sua brigata raccolti insieme, ricchi del guadagno fatto di prigioni e d'arme e di cavalli e di certa vettuvaglia, tornorono nella cittá, dove si fe' gran fuochi d'allegrezza, dividendo il guadagno fatto fra la gente dell'arme.