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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo XXXIV.

Come il soldano fe' pace col re Balante.

 

La sera, poiché Fioravante fu tornato drento alla cittá di Scondia ed aveva tanto il soldano danneggiato, el soldano raccolse tutto il suo consiglio, e disse: «La fortuna ci vuole alquanto percuotere, e forse ch'ella ha alquanto di ragione, perché ella ci mandò prima nelle nostre mani quello, il quale per nostro nimico mettemmo nella cittá, e giá per due volte ha percosso il nostro campo. E se in questa seconda battaglia lo re Balante ci avesse insieme con lui assaliti, noi savamo isconfitti e rotti; e questo novello nimico mi pare il piú valente cavaliere del mondo. E però a me parrebbe, se a voi paresse, d'addomandare pace a re Balante, inanzi che con vergogna e danno siamo cacciati di campo. Noi siamo troppo di lungi da casa nostra e da soccorso, e quelli di Spagna sarebbono allegri del nostro danno per non ci avere a vicini». E di concordia feciono ambasciadori, ch'andassino al re Balante; e la mattina di buon'ora gli mandarono alla cittá, e trovarono che Fioravante aveva giá ordinato le schiere per assalire il campo. E domandato la pace al re Balante, egli considerò che 'l soldano era el maggiore signore della loro fede e domandava pace: temendo Balante gli altri infedeli, affermò la dimandata pace. E 'l soldano levò campo e tornò in Ispagna, e poi entrò in mare, e ritornò in levante co' suoi baroni e gente.




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